Ho lasciato gl'inganni nel salmastro canale
nel celato canto di forme sinuose
per essere pelle da accarezzare
in sponde gentili,
dove il marmo distende
la sua armonia.
Venezia mi culla nel suo esoterismo
per svelarmi il segreto
delle sue acque.
Fantasmi che prendono vita
tra nebbie e vapori
insieme alle voci dei gondolieri.
E aspetto colui che valica il ponte
per confondersi con gli odori di forno
che si mescolano dentro al rituale
di un sogno...
in cui sono ad un ballo vestita di bianco,
ed un panettiere nel suo,
stringe appena il mio fianco.
Un vecchio di mare
è forse un po' stanco
ed aspetta una certa signora
mascherata e vestita di nero
e... non è carnevale,
ma solo l'aspetto di un profilo normale
mentre parte un battello
per lidi lontani.
Venezia nascosta alle stelle
perché è lei che brilla sulla laguna...
storie inconsuete sotto la luna
e un violino che stride come un lamento
mentre un uomo guarda il mare seduto di fronte.
Rivede dentro i riflessi
la parte mancata del suo io dentro l'abisso
e vuole raggiungerlo
per fare la pace.
Ma qualcuno gli bussa alla spalla
e gli offre del vino,
spiccioli nel suo barattolo
mentre il cane muove la coda...
e la sua bocca ha il sapore di miele
mentre gli passo davanti.
Venezia confusa negli occhi di giovani preti,
le scarpe rosse scricchiolano sui marciapiedi
nel sensuale incontro un po' conturbante
di effusioni amorose
e approcci un po' spinti nel fuoco di amanti.
Andrea Iaia
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