Solfeggiavano le onde sulle note del grande Maestro
in quel mare della speranza
che univa i pianti e lamenti,
mentre la luna accoglieva gli occhi mai così luminosi,
lì, in quell'inchiostro versato
nell'esodo degli innocenti.
"Sì, però là in mezzo, c'erano dei delinquenti
ed erano troppi.
Io li ho visti, quelli come loro
delinquere e restare impuniti.
Che stessero a macinare la terra,
la loro, martoriata da una guerra
voluta dal loro credo.
In fondo, ci odiano.
E il linguaggio della preghiera
è che moriamo come cani sgozzati."
...furono le parole di chi guardava quel mare
a fatto compiuto,
tenendo per mano la sua innamorata
in quel notturno smorzato tra l'emozione
di un bacio rubato al chiaro di luna...
e il fiato che si perdeva in una stiva.
La stessa luna che illuminava la notte,
storcendo la bocca e accogliendo seppur con dispiacere
il grido d'aiuto e le parole impunite dell'uomo.
E il cielo aprì un varco verso la terra promessa
sulle note di un requiem
che bianca spuma di onde divideva le sorti...
dove da un'altra parte, in un camion su l'autostrada,
corpi ammassati uno su l'altro,
non avevano il bacio della rugiada,
ma quello spettrale di una camera a gas
di un Auschwitz che lento ritorna.
"Si però, erano dei clandestini.
Sapevano che il rischio a volte, dipinge gli umori...
e loro, son divisi nello stesso credo
che ruba i sorrisi e dipinge il terrore...
quello che vogliono imporre a noi,
che siamo l'Europa unita, nel nome di Cristo."
...affermò uno che siede in Parlamento,
distratto da un gioco virtuale,
da un altro bel mezzo busto che leggeva il giornale.
E il cielo guardò la luna, e la luna il mare,
e sciolsero lacrime alle note di quel requiem
che non era per chi trapassava,
ma per chi è impreparato ad una vita migliore.
Andrea Iaia