BENVENUTO/A

IN QUESTO BLOG, VENGONO ASSOCIATE IMMAGINI LIBERE DAI THUMBLR ALLA POESIA DE L'ANIMA E PUOI CONDIVIDERLE, BASTA FARNE ESPLICITA RICHIESTA ALL'AUTORE, CIOE' ME. LE OPERE SONO PROTETTE DA COPYRIGHT SIAE CHE NE TUTELA POSSIBILI VIOLAZIONI E LE PUBBLICAZIONI SONO RISERVATE AGLI USI DI CUI SOLO L'AUTORE PUO' CONCEDERE. LE IMMAGINI INVECE, QUAL'ORA SIANO DI PROPRIETA' COMPROVATE, BASTA FARMENE RICHIESTA E PROVVEDERO' A RIMUOVERLE. SE VUOI ISCRIVERTI, UNIRTI E COMMENTARE IN QUESTO BLOG, CLICCA SUL BANNER SOPRA E LASCIAMI LA TUA EMAIL IN MODO CHE POSSO AGGIUNGERTI FRA GLI APPASSIONATI DI LETTERATURA. A TUTTI COMUNQUE, ANCHE CHI E' SOLO DI PASSAGGIO, AUGURO UNA BUONA SOSTA IN QUEST'OASI DI POESIA E EMOZIONI.

giovedì 30 gennaio 2014

Questo silenzio...

newyork-witch:

dream

Dammi modo di far tacere
questo silenzio che dentro diventa un vuoto...
perché non posso sopperire gli sguardi
in quei ricordi in cui la pioggia,
era solo mistificazione 
della tua lingua sopra la mia...
viaggio di amanti che si perdono
prima negli occhi,
e poi in un letto a far tacere la voglia
che sale a scrivere
quello che è stato già detto.
Dammi modo di annusare
quelli strati di pelle 
bagnati in un corpo a corpo...
e di sentire quel fiato smorzato
che sapeva di desiderio di avermi
in quel dolce vissuto
in cui non mi hai dato scampo
dentro al peccato.
Questo silenzio è come un vestito
così trasparente sulla mia pelle nuda,
esplorata dalle tue dita
nell'inconscio di quelle voglie
che aspettano ancora
il suono d'orgasmo.
Dammi modo di far tacere
quel brivido dentro la carne,
perché saprei perdonare
l'avermi bagnata sulla mia pelle.

Andrea Iaia 

venerdì 24 gennaio 2014

L'altra faccia della medaglia (racconto noir)

maro-t: Se solo potessi vedere dalla verità fa male

Nick, scostò la tenda di lino francese della finestra della sua cameretta per perdersi nella catena di monti delle Alpi occidentali del Piemonte a lui familiari in quel comune di S. Mauro Torinese dove abitava, in quel martedì dei primi di maggio. Il Monviso non era distante e sembrava potesse raggiungerlo in poco tempo in quelle belle giornate dove la natura e i sempre verdi ti fanno la corte a passare lieti momenti, e li, aveva i ricordi più belli, quelli con cui scorreva in bicicletta con suo padre lungo la pianura, quella stagliata tra lampi di luce e tramonti e nella velatura di nubi che a volte, creano passaggi suggestivi da non perdere, per arrivare al corso del grande fiume che ha plasmato la pianura padana. Giorni felici e trascorsi alla casa dei nonni paterni nel territorio di Rocca Bianca, bagnata dalle limpide acque che provengono dai laghi e dalle torbiere alpine del gruppo del Monviso, nella valle del Lenta durante il periodo delle vacanze. Le corse, comprendevano il percorso tra fitti boschi di larici, frassini e faggi nello splendido paesaggio naturalistico quando il tempo giustamente lo permetteva, perché si sa, che nei monti, il tempo può cambiare improvvisamente. E in quella catena di monti che stava guardando, rimescolando i ricordi, c'erano appunto sorrisi e grida di gioia, ma anche amarezze e pianti, come appunto la morte dei nonni stessi, comunque prevedibili perché erano abbastanza anziani, e passaggi traumatici, come quando cadde a sciare nel periodo invernale e si fratturò una gamba. Aveva 8 anni allora, e fu ingessato ad una gamba e portò il gesso quasi due mesi. L'imprevedibile invece, fu la morte di suo padre Erminio e questo, lo rendeva triste. Suo padre lo aveva lasciato per un tumore al pancreas, quel papà che tanto amava e a cui era molto legato e che quella bestia feroce e improvvisa se lo portò via in soli tre mesi. Come appunto quei temporali che di solito passano quando c'è sereno e nessuno se lo aspetta... lascia il segno e i suoi odori di terra e di prati bagnati e poi se ne vanno. Anche se poi ritorna il sole a scaldarti, ti rimane quell'odore inconfondibile di terra impregnata d'acqua di cielo, come se questa si sia arresa ad una volontà superiore. Ma c'era dell'altro, ed era quello che stava guardando in basso e che lo rendeva infelice: sua madre, stava abbracciando il suo nuovo compagno e lo stava sbaciucchiando in mezzo al viale, accanto al cancello che delimitava l'ingresso della sua abitazione. Lui, aveva aperto il portellone posteriore della sua auto e stava prendendo le borse di spesa e sua madre, ogni tanto lo sbaciucchiava e gli faceva moine, felice d'aver trovato un nuovo rimpiazzo nella sua vita e di rivivere una seconda giovinezza. A dieci anni non è facile accettare uno che sostituisce tuo padre, che se fosse vivo e separato sarebbe diverso: andresti sempre a trovarlo e un giorno scegli con chi stare. Ma così no! Tu vedi passare la felicità in una donna che torna a vivere, mentre la tua non esiste, come nessun uomo può sostituire un padre che ami e che non c'è più Ogni volta che scostava la tenda e cercava di amare il profilo di quelle cime, su cui candide nubi disegnavano in un certo modo delle ombre in cui cercava ricami del passato... come quando distesi sull'erba, lui e suo padre si divertivano a trovarci figure di animali in quel bianco di passaggio... lui cercava il motivo di quella tragedia che aveva cambiato la sua vita e si domandava perché fosse accaduto a lui. Persino nell'amare il chiarore della luna che stendeva un manto azzurro sulle montagne punteggiate delle piccole luci dei rifugi, ne cercava il linguaggio di una spiegazione dal loro brillare e si domandava perché sua madre era davvero innamorata di quell'uomo, e perché certe cose, come baci rubati ed effusioni... camminare mano nella mano... guardarsi a lungo intensamente, che non lo aveva fatto manco con suo padre o almeno lui, non aveva mai visto sua madre così innamorata... potevano fargli tanto male.
Che non amasse davvero in profondità suo padre? Oppure, quest'uomo le stava dando quello che non le ha dato papà? Erano questi i pensieri che lo intristivano e lo rendevano irascibile ad ogni motivo e a volte, preferiva mangiare in camera che scendere e dividere il desco con quei due. Aveva persino sentito sua madre che diceva al compagno, di nome Giulio... si adatterà col tempo. Vedrai, che gli passerà e ti accetterà. In fondo, è un bambino e devi capirlo: non è facile accettare uno che prende il posto del padre! Già: parole sagge. Ma per forza mi deve passare? Mio padre è mio padre e lui non lo sarò mai e io un giorno lascerò questa casa... pensava, e in fondo aveva ragione. Era doloroso accettare di condividere l'amore materno con un intruso che aveva scombussolato tutti gli schemi della sua vita. Dopo la morte del padre, lui si era chiuso nella tristezza, mentre sua madre si era aperta alla vita, come se il trascorso, fosse stato solo un passaggio alla ricerca della felicità. Insopportabile per lui, come insopportabile erano le effusioni che vedeva fare alla luce del sole, quasi a mancare di rispetto un dolore, il suo. Mai avrebbe amato quell'uomo, anzi, era per lui un nemico da combattere. Guardava le cime e il tramonto scendere e cercava un piccolo spiraglio che gli desse almeno un poco di sollievo, quando notò poco distante, su una panchina lungo il viale, sostare due nord africani, quelli che di solito stanno davanti ai supermercati a chiedere l'elemosina. Si immedesimava nella loro povertà e si domandava, caso mai fuggisse di casa, cosa farebbe in un paese straniero. Ma scartava l'ipotesi dal farlo, perché un poco ci ragionava, e pensava che sarebbe stato subito rimpatriato dato la sua minore età, e anche perché, senza solide basi, non sarebbe andato da nessuna parte. Però, quei due, maggiorenni, senza vincoli dei genitori o di qualcuno per loro e in una certa forma di libertà farebbero qualsiasi cosa per sopravvivere e chissà, se avrebbero accettato dei soldi per far eliminare quell'uomo che stava amando sua madre. Pensò che aveva da parte, nel suo salvadanaio un gruzzoletto, frutto di paghette che lui non aveva mai consumato e quindi, lo ruppe e ne contò le monete, insieme alle banconote di carta. In tutto, 700 euro. Quei due li avrebbero accettati per far uccidere quell'uomo e farne sparire il corpo?
Dio mio! Davvero l'altra faccia della medaglia di un ragazzo normale e semplice, cresciuto a merendine e biscotti, nonché in giochi innocenti e d'amore confuso con i profumi della natura, può essere quella di un mandante e perciò assassino anche lui per il semplice fatto di non capire certe cose? Il male a volte, s'insinua proprio perché vediamo in altri la felicità che non abbiamo e un ragazzo, un'anima innocente è preda se non viene aiutato a capire. Ma chi può farlo?
Fare il genitore non è facile, e nemmeno i figli. Ma ci vuole una certa coscienza a comprendere che il male cuce i suoi orli diabolici in chi non ragiona o è accecato da un certo modo di vedere certe situazioni a lui contrarie per la semplice ragione di averla persa quella felicità e t'insinua la prospettiva di poterla comprare al prezzo di una vita. Non fa parte del tuo contesto quella vita, anzi, è un intruso, un ostacolo alla felicità di stare con l'unica madre rimasta e che soltanto lui può essere il suo unico amore. Quello va eliminato e se non va via da solo, di certo, quei due, irregolari o no, sarebbero disposti a delinquere per sopravvivere. E lo stesso male che spiffera nelle orecchie di un ragazzino, andrà a spifferare anche a loro che è conveniente accettare quei soldi e dunque, avrà guadagnato tre anime in un solo colpo ad affollare l'inferno dei rimorsi. Ma la coscienza si oppone, e come parasole filtrare i raggi da quelli perversi e consiglia al ragazzo... "Ascolta Nick, hai dieci anni e sei un'anima innocente. E' giusto che soffri! Al posto tuo io farei altrettanto. Ma non lasciare che ti si spifferino cose cattive. Tu sei un bravo ragazzo e tutti ti conoscono come tale. Non permettere al male di farti del male e far male alle persone che ami. Tu ami tua madre vero? Guardala allora: vuoi una donna deperita, infelice ed anche esaurita? Come potrebbe aiutarti nella crescita? Guardala Nick! E' felice. E non è che ha dimenticato tuo padre, anzi, proprio per lui sta tornando a vivere!".
Nick, osservò il ritratto del padre sul suo comodino, poi, si avvicinò e disse: "Tu papà, sei contento che la mamma stia con un altro? Sei contento che un altro ha preso il tuo posto, la bacia e ci fa all'amore?"...
Suo padre sembrò sorridergli e lui, scoppiò a piangere. "Non può andare così papà! Io soffro nel vedere uno che non sei tu. Non ha il tuo sorriso bonario di quando ti sedevi a tavola a pranzare! Non ha i tuoi modi, la tua armonia! A me piaceva persino quando davi le pacche al sedere di mamma, mentre ti versava la pasta asciutta nel piatto. Come puoi tu dal al di là approvare uno che ti prende la tua donna e anche la tua casa", disse con gli occhi rossi e gonfi, e in questo stato si addormentò sul lettino e cadde nel sonno più profondo. Quando si svegliò era già mattino e doveva andare a scuola. Si preparò e lasciò la colazione sul tavolo che gli aveva preparato sua madre con tanta cura, e andò via, quasi odiando quella donna che lo stava rendendo infelice. Lei, prese a male questa cosa, ma pensò che era meglio lasciarlo stare. Il tempo, lo avrebbe fatto abituare ad accettare il suo compagno. Doveva solo lasciare che il tempo stesso gli asciugasse le lacrime e plasmasse la sua mente. Nick per strada però, pensò a lungo a ciò che gli frullava per la testa e pensò al modo di come doveva convincere almeno uno di quei due nord africani ad accettare quello sporco lavoro. Anche a scuola la sua testa fu altrove, all'infuori delle lezioni, tanto che, la sua insegnante di italiano gli disse... "Sei tra noi o fuori dalla classe? Quando torni, faccelo sapere!"... e tutti risero!
Stava pensando ai dettagli. Guardava spesso "Criminal minds", la serie poliziesca americana sui casi irrisolti sulla piattaforma satellitare e pensava al modo di come doveva morire quell'uomo. Non con un'arma o con un veleno, ma con un gesto di manipolazione e astuzia. Un guasto ai freni dell'auto ad esempio, sarebbe stato ideale. Un incidente può capitare a chiunque, e l'occasione era propizia, dato che aveva sentito dai discorsi origliati, lui, Giulio, dire a sua madre, che doveva recarsi sul Frejus e andare oltre, a fare dei rilievi terreni per lavoro, dato che era agronomo, e che doveva stare tutta la giornata del sabato avvenire. Ci doveva andare da solo e se uno che se ne intendesse di meccanica, accettasse l'offerta e manomettesse i freni dell'auto la notte del venerdì, sarebbe stata un'ottima soluzione. Sui tornanti, alla prima occasione e in discesa, un salto nel vuoto avrebbe chiuso la relazione di quell'uomo con sua madre. Doveva solo chiedere ad uno di quei due se fosse pratico di meccanica e poi presentare la proposta, che se no, sarebbe andato a cercarne un altro, magari senza scrupoli. La precauzione di esporsi a dire i fatti era d'obbligo e lui, non era tanto sprovvisto. Vedere quei film, gli permetteva di assorbire in qualche modo degli insegnamenti ed anche questo era diabolico. In quanto al danaro, doveva essere lui a gestire la situazione proprio come uno spietato malavitoso: metà all'accettazione del lavoro e l'altra metà a fatto compiuto. 10 anni sì, ma mica ingenuo. Stava plasmando l'altra faccia della sua stessa medaglia col permesso del male dopo aver ucciso la coscienza. Quella serie televisiva era per lui istruttivo. Gli insegnava tattiche e modi, sopratutto, come passare inosservato ad aiutare il destino. Ovvero, un incidente può capitare, e se ci diamo un aiuto al caso non sarebbe male. Questo, gli frullava nella testa. E benché la voce della coscienza si animasse in più disparati modi per tornare a vivere e distoglierlo da quell'idea, quella del male invece, cuciva ad arte gli orli del suo piano diabolico. Ti fa persino trovare uno disponibile a vendersi l'anima per una manciata di soldi. "E che ci vuole a manomettere i freni: persino un ragazzino può farlo. Uno sputo di scherzo.", così, gli disse il nord africano all'ingresso di quel supermercato che sua mamma frequentava. Ottimo! E non ci è voluto molto. Già! Perché il male sa far combaciare facce della stessa medaglia. Quel ragazzo di colore, percepita la metà della somma, si mise al lavoro durante la notte del venerdì successivo e NIck, andò a dormire beatamente nella sua cameretta al piano di sopra, lasciando in cucina i due innamorati alle loro solite effusioni amorose. E durante la notte, un raggio di luna passò sui suoi occhi svegliandolo, modulato da un canto quasi proveniente da una radio. Una musica a lui nota e che non ricordava chi la cantasse e in sottofondo, voci di persone. La sua stanza però, era modificata, ma non ci fece tanto caso, poiché quella melodia, era come se lo attirasse ad uscire fuori e a scendere in sala. Aprì la porta e si avventurò per le scale e la musica fu più decisa, quasi provenisse da una radio accesa in cucina. Credette vi fosse sua madre, poiché era solita accendere la radio e cantare mentre cucinava, ma era notte e dunque, impossibile che a quell'ora stesse preparando qualcosa. Gli parve persino strano che fosse notte e che la stessa non si preoccupasse della radio accesa e di dare fastidio ai vicini di casa. Possibile che stia dormendo così profondamente da non sentire? Pensava... e a pensarci bene, c'erano altri suoni assieme a quella musica, tipo le voci dei suoi compagni di classe e anche della professoressa che ripeteva..."Sei fra noi? Se lo sei, dacci un segno Nick!". E oltre questi, degli impulsi simili ad un ronzio, o meglio, un sibilo. Ma decise di scendere ancora e quando fu all'ultimo scalino, si bloccò di colpo: suo padre, era lì, vivo e seduto ad una sedia in cucina e gli stava sorridendo. Non sapeva se gridare dallo spavento o per la meraviglia e di certo, suo padre l'aveva visto nella bara e seppellito nella tomba. Tuttavia, la sorpresa fu tale che si avvicinò appena questo gli fece cenno di andare da lui dicendo... “Vieni Nick, non ti spaventare. Sono io, tuo padre.”. E lui il ragazzo, vinto il timore si avvicinò e lo abbracciò. Furono attimi intensi, in cui il ragazzo pose il capo sul petto del padre e pianse... e il padre gli carezzò la testa in modo affettuoso. Poi, vinto anche l'imbarazzo, chiese al padre: “Chiamo la mamma?”...
La mamma è meglio che la lasci stare figliolo. Dobbiamo parlare noi due, ecco perché sono qui. E' un privilegio che mi è stato concesso affinché nulla sia perduto mentre sei in vita.”, disse il padre al ragazzo che si dispose ad ascoltarlo, non prima di assicurarsi che fosse abbastanza tranquillo. “Hai combinato un bel guaio Nick. Certe cose non si fanno e prima di fare qualcosa, bisogna far trascorrere del tempo, in modo che la ragione si sieda al posto della rabbia.”, aggiunse, e Nick... “Si, lo so papà. Ho pagato uno affinché manomettesse l'auto di Giulio. L'ho fatto per rabbia e perché non potevo sopportare che lui prendesse il tuo posto e si prendesse mamma. A me da fastidio persino che dorme con lei. Non ti da fastidio a te papà? Ma appena si sveglia glielo dico, così, lo avvisa di non partire con quell'auto. Sono pentito papà, però non ce lo voglio con mamma!”.
Lascia stare, è troppo tardi ormai. Ma meglio che tu sappia tutto dall'inizio, così, ti metti l'animo in pace...”, aggiunse suo padre, e ancora... “Quel che vedi, spesso ha un'altra faccia, come una medaglia o una moneta o un disco. Tu leggi solo un lato, ma anche l'altro, fa parte della verità ed è quella che non sai e che tua madre ha riservato di dirtela quando sarebbe giunto il momento della tua maturità mentale. Certe cose hanno il suo tempo Nick. Vedi, Giulio è stato il primo amore della mamma. Poi, hanno litigato e sono arrivato io, ma lei era già incinta di te. Tu, sei figlio suo e di tua madre e io ti ho accettato come fossi figlio mio. D'altra parte, non potevo pro-crearti perché sono sterile. Anche Giulio sapeva di te, e del motivo che io fossi sterile, solo che ormai mamma era felice di avere una vita con me e si è fatto da parte. Il suo è stato amore! E conservando buoni rapporti, ho fatto in modo che ti vedesse crescere. Lo meritava, dato che non ha mai preteso di intromettersi tra noi. Ti ha persino pagato le visite mediche private e le cure odontoiatriche. E disse, che se un domani tu avresti proseguito gli studi, lui ti avrebbe finanziato di nascosto. Lo ha voluto profondamente e noi abbiamo accettato la sua disponibilità. Logico che dopo la mia scomparsa, si è sentito in dovere di star vicino a tua madre per non farla cadere in depressione e anche per garantirti un futuro. Ha cercato di far tornare l'armonia Nick. Ora, ti rendi conto di quello che hai fatto?”...
Nick, ebbe gli occhi di lacrime mentre ascoltava il padre e il suo pentimento fu come una pugnalata nel ventre. “E'... è.. morto papa?”... chiese in quel sospeso che lo teneva in un inferno, guardandolo negli occhi.
C'è di più Nick! Tua madre ha voluto andare con lui, portandoti assieme. Un week-end in un albergo di montagna ti avrebbe dato occasione di conoscerlo meglio e tu ti sei opposto, sia per te che per tua madre. E anche quando hai confessato il tuo atto maldestro, purtroppo non ti ha creduto. Lo ha preso come un atto di opposizione che andava oltre la fantasia di inventarti chissà cosa per non andarci e a quel tornante maledetto, mentre scendeva oltre la montagna, nel tentativo di frenare, essendo i freni manomessi, l'auto ha preso velocità e siete finiti nel precipizio e a metà, siete rimasti sospesi nel vuoto tra gli alberi.”.
Siamo morti papà?”...
Giulio, benché ferito ha telefonato ai soccorsi e nel frattempo, aveva i secondi contati per far bilanciare l'auto, affinché questa non precipitasse nel vuoto, e ha scelto di cadere lui per salvarvi la vita. Non è morto ma sta lottando e tu sei in coma e tra poco ti sveglierai. Ma sappi, che devi convivere con il tuo vero padre ed essere felice. Digli la verità: ti amerà come non ti ha mai amato e nella vita sii sempre onesto. Ora devo andare Nick, il mio tempo è scaduto. Sii sereno!”
Sei fra noi? Nick... sei fra noi?”...era quello che sentiva incessantemente, assieme alla musica e a quel sibilo... e quando si svegliò, vide i suoi compagni di classe e la sua insegnante sorridergli, assieme a sua mamma in lacrime. Aveva una cuffia alle orecchie e la musica che udiva erano le canzoni che ascoltava sempre, terapia consigliata dai medici per svegliarlo, assieme alle voci a lui familiari. Si riconciliò con sua madre e raccontò poi in privato quello che aveva sentito dal padre quando era nel tunnel del coma. E promise di fare una cosa.
Un mese dopo, Giulio fu dimesso dall'ospedale e Nick, andò con sua mamma a prenderlo e portarlo a casa. Appena varcarono la soglia, disse all'uomo...”Questa è la tua casa Giulio. E io sono felice di chiamarti papà. So tutto, e quel tutto, mi riempie di gioia averti e spero di non deluderti mai. Sono stato cattivo e prometto che sarò sempre me stesso e di accettare i tuoi consigli paterni.


Andrea Iaia




Intima voglia da prendere al volo



Gusto con gli occhi
il tuo modo di fare...
sensuale e spigliata in quelle gocce di nero,
dove immersa ti vedo cercare
l'intima voglia da prendere al volo,
giusto dentro un ritaglio di luce
del primo mattino.
Fingi di leggere altrove,
ma è un gioco che dolce scompone
il rito svogliato di far colazione,
per sbattere un poco le ciglia
sull'altra parte del mondo
e sedurre me,
sicuramente sorpreso, 
e che forse, 
sto certamente sognando
in questo foglio di giorno.

Andrea Iaia

giovedì 23 gennaio 2014

Imperfezioni



Ci sono momenti sbagliati,
quelli in cui la pioggia è negli occhi
e che ogni respiro sembra costare troppo
nelle notti in cui vedi passare 
emozioni non afferrate...
e sguardi persi dentro lo specchio
in cui ti domandi se sei
la parte inversa,
oppure la scema in cui lascia passare
le occasioni perdute.
Momenti in cui troppa luce fa male
e il buio sulla tua pelle
fa un poco paura,
persino a scendere il bordo di quelle scale
che delimitano il passaggio
di essere dentro o fuori
il tutto compreso della tua vita.
- Sono le imperfezioni. -
Quella giostra in cui è normale
andare per altre direzioni
quando credi sia giusto stordirti
con storie che hanno rubato l'inchiostro dell'anima,
e hai bisogno di sospiri profondi
per affrontare quel mondo straniero
che profuma di fiori mai visti.
E la pelle trema per la paura
di non avere addosso un vestito cucito,
quello adatto per affrontare l'attimo
e dirgli...
"bevi un goccio della mia anima
mentre stai per accarezzarmi,
e non lasciare che questo silenzio
sia solo profumo di fiori
che passano e vanno altrove
a riempire le nari di chi non sa ascoltare
che il profumo di donna nelle emozioni
è sempre migliore.".
Ci sono notti in cui i sogni
sono interrotti da ferite non cicatrizzate,
dove persino il diavolo
poi s'innamora del tuo pianto nascosto
e cerca in qualche modo di sedurti
con il suo gioco dell'essere forte
e indossare maschere apposta
per affrontare la vita.
E allora apri l'armadio
e riprendi vestiti ormai smessi
e ti trucchi allo specchio
per nascondere le cicatrici 
che hanno un taglio profondo
e sai che per ottenere quel mondo
devi esserci dentro e dare il meglio
di quello che credi sia te stessa
in nuove occasioni.
E sono le imperfezioni,
sempre le stesse, che bruciano l'anima
in un inferno di solitudine,
dove hai voglia di bere quel vino
di rosso passione
per nascondere ancora quegli occhi
che hanno parole da dire
nel fiato corto da baciare quello che poi ti fa troppo male
e dirgli,
"bevila tutta questa mia anima,
e non lasciare che questo silenzio
sia solo profumo di fiori
che passano e vanno altrove
a riempire le nari di chi non sa ascoltare
che il profumo di donna nelle emozioni
è sempre migliore.".

Andrea Iaia

lunedì 13 gennaio 2014

Gli occhi di Neda



 Dicono che gli occhi
siano lo specchio dell'anima
e che questa, 
se è in un corpo innocente o assassina
non ha importanza:
da qualunque parte,
l'anima resta sempre pura, 
inviolata e bambina...
ed è dentro di lei che si gioca il proprio destino,
non in una scatola fragile 
che cresce e muta nel tempo.
Neda aveva il sole negli occhi,
energia divina fuori dall'intimo,
e al di la di uno sguardo
in cui anche il grano gagliardo
le mostrava la danza del vento
anche quando non c'era
in una terra priva di pace,
dove l'odio era il pane 
da masticare fra i denti.
E mentre i grandi accendevano
micce di un esplosivo assai devastante,
lei, accendeva fiammelle d'amore,
mine vaganti per chi si commuove di un fiore
o di una vita che nasce...
là, dove si muore.
Dicono che gli occhi...
quando non vedono
 è l'anima che guarda per loro 
e vedono luoghi
dove son nascosti tesori
fatti di battiti, sentimenti ed emozioni.
E non occorre vedere con bulbi oculari,
ma, percepire il messaggio divino
come un battito d'ali
in un volo imminente...
e Neda era un passero fra strade piene di gente,
tutti occupati a veder la paura mischiarsi
come un nemico invadente,
e cercò un timido volo
a sfiorare il cuore di chi ama giocare a far l'oppressore
nel nome di un dio, di cui non conosce
neanche il pensiero.
E fu un attimo, il tempo di un battito d'occhi
e il suo sangue si confuse
in quelli rossi di un certo signore 
 spaventato e finto guerriero
dei suoi che li fissavano dentro sul marciapiedi,
come a dirgli...
è la tua anima questa?
Vieni a far festa con l'innocenza più bianca
che al mondo vi sia.
C'è più poesia guardarsi negli occhi,
che è come vedere oltre il pensiero!

Andrea Iaia

mercoledì 8 gennaio 2014

Nostalgiche presenze



Intingo mani dentro un tempo
a graffiare l'anima nei ricordi
e a prendere quegli attimi
in cui il cuore era sulle labbra,
mentre ti baciavo
e intorno era come fossimo fuori dalle mura...
anche se dentro me c'era poi quella paura
che quella giostra di emozioni
finisse la sua musica
all'improvviso.
A volte, oltrepasso quest'attesa
e sono a vivere immagini proiettate
nell'universo femminile
a spegnere quel fuoco
e a correggere crepe
di uno specchio in cui non si vuol guardare
e a cercare in una scatola di ricordi
nostalgiche presenze
di sorrisi e sguardi ingordi
e rivivere la magia di labbra zuccherine
incollate e avide di umori,
mentre mani esplorano
il corpo dentro e fuori.
E basterebbe telefonarti
per dirmi che mi manchi
e che ho voglia ancora
quel tempo senza arrampicarmi
nei ricordi assurdi...
e che sono scema ad essere nostalgica,
quando posso viverti
senza l'ologramma di un'immagine
e senza poi guardarmi in quello specchio
di imperdonabili imperfezioni,
ma posso toccare ancora la tua pelle con le dita
come fossero matite a disegnare un'altra storia.

Andrea Iaia

giovedì 2 gennaio 2014

Prigioniera di sè



Fugge il presente
come dentro una scena
in cui una madre spiega a sua figlia
come attenuare le pene,
lei, che ha attraversato un certo vissuto
e sa come uscire dai riflessi di vita.
Ma non tutti i disegni poi sono uguali
ed uno diventa ciò che gli si insegna...
e lei, la figlia,
ha un volo spezzato
in quel viaggio tra bambina e donna
in cui gli occhi hanno visto
il contrasto del sogno
e ne ha gustato alcune primizie,
quelli dei film e dei romanzi
in cui si è vista attrice in silenzio.
E ha solo assaggiato quello che poi 
la morale e un rigore ristretto 
è riuscito a planare altrove...
ed ora è come un auto
con le gomme per terra
e aspetta uno che abbia un certo ingegno
a riparare il suo guasto.
E' prigioniera di se
e vuole essere un cigno
per spiccare un altro volo ed essere altrove...
fuggire il presente,
perché non ha avuto occasioni migliori.
Il sentore di stare dentro il peccato
ha affogato le sue inibizioni
e si sente immorale
solo al pensiero dell'adulazione...
e vuole essere donna che si concede alla vita,
a quei segnali dei sensi perduti
e magari affogati in un bacio
di un uomo che sappia darle quel fuoco
in cui la carne brucia dal desiderio
di una certa passione dentro e fuori dal letto.
Ma c'è la sua religione che vieta e proibisce
quelle strane e immorali concezioni,
e sta pensando di dare un calcio al passato
e a chi affoga il suo istinto,
anche al fantasma di madre
che le ha insegnato un pensiero
assai castigato.

Andrea Iaia