Nick, scostò la tenda di lino
francese della finestra della sua cameretta per perdersi nella catena
di monti delle Alpi occidentali del Piemonte a lui familiari in quel
comune di S. Mauro Torinese dove abitava, in quel martedì dei primi
di maggio. Il Monviso non era distante e sembrava potesse
raggiungerlo in poco tempo in quelle belle giornate dove la natura e
i sempre verdi ti fanno la corte a passare lieti momenti, e li, aveva
i ricordi più belli, quelli con cui scorreva in bicicletta con suo
padre lungo la pianura, quella stagliata tra lampi di luce e tramonti
e nella velatura di nubi che a volte, creano passaggi suggestivi da
non perdere, per arrivare al corso del grande fiume che ha plasmato
la pianura padana. Giorni felici e trascorsi alla casa dei nonni
paterni nel territorio di Rocca Bianca, bagnata dalle limpide acque
che provengono dai laghi e dalle torbiere alpine del gruppo del
Monviso, nella valle del Lenta durante il periodo delle vacanze. Le
corse, comprendevano il percorso tra fitti boschi di larici, frassini
e faggi nello splendido paesaggio naturalistico quando il tempo
giustamente lo permetteva, perché si sa, che nei monti, il tempo può
cambiare improvvisamente. E in quella catena di monti che stava
guardando, rimescolando i ricordi, c'erano appunto sorrisi e grida di
gioia, ma anche amarezze e pianti, come appunto la morte dei nonni
stessi, comunque prevedibili perché erano abbastanza anziani, e
passaggi traumatici, come quando cadde a sciare nel periodo invernale
e si fratturò una gamba. Aveva 8 anni allora, e fu ingessato ad una
gamba e portò il gesso quasi due mesi. L'imprevedibile invece, fu la
morte di suo padre Erminio e questo, lo rendeva triste. Suo padre lo
aveva lasciato per un tumore al pancreas, quel papà che tanto amava
e a cui era molto legato e che quella bestia feroce e improvvisa se
lo portò via in soli tre mesi. Come appunto quei temporali che di
solito passano quando c'è sereno e nessuno se lo aspetta... lascia
il segno e i suoi odori di terra e di prati bagnati e poi se ne
vanno. Anche se poi ritorna il sole a scaldarti, ti rimane
quell'odore inconfondibile di terra impregnata d'acqua di cielo, come
se questa si sia arresa ad una volontà superiore. Ma c'era
dell'altro, ed era quello che stava guardando in basso e che lo
rendeva infelice: sua madre, stava abbracciando il suo nuovo compagno
e lo stava sbaciucchiando in mezzo al viale, accanto al cancello che
delimitava l'ingresso della sua abitazione. Lui, aveva aperto il
portellone posteriore della sua auto e stava prendendo le borse di
spesa e sua madre, ogni tanto lo sbaciucchiava e gli faceva moine,
felice d'aver trovato un nuovo rimpiazzo nella sua vita e di rivivere
una seconda giovinezza. A dieci anni non è facile accettare uno che
sostituisce tuo padre, che se fosse vivo e separato sarebbe diverso:
andresti sempre a trovarlo e un giorno scegli con chi stare. Ma così
no! Tu vedi passare la felicità in una donna che torna a vivere,
mentre la tua non esiste, come nessun uomo può sostituire un padre
che ami e che non c'è più Ogni volta che scostava la tenda e
cercava di amare il profilo di quelle cime, su cui candide nubi
disegnavano in un certo modo delle ombre in cui cercava ricami del
passato... come quando distesi sull'erba, lui e suo padre si
divertivano a trovarci figure di animali in quel bianco di
passaggio... lui cercava il motivo di quella tragedia che aveva
cambiato la sua vita e si domandava perché fosse accaduto a lui.
Persino nell'amare il chiarore della luna che stendeva un manto
azzurro sulle montagne punteggiate delle piccole luci dei rifugi, ne
cercava il linguaggio di una spiegazione dal loro brillare e si
domandava perché sua madre era davvero innamorata di quell'uomo, e
perché certe cose, come baci rubati ed effusioni... camminare mano
nella mano... guardarsi a lungo intensamente, che non lo aveva fatto
manco con suo padre o almeno lui, non aveva mai visto sua madre così
innamorata... potevano fargli tanto male.
Che non amasse davvero in
profondità suo padre? Oppure, quest'uomo le stava dando quello che
non le ha dato papà? Erano questi i pensieri che lo intristivano e
lo rendevano irascibile ad ogni motivo e a volte, preferiva mangiare
in camera che scendere e dividere il desco con quei due. Aveva
persino sentito sua madre che diceva al compagno, di nome Giulio...
si adatterà col tempo. Vedrai, che gli passerà e ti accetterà. In
fondo, è un bambino e devi capirlo: non è facile accettare uno che
prende il posto del padre! Già: parole sagge. Ma per forza mi deve
passare? Mio padre è mio padre e lui non lo sarò mai e io un giorno
lascerò questa casa... pensava, e in fondo aveva ragione. Era
doloroso accettare di condividere l'amore materno con un intruso che
aveva scombussolato tutti gli schemi della sua vita. Dopo la morte
del padre, lui si era chiuso nella tristezza, mentre sua madre si era
aperta alla vita, come se il trascorso, fosse stato solo un passaggio
alla ricerca della felicità. Insopportabile per lui, come
insopportabile erano le effusioni che vedeva fare alla luce del sole,
quasi a mancare di rispetto un dolore, il suo. Mai avrebbe amato
quell'uomo, anzi, era per lui un nemico da combattere. Guardava le
cime e il tramonto scendere e cercava un piccolo spiraglio che gli
desse almeno un poco di sollievo, quando notò poco distante, su una
panchina lungo il viale, sostare due nord africani, quelli che di
solito stanno davanti ai supermercati a chiedere l'elemosina. Si
immedesimava nella loro povertà e si domandava, caso mai fuggisse di
casa, cosa farebbe in un paese straniero. Ma scartava l'ipotesi dal
farlo, perché un poco ci ragionava, e pensava che sarebbe stato
subito rimpatriato dato la sua minore età, e anche perché, senza
solide basi, non sarebbe andato da nessuna parte. Però, quei due,
maggiorenni, senza vincoli dei genitori o di qualcuno per loro e in
una certa forma di libertà farebbero qualsiasi cosa per sopravvivere
e chissà, se avrebbero accettato dei soldi per far eliminare
quell'uomo che stava amando sua madre. Pensò che aveva da parte, nel
suo salvadanaio un gruzzoletto, frutto di paghette che lui non aveva
mai consumato e quindi, lo ruppe e ne contò le monete, insieme alle
banconote di carta. In tutto, 700 euro. Quei due li avrebbero
accettati per far uccidere quell'uomo e farne sparire il corpo?
Dio mio! Davvero l'altra faccia
della medaglia di un ragazzo normale e semplice, cresciuto a
merendine e biscotti, nonché in giochi innocenti e d'amore confuso
con i profumi della natura, può essere quella di un mandante e
perciò assassino anche lui per il semplice fatto di non capire certe
cose? Il male a volte, s'insinua proprio perché vediamo in altri la
felicità che non abbiamo e un ragazzo, un'anima innocente è preda
se non viene aiutato a capire. Ma chi può farlo?
Fare il genitore non è facile,
e nemmeno i figli. Ma ci vuole una certa coscienza a comprendere che
il male cuce i suoi orli diabolici in chi non ragiona o è accecato
da un certo modo di vedere certe situazioni a lui contrarie per la
semplice ragione di averla persa quella felicità e t'insinua la
prospettiva di poterla comprare al prezzo di una vita. Non fa parte
del tuo contesto quella vita, anzi, è un intruso, un ostacolo alla
felicità di stare con l'unica madre rimasta e che soltanto lui può
essere il suo unico amore. Quello va eliminato e se non va via da
solo, di certo, quei due, irregolari o no, sarebbero disposti a
delinquere per sopravvivere. E lo stesso male che spiffera nelle
orecchie di un ragazzino, andrà a spifferare anche a loro che è
conveniente accettare quei soldi e dunque, avrà guadagnato tre anime
in un solo colpo ad affollare l'inferno dei rimorsi. Ma la coscienza
si oppone, e come parasole filtrare i raggi da quelli perversi e
consiglia al ragazzo... "Ascolta Nick, hai dieci anni e sei
un'anima innocente. E' giusto che soffri! Al posto tuo io farei
altrettanto. Ma non lasciare che ti si spifferino cose cattive. Tu
sei un bravo ragazzo e tutti ti conoscono come tale. Non permettere
al male di farti del male e far male alle persone che ami. Tu ami tua
madre vero? Guardala allora: vuoi una donna deperita, infelice ed
anche esaurita? Come potrebbe aiutarti nella crescita? Guardala Nick!
E' felice. E non è che ha dimenticato tuo padre, anzi, proprio per
lui sta tornando a vivere!".
Nick, osservò il ritratto del
padre sul suo comodino, poi, si avvicinò e disse: "Tu papà,
sei contento che la mamma stia con un altro? Sei contento che un
altro ha preso il tuo posto, la bacia e ci fa all'amore?"...
Suo padre sembrò sorridergli e
lui, scoppiò a piangere. "Non può andare così papà! Io
soffro nel vedere uno che non sei tu. Non ha il tuo sorriso bonario
di quando ti sedevi a tavola a pranzare! Non ha i tuoi modi, la tua
armonia! A me piaceva persino quando davi le pacche al sedere di
mamma, mentre ti versava la pasta asciutta nel piatto. Come puoi tu
dal al di là approvare uno che ti prende la tua donna e anche la tua
casa", disse con gli occhi rossi e gonfi, e in questo stato si
addormentò sul lettino e cadde nel sonno più profondo. Quando si
svegliò era già mattino e doveva andare a scuola. Si preparò e
lasciò la colazione sul tavolo che gli aveva preparato sua madre con
tanta cura, e andò via, quasi odiando quella donna che lo stava
rendendo infelice. Lei, prese a male questa cosa, ma pensò che era
meglio lasciarlo stare. Il tempo, lo avrebbe fatto abituare ad
accettare il suo compagno. Doveva solo lasciare che il tempo stesso
gli asciugasse le lacrime e plasmasse la sua mente. Nick per strada
però, pensò a lungo a ciò che gli frullava per la testa e pensò
al modo di come doveva convincere almeno uno di quei due nord
africani ad accettare quello sporco lavoro. Anche a scuola la sua
testa fu altrove, all'infuori delle lezioni, tanto che, la sua
insegnante di italiano gli disse... "Sei tra noi o fuori dalla
classe? Quando torni, faccelo sapere!"... e tutti risero!
Stava pensando ai dettagli.
Guardava spesso "Criminal minds", la serie poliziesca
americana sui casi irrisolti sulla piattaforma satellitare e pensava
al modo di come doveva morire quell'uomo. Non con un'arma o con un
veleno, ma con un gesto di manipolazione e astuzia. Un guasto ai
freni dell'auto ad esempio, sarebbe stato ideale. Un incidente può
capitare a chiunque, e l'occasione era propizia, dato che aveva
sentito dai discorsi origliati, lui, Giulio, dire a sua madre, che
doveva recarsi sul Frejus e andare oltre, a fare dei rilievi terreni
per lavoro, dato che era agronomo, e che doveva stare tutta la
giornata del sabato avvenire. Ci doveva andare da solo e se uno che
se ne intendesse di meccanica, accettasse l'offerta e manomettesse i
freni dell'auto la notte del venerdì, sarebbe stata un'ottima
soluzione. Sui tornanti, alla prima occasione e in discesa, un salto
nel vuoto avrebbe chiuso la relazione di quell'uomo con sua madre.
Doveva solo chiedere ad uno di quei due se fosse pratico di meccanica
e poi presentare la proposta, che se no, sarebbe andato a cercarne un
altro, magari senza scrupoli. La precauzione di esporsi a dire i
fatti era d'obbligo e lui, non era tanto sprovvisto. Vedere quei
film, gli permetteva di assorbire in qualche modo degli insegnamenti
ed anche questo era diabolico. In quanto al danaro, doveva essere lui
a gestire la situazione proprio come uno spietato malavitoso: metà
all'accettazione del lavoro e l'altra metà a fatto compiuto. 10 anni
sì, ma mica ingenuo. Stava plasmando l'altra faccia della sua stessa
medaglia col permesso del male dopo aver ucciso la coscienza.
Quella serie televisiva era per lui istruttivo. Gli insegnava
tattiche e modi, sopratutto, come passare inosservato ad aiutare il
destino. Ovvero, un incidente può capitare, e se ci diamo un aiuto
al caso non sarebbe male. Questo, gli frullava nella testa. E benché
la voce della coscienza si animasse in più disparati modi per
tornare a vivere e distoglierlo da quell'idea, quella del male
invece, cuciva ad arte gli orli del suo piano diabolico. Ti fa
persino trovare uno disponibile a vendersi l'anima per una manciata
di soldi. "E che ci vuole a manomettere i freni: persino un
ragazzino può farlo. Uno sputo di scherzo.", così, gli disse
il nord africano all'ingresso di quel supermercato che sua mamma
frequentava. Ottimo! E non ci è voluto molto. Già! Perché il male
sa far combaciare facce della stessa medaglia. Quel ragazzo di
colore, percepita la metà della somma, si mise al lavoro durante la
notte del venerdì successivo e NIck, andò a dormire beatamente
nella sua cameretta al piano di sopra, lasciando in cucina i due
innamorati alle loro solite effusioni amorose. E durante la notte, un
raggio di luna passò sui suoi occhi svegliandolo, modulato da un
canto quasi proveniente da una radio. Una musica a lui nota e che non
ricordava chi la cantasse e in sottofondo, voci di persone. La sua
stanza però, era modificata, ma non ci fece tanto caso, poiché
quella melodia, era come se lo attirasse ad uscire fuori e a scendere
in sala. Aprì la porta e si avventurò per le scale e la musica fu
più decisa, quasi provenisse da una radio accesa in cucina. Credette
vi fosse sua madre, poiché era solita accendere la radio e cantare
mentre cucinava, ma era notte e dunque, impossibile che a quell'ora
stesse preparando qualcosa. Gli parve persino strano che fosse notte
e che la stessa non si preoccupasse della radio accesa e di dare
fastidio ai vicini di casa. Possibile che stia dormendo così
profondamente da non sentire? Pensava... e a pensarci bene, c'erano
altri suoni assieme a quella musica, tipo le voci dei suoi compagni
di classe e anche della professoressa che ripeteva..."Sei fra
noi? Se lo sei, dacci un segno Nick!". E oltre questi, degli
impulsi simili ad un ronzio, o meglio, un sibilo. Ma decise di
scendere ancora e quando fu all'ultimo scalino, si bloccò di colpo:
suo padre, era lì, vivo e seduto ad una sedia in cucina e gli stava
sorridendo. Non sapeva se gridare dallo spavento o per la meraviglia
e di certo, suo padre l'aveva visto nella bara e seppellito nella
tomba. Tuttavia, la sorpresa fu tale che si avvicinò appena questo
gli fece cenno di andare da lui dicendo... “Vieni Nick, non ti
spaventare. Sono io, tuo padre.”. E lui il ragazzo, vinto il timore
si avvicinò e lo abbracciò. Furono attimi intensi, in cui il
ragazzo pose il capo sul petto del padre e pianse... e il padre gli
carezzò la testa in modo affettuoso. Poi, vinto anche l'imbarazzo,
chiese al padre: “Chiamo la mamma?”...
“La mamma è meglio che la
lasci stare figliolo. Dobbiamo parlare noi due, ecco perché sono
qui. E' un privilegio che mi è stato concesso affinché nulla sia
perduto mentre sei in vita.”, disse il padre al ragazzo che si
dispose ad ascoltarlo, non prima di assicurarsi che fosse abbastanza
tranquillo. “Hai combinato un bel guaio Nick. Certe cose non si
fanno e prima di fare qualcosa, bisogna far trascorrere del tempo, in
modo che la ragione si sieda al posto della rabbia.”, aggiunse, e
Nick... “Si, lo so papà. Ho pagato uno affinché manomettesse
l'auto di Giulio. L'ho fatto per rabbia e perché non potevo
sopportare che lui prendesse il tuo posto e si prendesse mamma. A me
da fastidio persino che dorme con lei. Non ti da fastidio a te papà?
Ma appena si sveglia glielo dico, così, lo avvisa di non partire con
quell'auto. Sono pentito papà, però non ce lo voglio con mamma!”.
“Lascia stare, è troppo tardi
ormai. Ma meglio che tu sappia tutto dall'inizio, così, ti metti
l'animo in pace...”, aggiunse suo padre, e ancora... “Quel che
vedi, spesso ha un'altra faccia, come una medaglia o una moneta o un
disco. Tu leggi solo un lato, ma anche l'altro, fa parte della verità
ed è quella che non sai e che tua madre ha riservato di dirtela
quando sarebbe giunto il momento della tua maturità mentale. Certe
cose hanno il suo tempo Nick. Vedi, Giulio è stato il primo amore
della mamma. Poi, hanno litigato e sono arrivato io, ma lei era già
incinta di te. Tu, sei figlio suo e di tua madre e io ti ho accettato
come fossi figlio mio. D'altra parte, non potevo pro-crearti perché
sono sterile. Anche Giulio sapeva di te, e del motivo che io fossi
sterile, solo che ormai mamma era felice di avere una vita con me e
si è fatto da parte. Il suo è stato amore! E conservando buoni
rapporti, ho fatto in modo che ti vedesse crescere. Lo meritava, dato
che non ha mai preteso di intromettersi tra noi. Ti ha persino pagato
le visite mediche private e le cure odontoiatriche. E disse, che se
un domani tu avresti proseguito gli studi, lui ti avrebbe finanziato
di nascosto. Lo ha voluto profondamente e noi abbiamo accettato la
sua disponibilità. Logico che dopo la mia scomparsa, si è sentito
in dovere di star vicino a tua madre per non farla cadere in
depressione e anche per garantirti un futuro. Ha cercato di far
tornare l'armonia Nick. Ora, ti rendi conto di quello che hai
fatto?”...
Nick, ebbe gli occhi di lacrime
mentre ascoltava il padre e il suo pentimento fu come una pugnalata
nel ventre. “E'... è.. morto papa?”... chiese in quel sospeso
che lo teneva in un inferno, guardandolo negli occhi.
“C'è di più Nick! Tua madre
ha voluto andare con lui, portandoti assieme. Un week-end in un
albergo di montagna ti avrebbe dato occasione di conoscerlo meglio e
tu ti sei opposto, sia per te che per tua madre. E anche quando hai
confessato il tuo atto maldestro, purtroppo non ti ha creduto. Lo ha
preso come un atto di opposizione che andava oltre la fantasia di
inventarti chissà cosa per non andarci e a quel tornante maledetto,
mentre scendeva oltre la montagna, nel tentativo di frenare, essendo
i freni manomessi, l'auto ha preso velocità e siete finiti nel
precipizio e a metà, siete rimasti sospesi nel vuoto tra gli
alberi.”.
“Siamo morti papà?”...
“Giulio, benché ferito ha
telefonato ai soccorsi e nel frattempo, aveva i secondi contati per
far bilanciare l'auto, affinché questa non precipitasse nel vuoto, e
ha scelto di cadere lui per salvarvi la vita. Non è morto ma sta
lottando e tu sei in coma e tra poco ti sveglierai. Ma sappi, che
devi convivere con il tuo vero padre ed essere felice. Digli la
verità: ti amerà come non ti ha mai amato e nella vita sii sempre
onesto. Ora devo andare Nick, il mio tempo è scaduto. Sii sereno!”
“Sei fra noi? Nick... sei fra
noi?”...era quello che sentiva incessantemente, assieme alla musica
e a quel sibilo... e quando si svegliò, vide i suoi compagni di
classe e la sua insegnante sorridergli, assieme a sua mamma in
lacrime. Aveva una cuffia alle orecchie e la musica che udiva erano
le canzoni che ascoltava sempre, terapia consigliata dai medici per
svegliarlo, assieme alle voci a lui familiari. Si riconciliò con sua
madre e raccontò poi in privato quello che aveva sentito dal padre
quando era nel tunnel del coma. E promise di fare una cosa.
Un mese dopo, Giulio fu dimesso
dall'ospedale e Nick, andò con sua mamma a prenderlo e portarlo a
casa. Appena varcarono la soglia, disse all'uomo...”Questa è la
tua casa Giulio. E io sono felice di chiamarti papà. So tutto, e
quel tutto, mi riempie di gioia averti e spero di non deluderti mai.
Sono stato cattivo e prometto che sarò sempre me stesso e di
accettare i tuoi consigli paterni.
Andrea Iaia