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giovedì 28 febbraio 2013

Seduta ad un tavolino...


Lei è seduta ad un tavolino
tra un caffè e una sigaretta...
in attesa che passa
quel sogno in cui dentro
spesso s'inventa e si riflette.
E' indecisa nel suo romanzo
se incontrare all'appuntamento
la voglia di vivere un'altra vita
o rimanere nel suo pianeta
dove il banale la inquieta.
Ha una calza leggera che scende
e l'uomo seduto la scruta di fronte
in un mezzo sorriso,
 non appena lo sguardo s'incrocia
con il suo poco sperduto.
E si perde in quello che ormai è passato...
una corte spietata
che l'uomo con cui condivide la vita
ha tralasciato
concedendo il suo di sorriso
tra il sapore di aromi
e cornetti alla crema di riso.
Si sente rivalutata...
il profumo più intenso degli anni passati
in quel gioco sottile di coppia
dove poi tutto finisce
e si sta insieme
per non cadere nei sensi di colpa.
Accetta quell'uomo al suo fianco...
un incontro al volo col suo destino
e lascia che le belle velate gambe
siano dentro un leggero piumino
dove lei sta volando come colomba
sul pendio più dolce della passione
per planare in quel breve tempo di seduzione.

Andrea Iaia

mercoledì 27 febbraio 2013

Se potessi realizzare un sogno


 Se potessi realizzare un sogno
aprirei una bottega
per vendere speranza a buon mercato
in cofanetti rilegati
con dentro orsetti di peluche
per chi di pillole si nutre come pasto
ed è convinta di sparire
nel suo specchio.
Per un soldo direi che basta
a nutrirlo di quell'affetto
che non potrà mai darti...
e stropicciarsi gli occhi
nel veder dall'altra parte
se stessa con un vestito bianco...
a sognare il mare,
tra il profumo delle onde
e dei gelsomini controvento.

Venderei girandole
per chi soffre dentro a un letto
da soffiare forte per invertire rotta
della grande nave dentro la tempesta.
Cuore dolce come cartapesta
che ama farsi stropicciare di nascosto
nel bianco e nero della vita
che non è sinonimo di malinconia
ma un delicato spazio di poesia.
E scatole di sorrisi
per chi combatte con la sua tristezza...
un viaggio dentro a una carrozza
per sognare ad occhi aperti
a chi vive di quel male
che li fa sentire in un pianeta oscuro.
Una dolce passerella
tra il buio e la coscienza
col volto sporco di nutella
e a ridere nella stanza.

Regalerei carezze sfuse o confezionate
ad anziani abbandonati in quei posti
che chiamano delizie...
dove dentro si celano dei mostri
negl'inganni di sevizie
tra chi ce li ha portati
e chi li accetta per toglierli anche il fiato.
Darei di nuovo giovinezza
e vigore della vita
per ricacciare da dove son venuti
quegli stronzi partoriti con amore
e che ti abbandonano per un posto al sole.
Tutto per un soldo, prezzo di quei saldi
che solo pochi sanno fare,
quelli che s'inventano un mestiere.

E venderei la pace
per chi nell'inferno giace...
giocattoli semi nuovi per chi bambino resta
dentro il corpo di un adulto.
E non mi sentirei esausto
nel prenderti a ballare
per quel ballo che non hai mai fatto
quand'eri giovinetta.
Anni passati in fretta
ad aspettare l'uomo giusto della vita
o un figlio mai partito
comparire in fondo nel bianco della luce.

Andrea Iaia

lunedì 25 febbraio 2013

Innocenti ambizioni

Be like water making its way through cracks. Do not be assertive, but adjust to the object, and you shall find a way around or through it. If nothing within you stays rigid, outward things will disclose themselves… http://youtu.be/hkIgEAXRg9M oohhmm…ॐ


Mentre il cielo fende
la sua luce all'orizzonte,
l'uomo non comprende
quel cammino dentro acque
ora conturbate...
e ora in calma piatta.
Ha paura di addentrarsi in strane onde,
l'incognita profonda
di se stesso
come un angelo dormiente
che dall'altra parte aspetta
il suo andare in quel confine.
Lascerà sempre quel qualcuno
che divide i propri umori,
nuvole di passaggio
nella nebbia dei valori
che fanno nascere e morire
le innocenti ambizioni.
Ma la chiara alba
avviene quando decide di cambiare.
Non ci saranno temporali
a spaventare quell'angelo dormiente,
perché sotto le sue ali
ci son le onde di una musica
che sposano e fan vibrare
le corde del suo cielo.

Andrea Iaia

domenica 24 febbraio 2013

Alito di vita

KISS ..


In questo chiaro incontro,
l'alito di vita, quando nasce
non la ferma neanche un sasso sulla bocca,
e benché sia un passaggio transitorio
val la pena di viverlo sino in fondo,
anche se è introspezione di fatica
il guardarsi dentro
per paura di scoprire che non siamo
quello che mostriamo.
E respiriamo emozioni,
il cibo della mente
convinti di veder passare oltre
le misere indecisioni...
il diventare paglia davanti al fuoco
dove la vita si prende tutto
come i figli che ci tolgono il respiro
e non sappiamo mai
se siamo deboli o vento di zefiro
che soffia forte.
E in questo chiaro incontro,
dove nasce poi quell'oltre
e ci si innamora un'altra volta...
c'è sempre vita che cerca spazi
e pretende un posto al sole.
E vengono aliti di baci
che arrivano a toglierti il fiato
e smorza ciglia perse e già confuse
con un suono che senti solo dentro
per non sentirti escluso.
E poi viene voglia di sparire dalla scena
per vivere la favola, un'altra,
quella di non morire tra le pene
di aver vissuto quell'attimo di vita,
che qualunque forma abbia
conviene prendere quel treno
per un viaggio dentro ai sentimenti.
L'alito di vita, non nasce solo da una donna,
ma assume forma che vogliamo infine darle
per combattere quel dolore
di non essere nella vita di quell'altro
che non ha colpa se dentro
vede nascere il seme di un respiro.
Ha l'odore di verde foglie 
che si smussano al desiderio di quel vento
che vuol soffiare forte.
E qualunque cosa accada
non c'è colpa se siamo infine involucri di carta.

Andrea Iaia




mercoledì 20 febbraio 2013

Vento che inquieta (tango)




Poni la gamba in mezzo alla mia...
dice l'uomo nel suo cappello 
vestito di tango
dove musica suona delicati momenti
di un tempo in cui poesia
si mescola ai passi di leggera armonia
 per essere vento che inquieta.
Rifugio di ombre in cui ondeggia marea
in quasi amplesso di musica e note...
che nasce... strema e finisce
nell'abbraccio di una danza selvaggia
dove il rosso damasco è come un coltello
di sangue e passione che fende la voglia
di un dolore che oltraggia chiare ambizioni.
E' il tango sensuale
che entra senza preavviso
nell'argenteo riflesso di luce
per bere l'eclisse di gelosia che trama vendetta
sulle labbra di un chiaro castigo
di memorie lontane.
Odor di tabacco e occhi come diamanti
riflettono in lei
il lento sapor di conquista
dove a morire sarà chi recide la rosa
con la gamba come un colpo di frusta.
Lei ondeggia il suo corpo
sicura nelle mani di lui che le sfiora la vita 
e la conduce nel solitario amplesso
nel sublime fuoco nel corpo
dove lo spirito inquieto cade nel vuoto
di musica che cresce dentro l'ignoto.

Andrea Iaia

Sentir l'odore della tua pelle

tenderness by  Santiago Carbonell  artist painter Spain 


Sentir l'odor della tua pelle
come balsamo che sconvolge i sensi
è l'antitesi del mondo
che si apre alle pupille
come dolce ricompensa
alla bocca che ti assaggia
e beve strati di momenti.
L'inverno fa il suo ritorno
come un bacio sopra il collo
per fecondare terra arsa
da quel fuoco sulle labbra
che scende sulla bocca 
nell'attimo in cui vibra
e sogna ad ogni aperti
la fonte del piacere.
Sentir l'odor della tua pelle
in un viaggio dove mani
sono sulla carne
è sentir fremere le ali
per un volo su silenzi taciturni...
come il tempo di passione
che vuol vivere le ombre
nell'enfasi del gemere
sotto chiari battiti di corpi
che stanno per cadere.

Andrea Iaia

martedì 19 febbraio 2013

Nel delicato vento...



mmmmmmm …. (cuore82)


Seni grossi o forse piccoli, 
che importa...
interessa che sopra vi sia la mia bocca...
a darti quelle sensazioni
in cui il tempo sopra a un letto
si abbandona...
in un sogno dove a scaldare le lenzuola
sono bravi tutti,
ma scaldare il cuore
infine è altra cosa
nel delicato vento della lingua
che prende dalla pelle
la luce più ambiziosa.

Andrea Iaia

martedì 5 febbraio 2013

Spettatori di vita


Penso che la vita sia come una scatola
di infinite e semplici sorprese...
caramelle da scartare
in colorati incarti dove ognuna
ha un sapore diverso,
come quei giorni introversi
in cui aspettiamo qualcosa
che deve cadere dal cielo.
Strade e salite come a un tour
in cui il ciclista è senza fiato
per trovare oltre la sua montagna
la rapida discesa da percorrere poi senza freni.
E noi, come spettatori
di un film che deve avvenire sotto il cielo stellato
somigliamo a rami di alberi malati
che aspettano l'inverno
per spogliarsi d'ingiallite foglie.
Ogni sera è diversa e mette in risalto la luna
a volte nascosta non per paura
ma per altre tribune...
ma sappiamo che che c'è e non sospettiamo
che qualcuno invidioso l'abbia fatta sparire
per un lungo digiuno
o perché andiamo a morire.
Siamo dentro l'autunno che aspetta l'inverno...
e vogliamo la primavera d'incontri,
l'estate dai dolci tramonti
e di albe inattese
come una pioggia dovuta che ci tenga sospesi...
ma comunque dentro una vita di piena di calde emozioni,
pianti e risate per ferite che non vengono per il dolore
ma per farci migliori e prepararci alla resa
a quel qualcuno oltre quel cielo turchese
che sciolga i nodi dei capelli bagnati
e mette alla luce quei sassi
che nel mare abbiamo spesso gettato.

Andrea Iaia

lunedì 4 febbraio 2013

Semplici mondi che...

wonderful style photography by Giada Lysa 

 Siamo semplici mondi che vivono in parallelo
stesse lacrime di quell'unico cielo
che confondono il mare...
eppure non siamo migliori
della vita che chiede ad ognuno di uscire dall'io...
piccola luce di un altare
per quel treno d'orgoglio fermo al binario.
Artisti di un circo sempre in un viaggio,
l'unico per i codardi e per chi mostra coraggio
di riempire e stupire la sala di spettatori.
Quelli che diventano attori solo per una esigenza...
eppure il cielo, di stelle non può farne senza,
e il battito d'ali non può esserci senza emozione.
Aspettiamo quel colpo di scena che ci cambia la vita
o un nuovo arcobaleno dopo la pioggia battente.
Ma se ora mi ascolti...
ti dico che sei solo la parte migliore,
quella capace di mosse a sorpresa
che stupiscono tutti...
la magica attesa di un colpo di coda...
o un romanzo infinito con un finale che inchioda
quello che oggi ti sembra l'assente e che non t'ascolta.
Le storie si somigliano tutti,
un battito fuori dal solito, oppure un difetto...
ma belle comunque, se viste dal lato migliore,
perché se non ci fossero,
non avremmo lanterne per le vie più oscure.
Siamo semplici mondi che vivono in parallelo,
segreti di un Dio che ad ognuno rivela
che siamo in grado di stupire a sorpresa.
Discese infinite di corse a perdifiato
su erba incompresa di un disegno abbozzato
di un pittore che dipinge la tela
con l'imprevedibile vento che soffia e gonfia la vela.
Un atto unico di unica scena
dove a morire è la propria poesia
in quella preghiera che ora senti più tua.

Andrea Iaia

sabato 2 febbraio 2013

A S.Anna c'era...


Lì, dove l'acqua ha scavato una gola stretta
son passati fanti per la chiesa di S. Anna
nell'inverno di una notte asciuttta
con i loro canti ad addolcire stelle.
E le lacrime di quella luce sulla pelle
non son distanti da quel tempo,
e non è nemmeno raccontato
sui libri della storia...
ma vive dentro quella casa dalle luci ancora accese
che oggi porta il nome di memoria.

C'era il viaggio di sfollati,
ma c'è chi giura che erano felici
in quella terra dalle case nella roccia...
una camera per tutti,
divisa solo da una tenda
e da quel canto di una donna
che scioglieva la sua treccia.

E il profumo di polenta con farina di castagne
bagnata con il latte delle capre...
il bacio degli innamorati al tramonto sconosciuto
dove il sole scompariva oltre le montagne
di un blù mai vissuto.
L'odore di lavanda nella brezza della sera...
il canto di cicogna sul tetto di una casa...
e c'era Silvia che dava da mangiare ai suoi conigli
che dicevano di lei, aveva perso quattro figli
uccisi da quell'odio travestito da un'aquila dai lunghi artigli...
uno straniero che occupava la sua terra...
e Ciro, l'unico rimasto di otto anni, muto...
dall'aver visto il padre trucidato lo scorso inverno.

Lorenzo, con il fratello Gino
cavatori nelle grotte di un posto più vicino
dove il mare si udiva nelle viscere di montagna
uniti a loro come una famiglia,
per dividere il pane a più bocconi
tra i ceppi di un braciere
dove il fuoco bruciava giusta legna.
E c'era il sogno nella testa di Lorenzo
che non poteva mai mutare
perché fuggiasco da un distretto militare
dove i fasci lo avevano costretto a bere olio
per una presunta accusa appena di sbadiglio
al passaggio di un gerarca.
E Gino congedato per malaria
non ricordava quel colpo di moschetto nello sterno...
camminava curvo, e diceva a tutti quanti
che la memoria non si scrive in un quaderno.

Fucilati tutti quanti,
catturati da una promessa di perdono...
il vile canto del leone.
Se qualcuno è vivo alzi la sua mano
che lo portiamo in ospedale”...
il finale atto di un crucco caporale
dalla risata becera somigliante a quella di un cinghiale...
e quelli che l'alzarono... furono colpiti alla testa
da un plotone che voleva ridere alla sua festa.

Oltre 500 somiglianti a quel Cristo
senza vita e senza croce di un agosto più feroce...
e C'era Anna, di appena 20 giorni,
Evelina, che quel mattino aveva le sue doglie,
Genny, che prima di morire, per difendere suo figlio
scagliò il suo zoccolo in faccia a quel nazista...
dall'anima infame e più spoglia.
Il prete del paese, che implorava quei soldati
di risparmiare la sua gente..
il pianto più scomposto di una chiesa devastata
da quell'odio indefinito...
e otto fratellini con la loro mamma
indifesi e senza colpe.

A Sant’Anna di quel quarantaquattro,
l'uomo uccise il suo io staccando quel biglietto
per un vile viaggio da turista
nell'inferno suo diletto.
E lasciò il fuoco a cancellare tutto,
ma la memoria è come un pasto
che non dimentica che l'odio alimentato
diventa poi un gran banchetto.
A S. Anna c'era il girotondo dei bambini,
ma forse un Angelo distratto
s'è spaventato dal ghigno di quelli acerrimi aguzzini
ed è volato a piangere come un pellegrino
sulla muta tomba
di suo padre contadino.

Andrea Iaia