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sabato 20 aprile 2013

Matteo e il cucciolo di cane




Il cuore di un bambino
non teme la paura
e come un angelo che s'inchina
all'avventura
raccoglie disperate voci...
frammenti di quella luce
che un grande non può mai vedere.
Cornice di soave tenerezza
quella di Matteo e il suo cane
in tutta sua bellezza
che non ci ha pensato tanto
dal salvarlo da quel fango
in cui il cucciolo era caduto.
Forse un grande avrebbe fatto anche meglio.
Hanno sempre riserve di pensiero nella testa...
ma avrebbero valutato
i rischi e quei pericoli
dove gli attimi si perdono nelle scelte
e decidono soluzioni.
Un bimbo invece non si arrende,
piange, ma comunque agisce per istinto
come il cucciolo, fedele per natura
anche se il suo padrone può essere un vile.
E come un pugno nello stomaco
Matteo ha contato con le dita
quante cose avrebbe fatto senza il cane,
e con ingenuità condita
di sorpresa e ingenuità smarrita
ha sporcato il suo essere
nel letame dell'ambiguità dei grandi
per dipingere un sorriso
in quegli occhi impauriti
che cercavano disperatamente aiuto
in quella testolina dai capelli biondi.

Andrea Iaia

venerdì 19 aprile 2013

Dicono...


Dicono che a mezzanotte in punto
una donna aspetta un treno
per andare al sud,
dove nasce quel confine
in cui il mare è un meridiano
che taglia giusto il tempo.
E dicono che forse non esiste
o che è una leggenda metropolitana.
Oppure una signora fuori dal suo mondo
e che a mezzanotte
ha sempre un dolce appuntamento
con il suo presunto amante.
Dicono che la luna taglia la penombra
per illuminarle il viso
e che la donna è a spalle nude
perché ha vergogna di mostrarsi.
E che se ti vede, t'invita certamente,
e se ti chiama
devi fare finta di non vederla:
è in cerca d'anime 
da portare all'inferno,
e può finire la tua corsa in quel notturno.

Ma io l'ho vista e ci ho parlato,
è solo una che infine aspetta
un viaggio che non può fare...
e di solito ritorna da una festa,
un compleanno sotto chiare stelle
da un ospedale che non ricorda.
E faccio sempre molto tardi, poi mi ha detto...
e aspetto il treno che mi porti via
da quei bugiardi...
ed anche un po' bastardi che abusano di me
e ridono alle spalle.
L'ho accompagnata al ballo della notte
con la voglia di farla divertire...
un modo per guarir la solitudine
dal suo viaggio verso il buio.
E l'ho portata al mare a percepire la salsedine...
la brezza mattutina per vedere in lei
quel sorriso di bambina...
e al sorgere del sole,
ha aperto la valigia di cartone
e ha tirato fuori un bacio e una visione...
fotografie di mia madre,
l'apparizione di un bene più profondo
che mi lega ad essere un poco vagabondo
di storie quasi assurde.
Dicono che m'invento tutto,
e che sono forse matto
ma la poesia è l'unica che parte
dalla mia anima che aspetta
quel treno a mezzanotte.

Andrea Iaia
 

mercoledì 17 aprile 2013

Lei non è...


Lei non è una di quelle
che la sera danno appuntamenti
o recita la parte della silenziosa amante,
ma una donna fuori dal suo tempo,
quella che non accetta compromessi
o lacrime nascoste di compassioni facili
e adatte ad ogni pelle.
Lei non è la segretaria
da compiacere al suo capo
sol perché lavora nel suo ufficio
e può essere licenziata.
E non è nemmeno un'arenata 
sulla spiaggia dagli albori 
di una piacevole scopata con qualcuno,
ma una donna fuori dal suo tempo,
quella che non ha paura
di cercare alternative ad un inciampo
e di sorridere ad intermittenze.
Come un passero sperduto
è solo un angelo di madre 
che deve mantenere un figlio
attraverso il grande vuoto di una malattia,
sospesa in quel nulla
dove nessuno chiede come stai.
Sola e innaturale in un pietoso quadro
dove nessuno ha messo la cornice:
una ragazza madre esplosa come un fiore di betulla
e che una forbice ha reciso la radice.
E non è nemmeno una modella 
per quelle passerelle
che dilatano pupille d'imbecilli...
non è nel giro di quelle istituzioni assenti
o un giocattolo di politici corrotti e delinquenti
che cambiano persino il nome
per una incandidabile elezione.
Lei non ha una pensione
e nè un lavoro da ostentare ad un coglione
che non si chiede
perché una donna finisce sulla strada.
E' solo interessata a vendere quel piacere,
un modo per un altro
per affogare tutto in un bicchiere
e dire a suo figlio,
 anche questa volta, noi ce l'abbiamo fatta.

Andrea Iaia

Scusami



Scusami,
ci sono giorni in cui non ho voglia 
più di ridere
e il grande nero è come
uno schermo
dove il film che sto vivendo
ha il sonoro con parole che si sconnettono
dalle labbra.
Scusami se ti ho fatta piangere
ed ora sei sospesa dentro l'ombra,
ma le mie ali non hanno quella forza di volare,
e sarà perché son stanco
di sognare ancora
o perché i sogni a volte, 
sono attraversati da un temporale...
ma io sto male,
e non voglio trascinarti 
dove non vedo più i colori.

Scusami se questo viaggio si è interrotto,
se nello specchio c'è uno che non accetto
che mi toglie anche il respiro...
un altro me che se ne va in giro
al posto mio
che fa piangere e trascina gli altri in un abisso.
Scusami, se ti ho lasciata alla finestra
e di tornare ora io non posso:
quell'uomo, ha detto di chiamarsi inverno
e vuol dormire nel suo male.
E io non vedo il cielo e non ho colpa 
se il suo inverno è dentro un grande nero
con un fuoco ibrido senza le sue fiamme.
Scusami se ora sono un'aquila che non vola,
ma aspetto il vento che mi porta via
o apra la sua botola
per scendere fin dove nasce la malinconia 
a fare luce all'anima
che brancola nel buio.
Voglio accendere il grande schermo
e svegliarla dal torpore dell'inverno.

Andrea Iaia




martedì 16 aprile 2013

Come uscita dalle pagine del suo romanzo




Come uscita dalle pagine del suo romanzo
svegliò il suo scrittore
per la voglia di essere nella sua dimensione.
E forse, come leggera e interior perversione
lui sentì il profumo di dolce ciliegio
che svegliavano i sensi
dal letargo invernale...
la carezza di mano su pelle
e il lieve alito della sua gonna
al contatto dell'aria.
Annusò la fragranza 
e si lasciò imprimere in quella onniscienza
di un magico evento.
Come uscita dalle pagine del suo romanzo
voleva cambiare la trama.
Un lieto fine per sfamare la voglia
di essere sua
e non un personaggio qualunque.
Il solito intreccio in cui lei
s'innammora di lui n acque indiscrete,
come se a scriverlo non è la mano
del suo poeta
ma la dolce e fragile luce di luna
che alza maree.
E sussurrò di uccidere la sua coscienza,
la dannata apparenza di farla sentire rinchiusa
e di amarla in nuova storia.
E come uscita dalle pagine del suo romanzo
rimase immortale, bella e lucente
per sempre.

Andrea Iaia

Lei ballava il flamenco




Lei ballava il flamenco.
Gitano connubio di musica e terra...
sinuoso corpo che vibra nell'aria
a scandire il tempo a frammentare la storia.
Lei ballava il flamenco,
amor non corrisposto, 
tenera parte di famiglia spezzata,
 reclusa di giorno e prigioniera di notte.
Libertà dell'essere fuori
e dominare il tempo...
la rabbia implosa
del pianto di un tronco.
Ballava il flamenco e perseguiva un sogno
nella cadenza del ritmo,
agitando le braccia a ventaglio
per l'abbraccio di mistica danza 
scandita da nàcchere
e bianca coscienza lavata da colpa.
E in quel sogno dimenticava la cella,
i passi violenti di notte
che vibravano dentro il silenzio 
e il ricordo sbarrato di occhi
distesi per terra.
Lei ballava il flamenco
per dimenticar l'arroganza  
 di chi le chiedeva sesso e dei soldi
e quel coltello intriso di sangue
nelle sue mani, girato nel ventre
dopo l'ennesima e brutale violenza.

Andrea Iaia

La bambina e il suo cane





Yep !!   I saw it too…

Oltre la luce
l'attesa di un certo compiuto.
La bambina e il suo cane
vivono il silente passaggio
dello sciogliersi d'intricate paure
in quelle sfumature impreviste
che smarriscono strade.
Una piccola palla, la fragilità di un gioco,
ha come una pioggia improvvisa
che bagna la strada
spegnendo il sorriso di un piccolo nomade.
Sua madre tendeva la mano
ad un incrocio
per quegli spiccioli strani
che i grandi danno valore
e vivono di suoni, 
illusioni e rombi di vaghi motori.
E per tenerlo quieto,
gli ha messo in mano quel gioco
mentre era attaccato alla veste
da un lato del marciapiedi...
e come dentro un linguaggio di luce diverso
gli occhi sono sempre quelli che colgono aspetti
mentre assistono senza capire.
La bambina e il suo cane hanno visto l'assurdo
e entrambi si chiedono chi ha colorato 
di rosso la strada...
e dov'è quel bambino sul marciapiedi.
Ma carpiscono il grande dolore di madre
che è simile alla loro visione
di aver perso qualcosa...
e quello di un piccolo gruppo 
come un pubblico che assiste una scena
di un film forse già visto...
hanno il sentore che non si tratta di un gioco.
I battiti in quei piccoli corpi 
sono in sospeso in quella debole attesa
che oltre, in quella luce muta la scena 
e ricompone il gioco 
con piccolo, la palla e il sorriso
per sciolgiere il gelo,
e intanto, restano con lo sguardo proteso,
come a coglierne sfumature
restando sperduti in quell'incompreso.

Andrea Iaia

domenica 14 aprile 2013

Come una dea

gcesab:  Follow In search of beauty

Come una dea,
così bella e innaturale
in quel ritaglio d'incontro
tra il soave profumo dei sensi
in acque smosse del suo ondeggiare
e il brivido di carezze saline.
Sei comparsa nell'intimo
bisogno d'averti
o forse, nell'inconscio 
di quel continuo cercarti,
curva di ali piegate in basso
che s'innalzano ancora
a proseguire il volo con più energia.
Silente...
germoglio dell'acqua
nei riflessi accecanti di luci e bagliori,
odorosa di alghe marine
e di attimi che fanno sognare
hai modulato il sonoro risciacquo
del vestito su pelle
che ha colorato la voglia di sentirti più mia
in quelle trasparenze di lieve follia.
Come una dea
dentro una lieve emozione,
miraggio in chiara forma di adulazione
all'improvviso,
mentre dipingevo una scena nell'aria
sei comparsa in vento odoroso di agrumi,
e di foglie smussate in luce di luna
in quei brevi battiti dentro al mio petto.
E sei sparita così come eri venuta
lasciandomi sospeso nella mia voglia
nel chiaro silenzio del fresco mattino
dentro al mio letto.

Andrea Iaia

Il risveglio


C'è un punto d'incontro
dove l'aria calda sposa la brezza:
è il risveglio dentro una donna
nel chiaro mattino in cui l'anima cerca il suo senso
e si meraviglia dei giochi di luce
dove il riflesso luccica negli occhi.
 La spuma che lascia lo sfogo possente del mare
accarezza la pelle, anzichè la sabbia
per bagnarla di intense emozioni,
e ibrida è quella voglia di fare all'amore
con lo specchio della natura
dove l'aria possiede le chiavi dell'intimo  
tra gli odori dell'aspro salmastro
e il suono delicato di onde.
Con una mano scompiglia i capelli
ed offre il suo corpo in dolci anelli d'acqua
nel contrasto di foglie ondulate dal vento
e il sole che brilla più forte...
e con l'altra, sul ricamo intessuto dello sbatter di ciglia
 come un richiamo a dirgli...
sono nuda sotto... tutto puoi farmi.
Il risveglio è un incontro erotico con la natura 
che scatena sensazioni di libertà
nell'inconscio suono della risacca
dove il passato si coniuga con il presente
e il futuro è negli odori intensi
di resine e d'erbe.

Andrea Iaia

Fuoco dentro me

Steve Hanks


Fuoco dentro di me...
immaginandoti... cercandoti ovunque
ed elemosinando un tenue contatto
per essere lingua che arde
in fiamminga vestale
in cui perdermi e consumarmi.
Fuoco che arde
dentro e fuori la carne,
nell'inquieto del giorno
in cui anche un filo di vento
è la tua mano su pelle
ad offrirmi brezza che dilata gli occhi
e mi trascina nell'impeto di nascondermi
in assolate voglie di lènire l'intimo.
Come un tormento,
soave incontro di bocca deforma
nel breve vagito in cui dita insegnano
brevi passaggi su dolce pianura
e contrimento interiore,
in cui l'invisibile gioca a succhiare nèttare sul fiore.
Avvampa la fiamma
in cui il calore si espande
nel violento impeto che mi confonde
in quell'onda d'orgasmo che non spegne il fuoco...
e sei dentro di me a sfogare la rabbia
come la schiuma che copre la sabbia
e si ritira nel mare.
Può essere un gioco, ma rimane il piacere
 ogni volta che giusto ti penso...
trascinata dai sensi o dall'innaturale
voglia d'averti in quel gioco di luce
in cui non voglio deluderti.

Andrea Iaia

Sarò tua




Ho intravisto la tua di ombra
come un passaggio nel meridiano dei sensi
a tracciarmi brividi profondi e intensi
in quella parte dell'irreale.
Invisibili mani
a percorrere dune di corpo,
tra fianchi ed assaggi di pelle
in frammentati bagliori nelle pupille
a darmi quell'essenziale
voglia di essere tua.
E nella sete di una certa passione
ho lasciato la carne nell'adulazione...
in quella che è poi, confusione di essere in volo
e in sospeso tra l'ardere sola
o lasciarmi cadere nel violento contrasto
di ombre e gambe intrecciate tra le lenzuola.
Sono sicura che passerai
a darmi le vibrazioni del giusto piacere,
il soave sogno è stare in tua sintonia,
e se il tempo è solo uno spazio che ci divide
prima o poi sarai su di me
nell'umido e splendido incontro
in cui sarò tua.

Andrea Iaia

sabato 13 aprile 2013

Nel sospeso di certe emozioni





C'è un incontro di mondi
nel delicato tempo d'attesa,
e un fuoco che arde
nel sospeso di certe emozioni.
E comunque sia,
il ballo del giorno che reclina la testa
sulla parte di tempo
nel suo abito dolce di sera
che dona un tocco speciale all'atmosfera.
E' così che t'aspetto e mi chiedo
da quale parte di mondo arriverai
per dirmi che un temporale
ha impedito l'incontro
o che il vento improvviso è cambiato.
I sogni muoiono sempre al risveglio,
ma c'è chi continua a dormire
e a viaggiare in questo profumo di vita
dove gli odori si mescolano
nelle sorprese.
C'è un incontro soave
di stagioni ed emozioni
nell'incontro di quello che mai t'aspetti che accada
e scomponi il tuo vissuto.
Un continuo cercare di sentimenti
che vogliono essere infine bevuti
come un brindisi ai suoi colori.
E' così che t'aspetto e mi chiedo
da quale parte di mondo arriverai
per dirmi che c'era traffico,
o che hai scordato di essere
dentro ai miei sogni e hai confuso i bagliori.
Andrea Iaia


Mentre aspetti...

 http://retalhos-e-rabiscos.tumblr.com/



Mentre aspetti che il giorno si scioglie
nella parte di te che adesso ti manca
muore la voglia di essere dentro un confine
di quel che sembra irraggiungibile.
Eppure, non si muore sognando,
ma quando cadono quelle speranze
di non avere un incontro.
Sta lì, nell'imprevedibile
la chiave per aprire le porte
e di essere improvvisamente in un altro posto
che non è detto che devi per forza
seguire un traguardo:
le sorprese, gli incontri inattesi
come le cadute e le risalite
hanno il fascino della seduzione
nel tempo migliore di questa vita
anche se un dedalo di un labirinto
confonde e ci rende distanti.
Sei in attesa di un certo qualcuno
e forse qualcosa è andato anche in fumo.
Ma se succedono certi imprevisti
è perché una mano invisibile disegna un altro percorso
e vuol portarti in nuove emozioni.
Lascia stare il telefono,
certe scuse hanno il tempo che fende nelle ferite
per tagliarle ancora nel più profondo
e farti piangere.
Può aprirsi la porta e vedi entrare qualcuno
che prende le tue amarezze e ti riporta a sognare:
basta solo guardare e non abbassare la testa
a contemplare il passato.
Può essere un uomo, una donna,
un cameriere con un certo sorriso
o magari un vento che ti scompiglia i capelli
o uno scemo che balla.
E può essere un suono, un viandante
o un povero uomo
che vuole il tuo stato
per tramutarlo in quello che non hai avuto.
Andrea Iaia




Se un giorno volassi...

painting by Zhang Linhai


Se un giorno volassi...
vorrei bucare il tempo
a veder cosa accade nell'oltre
e lasciare l'odio che congela il corpo
a farlo sciogliere al sole.
Prendere scie di frammenti di spazio
per dipingere i sogni degli altri
come quadri di fiamminghi pittori
per colorare di rosso passione
anche i bagliori di una semplice attesa.
E afferrerei le melodie del sibilare del vento
per farne serenate alla luna,
sedurla ed offrirle le anime un po' disattente
quelle che non s'innammorano mai
e si lasciano illudere dal fuoco che avvampa.
Volare su ampie distese
dove anche l'aria ha il suo peso
ed il pianto del cielo irriga rose per cucire ferite...
e dire a quelli che incontro al passaggio
che s'invecchia non quando
gli anni seguono il verbo del loro passare,
ma quando si smette di innamorarsi.
Se un giorno volassi nei sogni,
entrerei in quelli di tutti
per consegnare le chiavi dello stupore
ed aprire le porte di meraviglia
nel scoprire che l'emozioni non stanno
nel guardare le cose dall'alto,
ma mentre si sale qualunque montagna.
Afferrerei quella di un giovane nato
che stringe il dito del padre nel piccolo pugno
per tenerlo stretto per sempre
e imitarlo a cercare quello del Padre che mi ha dato la vita.
Volare in alto per capire che quando si è sopra
bisogna tendere mani a salvare chi è caduto...
dove il cielo ha bisogno di quelle distese
di pianure e di mare e di terra incolta per seminare.
Se un giorno volassi nel tempo,
lasciatemi andare:
c'è sempre un ritorno per poter raccontare.
Le emozioni, hanno la luce di un lampo.

Andrea Iaia



martedì 9 aprile 2013

Immortali



Oltre, non c'è nulla,
nè peccato e nè dolore
e nemmeno il pianto 
di quello che è passato.
Nulla che la terra possa poi coprire
o che la notte possa addormentare...
gli immortali sognano all'infinito
nel transito di leggenda
sino a quando da padre a figlio
viene tramandata.
Violetta ama Alfredo
nel giro del suo vizio...
oscena incomprensione
della notte che non comprende il giorno
e la sua luce
e toglie a quel ragazzo
la voglia di rapirle il cuore.
Ma lei gli dona un fiore,
dal linguaggio ambito al sacrificio
camelia che se sarà appassita
potrà infine rivederla...
e le dice amami
sapendo di essere in quel gioco d'illusione,
dove l'infido è in agguato
nel vestito della malattia.
Oltre, non c'è nulla,
nè peccato e nè dolore
ma solo quel gran ballo 
che rivive nella scena dell'inganno
e lui l'amerà nell'oltre,
nel trionfo della vita sulla morte.
Gli immortali sono i sogni
che continuano a passare
anche quando non si dorme
o si muore nelle braccia di chi hai amato...
e saranno sempre nella scena
sorridenti e meno osceni
in quell'amore che ha lavato gli occhi
e vivono all'infinito
come i segni astratti di pittura e d'arabeschi.

Andrea Iaia

Ultimo atto (le ballerine di Degas)




Un gioco amoroso,
duelli e balli di corte
nel temporale senso
di malinconia introspettiva
nelle luci della ribalta
e di ballerine sciolte
nella danza più viva.
Non sentono applausi
ma la musica dentro
come il rododentro che non sente l'inverno
ma il primo caldo di aprile
e fende l'aria 
nell'incanto di scenografia
di colori e punte
curva di poesia e luogo d'incontro
che graffia la scena.
Ideale specchio
che riflette un certo barocco...
un richiamo al passato
in cui l'inchino finale
è lasciar la sensazione di aver dato qualcosa...
l'ultimo atto non è un estraneo,
ma un chiavistello che apre la porta
dove entra la luce
per far festa col pubblico in sala.
E' l'esplosione di scena corale
che scorre con la danza d'autore
verso l'incontro con la passione
che vede ballare anche i colori.

Andrea Iaia

lunedì 8 aprile 2013

Il tuo diverso

Falls Embrace painting by Laurie Blank 


Vieni dentro l'oblio dell'essere fuoco
in questo sogno vagante...
tu che sciogli l'inverno
e ne fai foglia cadente.
Sfogo embrionale del modo di essere...
passaggio del mite maestro
che insegna l'inconscio
in un altro percorso...
dove ognuno è diviso e cerca nel sesso
la parte più vera del suo cadere
dentro un abisso,
e può essere di sani principi
o facciata di sana morale,
ma segue sempre una voce che dice
se lo vuoi, non puoi farti del male.
Vieni dentro te stesso,
la voglia di crescere è ora
nel mistico incontro con il tuo diverso...
la parte di te, in immancabile appuntamento
di cui non puoi farne senza.
Ti porterò nel disegno carnale
di formare immagini e sfoghi innaturali...
parti di pelle e buchi in cui sfogare
tempesta di ormoni.
Ognuno cerca nell'altro se stesso
la sua parte nascosta
e può essere madre, persona più colta...
un prete o dottore...
un mite operaio o pescatore
al di sopra di ogni sospetto.
Ma sono io che decido per chi non sa
che fuori dal suo povero io
sempre l'aspetto.

Andrea Iaia


I sogni di Elise

windypoplarsroom:  Stefano Morri

Elise, sognava una grande compagna,
qualcuno che in fondo non fosse sua madre
ma un'amica nel circo terreno
puledra di tenerezza,
disegno più femminile.
E scrutava le nuvole, quelle più alte,
metamorfosi di certa pioggia,
un colore più caldo di un tramonto che assaggia
un domani più grande...
come se un illusionista le comparisse davanti
mutando la scena in una grande bugia.
Elise sognava un cane che corre
ma non sulla terra
formando con tenere mani
forme concrete che non fosse nell'anima  
la solita guerra, quella dei suoi genitori
ogni giorno alla tavola,
luogo di incontro e di armonia,
punto più dolce di certa poesia.
E di colpo...

paolettac:  By Paul Kelley

mutò in una gran donna
svegliandosi dopo vent'anni...
un fiore più nuovo, incolta dal mago
che l'aveva creata...
e si perse nell'essere madre,
amica fedele di una bimba malata
che chiedeva solo di fare disegni
con le nuvole del grande cielo.
E capì che sognare può essere utile
se dentro non c'è quella fretta di crescere,
se non vivi il presente,
se cadi e non ti fai male...
e se i sogni si infrangono alla sua mareggiata.
Elise aveva sprecato il suo tempo
ad odiare la parte di se cui non credeva...
e non vedeva i sorrisi, la parte più grassa
e le scuse che fanno parte del conto
che l'avevano giusto abbagliata.
E sognò di tornare bambina
per correre dai suoi genitori col cuore in gola
e abbracciarli per quella vita,
passaggio dell'intimo a non essere soli
nel disegno di ognuno.
Si addormentò di nuovo,
sperando di tornare nel solito luogo
epilogo di una via della vita
che cerca le sue emozioni
nell'inconscio più strano.

Andrea Iaia

I tulipani d'oriente

worldunclouded:  Tulips by Vanda


Amanti ideali 
i tulipani hanno messaggi e sorrisi
e un rifugio dove portare
la sposa della natura.
E un bisbiglio segreto,
un passo deciso
per festeggiare la luce...
erotico sogno di donna
nel sentiero dove conduce
l'orgasmo degli occhi.
Il rosso le fu donato per un'antica leggenda...
cuore impavido di un  triangolo osceno
 tra il sovrano, sua moglie, regina cristiana
 e un capomastro
ucciso dal nuovo califfo. 
 Ogni goccia di sangue che cadde per terra 
vide nascerne uno dello stesso colore..
il sangue dei martiri fu detto...
 ma anche quello di un lungo sospiro
prima di avere la testa recisa.
E furono i bianchi a chieder perdono,
l'innocenza di un frutto, primizia del cielo...
lo scostare di un velo ad un suono più muto
che torna a farsi sentire dopo un lungo disgelo.
I gialli invece, un sorriso celato,
quelli che un tempo erano amori infelici,
ora il sole sugli occhi...
l'augurio a un compleanno
o l'annuncio di liete notizie...
insieme al rialzarsi dopo cadute.
E comunque, sono colori,
matite, pastelli o pennelli
per le mille e una notte
o le voglie più sciocche
di una donna celata dal burqua
che non ha nessuna colpa
di nascere dove si cela il mistero...
che è anche per questo
che il tulipano nero
indossa il vestito del lutto.
I tulipani d'oriente hanno sogni interrotti,
rossori impediti e pioggia dagli occhi...
 e raccontano storie
per calmare il pianto di un bimbo
o per accendere un fuoco
per dare bagliori alla sua mezza luna...
e tu, non dirlo a nessuno che quei tulipani
di notte, vanno a piangere insieme.
Anche loro hanno sogni,
un filo infilato alla cruna di un ago
per cucire un vestito
ad un alba dorata.

Andrea Iaia 

Dimentica...

elinka:  Red Chiffon by Kelli Lauck


Siamo davanti agli atti compiuti 
bastardi forse, 
e dimenticati dal senso di quelle parole
che alitano venti di guerra.
Nudi alla oscena presenza
di un viaggio all'incontrario
dove invece di andare,
precipitiamo verso il baratro
della coscienza.
E non abbiamo le ali per risalire
in quella presenza che ci ha visti crescere...
non è mai abbastanza
quello che abbiamo 
senza leggere le sue scadenze.
Dimentica quello che hai visto passare,
l'inverno ingoia pillole amare
quando fuori hai un solo colore
e qualsiasi fiore si scioglie nell'anima.
Dimentica le cose passate,
le parole dette
e presenze indesiderate
in quegli atti di scena
dove la prosa viene inventata
e gli attori migliori poi se ne vanno.
Perché la guerra è dentro di noi
nell'umana follia di un posto più sopra
di questo cielo...
dove si cade inevitabilmente
dal ritorno del grande disgelo.
Ci si fa male
e si può morire in quel grande nero...
in quello specchio dove il tuo dentro
vuole sparire...
o quando non hai più le parole
e ti consideri come uno zero.
Dimentica i fiori caduti,
ne nasceranno altri su vestiti imbastiti
per il grande ritorno da dove siamo partiti.

Andrea Iaia

sabato 6 aprile 2013

Che me ne faccio di un cuore in un quaderno...



Che me ne faccio di un cuore in un quaderno
e chiuso in un cassetto
se non può volare oltre quei confini
in cui ha visto crescere
drammatica follia
di unirsi all'altro
nella tela di una chiara 
solitudine poesia.
Di te ho preso tutto,
e quello che mi resta...
solo ipocrisia fatta di ricordi
e di un ingenuo mio tormento
di non avere altro
dove affogare gli occhi
nel vederti così bella e così mia...
in quei momenti dove non ti trovo
e sei sempre quasi assente.
Sembra averlo in una gabbia
dove c'è solo il suo soffrire
per non volare in alto,
così tanto da bruciare le sue ali al sole
e gridare forte
che si può morire in un altro modo,
non per forza solo di parole.
C'è chi non riesce mai a capire
che il cuore in quaderno
rimane solo in stropicciati fogli
dove le lacrime hanno intinto
l'accontentarsi di quel niente 
o solo delle briciole
di quello che tu poi chiami amore.

Andrea Iaia

mercoledì 3 aprile 2013

Disegnami l'amore

 


Disegnami l'amore, 
tu che puoi sopra un foglio.
Quell'amore che germoglia
nell'attimo di un bacio
o all'alba di una carezza
nell'incrocio delicato dei tuoi occhi...
e non farmi mai più del male.
Sei ancora in tempo
ad uscire dal tuo mondo così irreale...
e i sogni non si accendono
se prima non ti addormenti.
L'ideale sarebbe ricominciare
a credere di essere migliore.
Disegnami l'amore.
Magari basta un battito di ciglia,
un sorriso un po' rubato,
il sentire il mare da una conchiglia
o un tramonto stropicciato
nell'incrocio di uno sguardo.
Ma non essere come un ladro
che ruba il cuore anche se è ferito
in eterno disaccordo
con l'anima che dubita 
anche di un solo gemito.
Perché il pianto nasce dai colori ormai sbiaditi,
da un fermo immagine di un passato
mai riconciliato col presente...
e da quelle mani giunte 
che chiedono perdono.
Non farmi più del male
dicendomi di essere nessuno...
perché ti vivo adesso,
in questo chiaroscuro  di quel che sei
e che in fondo mi appartiene.

Andrea Iaia