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venerdì 28 settembre 2012

Il grido alla luna


Cosa ti ho fatto luna maledetta...
per avermi sciolto il cuore 
dentro un orrido effetto
per ingoiarlo nei riflessi del lago
e con il gelo hai tessuto un abito 
con invisibile ago...

 Sortilegio ho bevuto
in chiari di luce spremuti
come frutto, nei giochi di bimba,
dove il risveglio sottile
non è stato quello di un letto,
ma in una squallida terra
coperta di neve dai tratti scomposti.

Hai ricamato luce riflessa
sulle mie chiare pupille...
che han fatto sussurrare
 che ero bella come una stella...
a chi ha posato i suoi quarant'anni
come un velo di tulle sopra il mio corpo
dicendomi di chiudere gli occhi
perché una strana magia
mi avrebbe fatta sentire di colpo più adulta.

E l'innocenza s'è persa in una poesia,
che non è quella dei veri poeti,
ma di storie che poi si assomigliano tutte alla mia
dove il profeta che parla d'amore
è un padre qualunque
che vede solo in suo figlio 
il bambino migliore.

Luna maledetta...
hai giocato col cuore
e hai stregato un orco sulla mia strada
quella volta in cui sono passata 
con la mia bicicletta.
E nemmeno il silenzio ha gridato abbastanza
per ridarmi quell'innocenza
dove le gambe piegate
somigliavano a pallidi giunchi.
Mi hai fatto un dispetto,
girandoti poi dall'altra parte...
luna distorta...
che illumini il cielo e non le coscienze.

Andrea Iaia

mercoledì 26 settembre 2012

Righe ingiallite su fogli d'autunno


"... La tua freschezza ha intriso
il mio tempo
come lo squarcio di un lampo
dentro la quiete...
che in veste selvaggia,
sui colli un po' spettinati
cattura la sera
nei vespri di un giovane prete."
... Una storia qualunque
le lettere giuste e raccolte
dentro una scatola
dall'antico profumo di latte e biscotti...
hanno sempre qualcosa da raccontare,
quelle storie di un certo passato
 che sciolgono cera scomposta 
come fossero lacrime
sulla valle dai dolci contrasti.
L'incenso che penetra in porte socchiuse
per varcare la soglia...
materializza un uomo che bussa una notte
provato e distrutto dalla sua sorte...
cadendo ai piedi di donna che l'apre
scordandosi tutto.
E il respiro del faggio indiscreto
conserva il ricordo di quel temporale:
bussarono ancora... 
cercavano un soldato nemico e bastardo...
e lei con in mano un forcone, 
giurò sul suo Cristo
che gli avrebbe fatto davvero un gran male
 se ci avesse provato almeno ad entrare.
E risero a lungo...
... quella donna è una jena
disse uno che ben la conosceva...
e mostrò ai suoi compagni
gli artigli dentro la carne... 
la sua, che nel fieno con lei ci aveva provato.
Ma quella donna aveva un cuore nascosto
sotto il velo di una stupida guerra...
e curò quel soldato, chiunque fosse,
poiché aveva soltanto vent'anni.
La storia narra stupide cose,
violenze su terre, ombre noiose
su pianure dell'uomo...
che dimentica il caldo profumo di mosto,
il canto delle cicale nelle sere d'agosto...
gli occhi di madre che perdonano tutto.
Quel giovane prete è figlio 
di quel soldato che ha sposato la donna
dagli artigli di jena,
e la quercia conserva l'antico segreto
nella luce del lampo di quella notte
che sulla terra ha gettato il suo seme.
Odori di sènape e intensa lavanda
nel fiocco che lega le voci di antica locanda:
sono storie immerse
dentro un bicchiere di vino
dice qualcuno,
ma io so che gli occhi di nonna
avevano il rosso di sera nelle pupille
 quando leggevo
 righe di lettere chiare e ingiallite
su quei fogli d'autunno.
Dev'essere entrato qualcosa negli occhi,
diceva poi stropicciandosi forte
al bambino vestito d'alunno.

Andrea Iaia

lunedì 24 settembre 2012

Sussurrarti le parole

univers-erotico: fotografia stile ritratto romantico meraviglioso da Петрова Юлия (Julian) meraviglioso stile

Sussurrarti le parole...
realizzare quei sospesi...
è come stendere su tela
colori e tratti di un lieve fuoco acceso.
La parte debole che vuol riconciliarsi
nel profumo dell'aprirsi...
è sempre lui, che ha paura
 di diluire i sentimenti.
L'uomo in fondo, è sempre perso
senza lei e il suo confronto,
e alla fine, ciò che sente
è solo il suo profumo
che confonde e inebria
delicate piume.
Sussurrarti che mi piaci,
non è la voglia di una sera,
ma una porta che si apre 
verso un cielo sconosciuto,
dove brillano i tuoi occhi
e desiderare che cadano luminosi
nel mio mare fatto di tempesta e di bonaccia, 
dove il sentimento brucia.
Appassionata indole dentro il suo vapore
che schiarisce il cielo con la nuova aurora.
Sussurrarti le parole...
per ricevere anche soltanto
di pelle poche briciole.

Andrea Iaia


La pianura di una donna

Photography Ritratto di Солохин Михаил

C'è un temporale che non scorre dietro ai vetri,
e un inchiostro che non scrive sulla carta,
ma apparenze che rimangono
e conquistano centimetri di pelle...
come le farfalle nello stomaco
che svolazzano in una valle.
La pianura di una donna
non è visibile alle pupille,
ma solo in certi sogni,
dove il diario dall'odore di cannella
è chiusa nelle sue evanescenze
che oscillano tra il passato ed il presente.
E in quei tratti inconfondibili,
 segreti e confessioni,
albe ed emozioni
che svaniscono alla sera...
c'è l'augurio che la nebbia si dirada.
Emotivi come onde sulla spiaggia
che accarezzano la rada...
le maree della luna...
la luce dentro l'acqua diluita.
E in quei riflessi...
il volto, come un fiore schiuso...
una lacrima come goccia di rugiada
che feconda la terra del suo uomo.
La pianura di una donna è una strana terra
dove c'è pace e poi la guerra...
e poi la resa,
in sensualità che divora
quella voglia di viaggiare non compresa.

Andrea Iaia

sabato 22 settembre 2012

Quel fragile settant'otto


Divise l'aria dall'aspro odor dei monti
e dal suo, intimo e selvaggio
di ambigua donna di frontiera
in sottile luce del mattino
e in quel taglio di gentile dormiveglia, 
in cui sospeso tra una camera d'albergo
e il paesaggio un po' veloce dal finestrino
correva verso l'Ungheria
tra sbadigli e voci di confino.
Suoni di rotaie e di un buongiorno appena
in mezzo inglese ed un sorriso misto...
e poi chiuse quella porta
 nella luce dei suoi occhi
che incuotevano sospetti.
Aveva un libro tra le mani
 scolorito a malapena...
e un foglio nella tasca del suo vestito nero.
Brillanti d'orecchini in quel soave volto
dentro un viaggio diretto nel mistero...
aveva il cuore immerso nel veleno.
E dannata donna che si pose a me di fronte
velata bocca, ma di un rosso intenso le sue labbra...
 gambe lunghe dentro seta d'ombra
catturarono i miei pensieri
mentre il treno attraversava pallidi balcani.
Passioni ed omicidi,
spie trafugate nel remoto
nel distinto oriente di una voglia
di stare dentro al suo,
come un film in cui accade tutto
e dove gli occhi parlano da soli
oltre proprie vesti 
che proteggono il candido colore della carne.
E come se un lampo tracciasse l'aria con la luce...
fuggo dalla notte che mi toglie la speranza...
disse a voce...
 col rimpianto di una persa gravidanza.
Poi si ammutolì di colpo
ponendo il capo sopra al vetro
raccontando del suo uomo che l'aveva tanto amata
lasciandomi nel vano tentativo di un discorso.
Divise il tempo dai colori a tinte forti
dentro un grigio di dolore
e dal battito che vibra
al sensuale modo di muovere le gambe...
forse apposta, e in cerca di un sorriso
che smuovesse le sue ombre.
Dannata donna, e forse ladra
di quei forti sentimenti
che vagano nel nulla... e uno infin si perde.
Mi trascinò tra pagine del suo vissuto
nel sapor delle sue labbra
in cui ero già caduto
nell'estasi di muta intesa
e di un qualcosa che poi tramuta
in vil discesa.
Libidine senza veli fu quel viaggio,
entrambi persi in un medesimo capitolo
da cui eravamo già fuggiti.
Nemmeno l'uomo col berretto
chiedendo il misero biglietto
separò quell'attimo da un disegno troppo astratto.
Scendemmo insieme nel giorno consumato
di una terra deformata dai vapori
e di sogni nel cassetto...
e ci perdemmo nel profumo del sandalo d'inverno
sconosciuti entrambi in quel fragile settant'otto.

Andrea Iaia

venerdì 21 settembre 2012

Giulia è...

Fotografia stile retrò da eduard zentsik

Sarà forse una follia, 
ma il mio cuore chiede quello slancio 
di dolce verità... 
perché questa sono io, 
colei che combatte sino alla fine 
fino al fragile respiro... 
perché Giulia è questa,
troppo delicata, 
come un fiore appassito
che accetta il male dentro lei
che non darebbe all'altro mai. 
 Forse, un po' si arrabbia, 
ma si rassegna a quel dolore e poi sorride 
guardandoti negli occhi...
perché i suoi silenzi son diversi
e cerca un angolo di anima 
cui nel segreto confidarsi.
 A volte, è come un sasso gettato in un angolo sperduto,
un fringuello che cade combattuto...
ma che si rialza per un volo di ponente
verso nuovi e limpidi orizzonti.
 Giulia riapre le sue ali per la danza libera dell'amore, 
perché ci crede, e suo cuore non rinnega
la sua scatola che non contiene poi 
quelle tante e solite parole...
ma immagini che ha vissuto
e che conserva ancora...
e che sono forse quelle che tu non hai mai visto.
Sono quella di un bacio sulla bocca 
di quel magico dì d'agosto
dove semplice evanescenza
si dissolve guardandoti negli occhi
e ti dice che di te non può fare senza.

Scritta dal cuore di Giulia con la collaborazione di Andrea Iaia

Lo specchio dell'inconscio desiderio

   pittura di arte sensuale da Annick Bouvattier francese

Sei lo specchio di un certo desiderio,
l'immaginaria danza
dell'universo alternativo
che ruota intorno
al debole mio "io"
e che cattura l'anima.
Sensuale vista
di un arazzo un po' fiammingo
per accendere un immortale desiderio
che imbriglia la lusinga
in maniera forse anonima.
Vorrei essere quel lato
dove poni le tue labbra
e colori le tue smorfie.
Quella parte complice di un modo
dove poni il tuo
essere femminile
per un gioco amabile
forse un po' infantile
nella sete di un delirio.
Perché sono certo che ti specchi
per l'orgasmo di ottenere
un misero ed interessante sguardo
di chiunque.
Acqua immacolata di una certa vanità
in cui scorre la sottile e narcisa verità.

Andrea Iaia

Lascia che sia...

martedì 18 settembre 2012

Il Confessore (racconto thriller)


Annalisa sedeva sulla poltrona: gambe unite e raccolte dentro, la schiena curva verso il braccio, e la testa immersa in un settimanale illustrato che teneva tra le mani. Di fronte a lei, Carmela, un'anziana donna di quasi ottant'anni dallo sguardo assente, allettata per il morbo d'Alzhaimer, e oltre, un televisore acceso con il volume basso, giusto per tenerla compagnia. Non aveva mai fatto la badante, ma si trattava di assisterla soltanto la notte, poichè, all'indomani, sarebbe arrivata la figlia della nonna.
Carmela, a volte, sedata dai medicinali dormiva, e le poche volte cui era lucida, il suo sguardo assente si limitava a fissare il soffitto sopra di lei nel suo mondo da vegetale. Veniva alimentata da un sondino naso-gastrico con liquidi, tramite siringa.
Quello che stava facendo Annalisa, non era un lavoro da infermiera, si trattava di uno di quelli saltuari, senza averne la necessaria preparazione e di solo compagnia, giusto per non lasciare sola la vecchietta, in quanto la figlia, avendo famiglia, non poteva trascurarla. Quei lavori intermediari, in attesa di uno che ti sistemi e che per necessità, le donne, ma anche baldi giovanotti, decidono di fare, per mantenersi agli studi o essere indipendenti dalla famiglia. Lavori pagati alla cessazione del servizio, senza contributi versati e risolti bonariamente tra due persone pacifiche. Annalisa, ne aveva provati molti: da banconista al bar, a cameriera nelle pizzerie e persino come presentatrice di una linea di cosmetici, a commessa in svariati negozi, perfino in quelli di cineserie. Il suo diploma era in attesa di essere valutato da numerose aziende cui aveva inviato i curricula, e la speranza... l'attesa di realizzarsi, era al lumicino, dato i suoi 23 anni.
Vuoi fare la dama di compagnia?
... Le aveva proposto Giulia, un'amica che già aveva sperimentato questo tipo di lavoro, una volta, compagna di scuola.
Si tratta solo di fare compagnia, e che sia di giorno o di notte, non fa differenza. Non devi assistere, per quello, ci vuole un diploma d'infermiere e molte famiglie non possono permettersi alti costi.
A fine servizio, ti metti in tasca venti euro. Non capita tutti i giorni, ma in mancanza di altro...
E che dovrei fare?
Nulla d'importante: ci sono anziane arzille che sono sole. A me una, mi trattava come una figlia, visto che aveva nostalgia di un passato remoto e che le sue due uniche erano altrove, maritate. Mi faceva il caffè, il panino con la marmellata e attenzioni che solo una madre può dare e a volte, mi faceva stare male quando alla fine mi metteva i soldi nella borsetta.
Mi è capitato anche di andare a far la spesa o a pagare le bollette a persone sole. Potevo permettermi di studiare, di guardare la tv o di dilettarmi al portatile, navigando in rete. Però, questo, solo due o tre volte massimo alla settimana, e il vantaggio è l'alternativa: se trovi subito dove andare in giorni di stallo, stai a posto. E comunque, ti potrebbe capitare di fare compagnia a persone malate e che sono tranquille. Di notte dormono e anche tu lo sei. Io, prima di essere assunta a tempo pieno, avevo un'agenda fittizia di appuntamenti. Insomma: ti devi dar da fare e accettare qualsiasi cosa che non offenda la tua persona.
Annalisa aveva accettato, e avuto l'indirizzo di una signora, si era recata all'ubicazione della donna.
La figlia di costei, Maria, l'aveva rassicurata: mamma dorme, ma a volte, se si sveglia non devi preoccuparti, devi solo darle un poco d'acqua, facendo attenzione che riesca a deglutire. Alle otto di domani, io sarò qui e potrai andare, per il resto, potrai usare il frigo se ti va di mangiare o bere, oppure farti del caffè. I biscotti sono nella seconda anta in alto della cucina, e in caso di necessità, il telefono per chiamarmi è sul comodino. E' un cordless, e al tasto 1 c'è il mio numero di casa, al tasto 2, quello del mio cellulare. Io ti chiamerò alle 23,00 e domani mattina alle 06,00 per informarmi dello stato di mia madre, e dunque, Annalisa, era immersa in quello che diciamo, un lavoro occasionale, e d'altra parte, si sentiva come a casa sua. La sua prima notte era una esperienza che doveva ancora provare... come si dice: a pelle!
Fece una telefonata col suo cellulare per rassicurare la mamma e poi lo posò sul comodino accanto al letto della vecchia e cominciò a sfogliare il settimanale.
Kate Moss aveva trovato il suo nuovo fidanzato, e Belen, si stava scarrozzando la sua ultima fiamma ed Emma, aveva mandato affanculo il suo. Figuriamoci a chi poteva interessare questi tipi di notizie se non a chi è in cerca di pettegolezzi o chi deve far passare la sua noia, pensò Annalisa, e quel settimanale era lì, insieme ad altri, certamente di proprietà di altre dame passate in quella casa. Alla tv, invece, stavano dando il solito telequiz della serata e da li a poco, un film, dopo il Tg e la solita solfa dei noiosi pacchi.
Nulla di eccezionale in altri canali, e la lettura, seppur noiosa, le dava modo di capire quant'è ingiusta la vita, che da tutto ad un oca e niente ad una che deve sbarcare il lunario. Se non passi dal letto di qualche imbecille o leccaculo pieno di soldi, non sei nessuno, pensava. E inoltre, che senso ha reclamizzare costose macchine o gioielli quando quasi la metà della popolazione italiana è disoccupata o precaria. Ma, girando la pagina, un foglietto con un numero catturò la sua attenzione. La scritta, in corsivo, diceva: se ti senti sola, chiamami. E accanto, un num. di cellulare.
Sarà della figlia Maria o di qualche altra venuta qui, si stava chiedendo, e il dubbio sulla figlia se lo tolse andando a pigiare il tasto 2 del cordless. Non era il suo!
Continuando con la lettura, la tentazione di comporre il numero e di vedere chi le rispondeva era forte, ma se lo fece passare, poichè il suo, poteva essere memorizzato in quello dello sconosciuto e non voleva correre questo rischio. Però, ogni tanto, la curiosità era tale che era combattuta dentro. Dava un'occhiata a quel foglietto che poteva strapparlo o rimetterlo nel settimanale, oppure, lasciarlo sul comodino per farlo notare alla figlia della signora Carmela all'indomani.
Poteva anche trattarsi di altro, ma alla fine, lasciò quel foglietto bene in vista sul comodino.
Un'ora dopo, iniziato un film, Annalisa, talmente presa dalle scene, sussultò non poco, non appena il cordless si mise a suonare. Non erano nemmeno le dieci, e la signora Maria, aveva detto che l'avrebbe chiamata alle 23,00, per cui, prese l'oggetto con sicurezza e rispose... pronto?
Dall'altra parte, una voce maschile, roca, artefatta e impostata sul sensuale prese a dire in modo cadente... come mai non mi hai chiamato, eppure ti senti sola.
Chi è lei... replicò Annalisa...!!!
Ooooohhh... ma il tuo confessore! Il mio numero è lì, perchè non mi hai chiamato?
Guardi che ha sbagliato, io sono un'altra persona. Forse, cerca chi è venuta prima di me?...Disse Annalisa in modo deciso e sicura di se, senza per nulla scomporsi dalla poltrona.
No cara! Cerco proprio te. Ti senti sola, non è vero Annalisa?
Annalisa posò giù la cornetta, questa volta spaventata, poiché quell'uomo aveva pronunciato il suo nome, e dunque, la conosceva. Ma, come poteva sapere che era lì: chi aveva inserito quel foglietto tra le pagine del settimanale?
Pensò ad uno scherzo e tornò alla posizione precedente, gettando uno sguardo distratto allo schermo ed un altro a quel cordless. Non aveva neppure pensato a guardare il display per vedere chi l'aveva chiamata, e rimase perplessa per un poco a meditare. Poi, guardò la vecchietta che dormiva beatamente e scrollò le spalle. Finì per pensare... quell'idiota deve aver sparato a caso, oppure, la ragazza precedente, doveva chiamarsi come me, Annalisa.
Decise di farsi un caffè per scacciare quel brivido provato, ma come fece per alzarsi, lo squillo inatteso del cordless la fece inquietare. Questa volta, guardò il display, e il numero sovraimpresso coincideva con quello del foglietto.
Annalisa... Annalisa... non devi chiudermi il telefono in faccia, prese a dire quella voce roca e cadente. Detesto queste cose, affermò smorzando, quasi come se avesse l'asma.
Senti, non so chi sei, ma chiunque tu sia, stai sbagliando persona. Non sono Annalisa ok?
Replicò la ragazza...!!!
Ahahahahah... non giocare con me... si che lo sei. Hai delle comode Superga grigio topo ai piedi, jeans e camicetta bordò Terranova.
Senti, stronzo! Non so chi cazzo sei e nè come sai chi sono, ma se è uno scherzo, adesso stai andando oltre. Mi stai spaventando!
E' stata Giulia a dirti chi sono vero?
Ahhhhh... ecco la mia Annalisa... quella che preferisco! Amo le donne che s'incazzano... Io... io... non conosco questa Giulia, ma ti assicuro che quel numero sul foglietto era per te e tu non mi hai chiamato. Sei cattiva, continuò a dire lo sconosciuto, sempre con la cadenza di voce che ora era davvero inquietante. Allora: non vuoi confessarti con me?
Ho capito, sei Filippo, il babbeo che fa scherzi cretini. Ma con me non attacca: ora chiamo la polizia e faccio mettere sotto controllo la tua chiamata.
Giaaaaaà.... mmm... e magari dirai pure che all'Ipercoop hai eluso la sorveglianza, quando sei entrata nei locali Terranova e messo nella borsetta la camicetta che hai addosso. E che ne dici, del tuo curriculm alterato: mica hai fatto il master di lingua a Londra.
Chi cazzo sei bastardo! Adesso hai rotto sai?
E Annalisa chiuse il telefono a malo modo, rimurginando e tenendo il broncio, come se quello, avesse violato la sua privacy. Stizzita, si alzò per andare ad aprire il frigo. Da lì, prese un brick di bibita vitaminizzata e se ne versò un poco nel bicchiere, e stava bevendo, quando il cordless riprese a squillare. Non poteva staccarlo, perché doveva chiamare la signora Maria, e dunque, corse a rispondere, anche per non svegliare la nonna.
Sei davvero cattiva Annalisa! Non hai proprio rispetto per il tuo confessore, disse questo. E poi... so tutto di te. Dimmi, è buona la bibita che stai bevendo?
Questa frase raggelò Annalisa!
Cazzo: mi sta spiando, pensò! E si mise a guardare ovunque, in cerca di una telecamera. Poi, si diresse verso la finestra in cerca di qualcuno con un binocolo, in linea d'aria a quello stabile.
Se stai pensando che io ti stia spiando, sei su falsa strada, continuò a dire quella voce ormai bacata nella sua raucetudine. Un confessore conosce i pensieri, e io conosco i tuoi. Allora: ti va di dirmi chi è quel ragazzo a cui hai fatto una pompa in macchina l'altro ieri?
Annalisa, ormai aveva il ghiaccio al posto del cuore. Cosa vuoi da me... disse... tremando di paura.
Te l'ho detto: che confessi, e devi dirmi tutto quello che hai nella coscienza. Se vuoi, abbiamo tempo sino a domani mattina.
E' assurdo, disse Annalisa: e perchè dovrei dirle a te poi...
Per pulirti la coscienza prima che t'ammazzi.
Non vuoi morire in pace?
Senti... vaffanculo, disse! E riattaccò di nuovo.
Spaventata, premette il tasto 2 e chiamò la signora Maria.
E' successo qualcosa? Disse questa...
Mi perdoni signora, ma... e le raccontò tutto.
Va bene, disse la signora, non prima di essersi preoccupata anche lei. Sarà uno che ti conosce senz'altro e ti ha vista salire. Come ha fatto ad avere il numero di casa non lo so. Comunque, stacchi pure il telefono e mi dia il suo di cellulare, la richiamo io domani mattina. Stia tranquilla e non apra nessuno. Domani, chiamerò la polizia e farò controllare le chiamate ricevute.
Annalisa staccò subito la spina della base dov'era inserito il ricevitore. Dette un'occhiata in giro e controllò le imposte. Andò perfino ad accertarsi che la porta di casa fosse chiusa bene e che tutte le stanze, avessero le finestre chiuse. Poi, sprofondò sulla poltrona pensando allo stronzo che le aveva messo paura, ma anche alle sue verità. Doveva essere per forza uno che la conosceva molto bene per sapere tutte quelle cose di lei, e anche quanto fosse ingenuo per aver lasciato il suo numero sul foglietto, prova che lo avrebbe incastrato, se questo, fosse finito nelle mani della polizia. Una cosa però, era riuscito a farla lo stronzo: inquietarla davvero e molto! Annalisa non era tranquilla, specie al pensiero che quello poteva spiarla, e certo è, che quando le ha chiesto se era buona la bibita, la stava veramente spiando.
La pubblicità alla tv la distrasse appena, ma di poco, poichè quel cordless riprese a suonare nonostante la spina staccata dalla presa . Come poteva essere...!!!
Timorosa e col cuore in gola, aprì la conversazione senza parlare.
Oh... Annalisa...!!! Mi credi un deficiente vero? Ok, se ora stai pensando di chiamare la polizia, sappi che non puoi farlo. Il telefono deve essere inserito nella presa e stai parlando con me, e il tuo... guarda bene...
Annalisa, prese il suo cellulare dal comodino, e con enorme sorpresa, scoprì che la batteria si era scaricata. Un sussulto le impedì di parlare.
Sempre più smorzando la voce e tirando sempre più spesso il fiato, quell'uomo aggiunse: ora dovrò ammazzarti sai? E lo farò appena chiuderai gli occhi. Penetrerò nella stanza come ombra e ti ucciderò.
Ma... ma... che ti ho fatto... perchè ce l'hai con me... disse con paura la ragazza!
Perchè sei cattiva e non hai confessato! Ben tre volte mi hai chiuso il telefono in faccia, eppure sono stato educato, ti ho lasciato persino il mio numero. Confessa e morirai in pace!
Cosa devo confessarti... tutto questo è assurdo. Ma perchè non mi lasci in pace...
Vuoi essere lasciata in pace? Ok, se fai una cosa per me, allora ti lascerò in pace.
Che... devo fare... rispose stando al gioco: aveva capito che se quell'uomo stava avanzando una richiesta, poteva smascherarlo. Se ipoteticamente avanzava una pompa, poteva essere quel ragazzo cui si era appartato o un suo amico. E invece, quello la spiazzo con... uccidi la vecchia!
Come... uccidi la vecchia...!!!
Annalisa entrò nell'angoscia e cominciò a tremare. Non posso farlo, disse: non sono una criminale.
Perchè non puoi... guardala! Che vita è quella! D'altra parte, sta aspettando la morte. Prendi il cuscino e mettilo sulla faccia. Tre minuti appena e l'avrai uccisa. Non ci saranno tracce e nessuno ti accuserà! Penseranno che sia passata dal sonno alla morte.
Ma che cazzo dici... tu sei sicuramente suo genero, il marito della signora Maria... bastardo! Vuoi liberarti degli impicci non è vero? Vaffanculo... domani dirò tutto a tua moglie, e me ne fotte un cazzo se dirai ai quattro venti quello che sai di me!
Attenta Annalisa... stai scherzando col fuoco. Ti osservo sai? E smettila di gesticolare. Facciamo così: ti do tempo sino alle quattro, ho il pieno controllo su di te, e se ammazzi la vecchia ti lascerò tranquilla. Oltre le quattro, ammazzerò te!
Non ci casco stronzo! Perchè poi dovrei ammazzarla la vecchia...
Per motivi miei cara. Ma lo sai che sei bella? Certo che una pompa me la farei fare da te. Beh, fai come vuoi, io ti osservo, e se vuoi confessarti, in alternativa all'omicidio, puoi usare il mio numero.
Ma vaff...
Click...!!!
Annalisa, rimase imbambolata. Stavolta era stato lui a chiuderle il telefono. Controllò ancora il suo cellulare: porca merda... era scarico del tutto e non aveva il carica batterie con se. Poi, fece un giro minuzioso per la casa, controllando ovunque e persino sotto le sedie se vi erano micro telecamere, e quando si stancò, si trovò combattuta. Quel maniaco mi ha chiesto di confessare.
Riattaccò il telefono alla presa e compose il numero.
Finalmente...!!! Allora, Annalisa, ti sei decisa a confessare?
Se lo faccio, mi lascerai tranquilla?
Dipende dalla confessione cara! Se mentirai, no! So tutto di te, quindi, evita di dirmi minchiate. Se proprio non vuoi confessarti, allora, ammazza la vecchia!
Devo pensarci rispose la ragazza!
Ok, tempo sino alle quattro, poi ti ammazzerò...continuò ancora a dire quel maledetto dalla voce strisciante e roca. Infine, chiuse!
Annalisa, rimase a pensarci. Pianse! Non aveva via d'uscita.
Guardò la vecchia che dormiva e quel sondino naso-gastrico. Che cazzo di vita sta facendo, pensò! Piena di piaghe poi... non può nemmeno girarsi. E pensò anche, che in fondo, se una santa morte l'avrebbe colta, sarebbe stato un sollievo per la donna. Poi, riflettè sui suoi peccati. Che doveva dire a quel bastardo: che sottraeva soldi al padre dalla tasca dei suoi pantaloni la notte?
Che faceva la cresta sulla spesa?
Che aveva fatto sparire alcuni oggetti d'oro degli affetti personali della famiglia, per venderseli ad uno di quei tanti negozi “Compro oro”? Che non poche volte si era prostituita per soldi?
Già! Forse è uno dei miei clienti, pensò. Ma che dovevo fare...
Come cazzo sbarco il lunario se questo governo maledetto ci ha messi tutti alle ginocchia...
Tre volte era andata da alcuni pensionati, trascinata da amiche che ci erano già state: e per la modica somma di 20 euro, li aveva deliziati con la bocca. Da qualcuno, si era persino lasciata toccare, e questo, era una routine che faceva tre volte a settimana ad ognuno, per mettersi un centone o anche 150 a settimana nella borsa. E a quel ragazzo che aveva menzionato il maniaco, lo aveva fatto gratis perchè gli piaceva.
Vero che aveva sottratto la camicetta ai negozi “Terranova”, come era vero che aveva alterato il suo curricula. E chissà se non sappia anche, che ho causato due sinistri con la macchina di papà e non ho detto nulla perchè sono scappata. Papà trovò il danno all'auto e imprecò al vento, prendendosela con il governo che non puniva abbastanza i delinquenti. Gli venne anche un attacco di cuore e fu portato in ospedale.
Diverse volte, fu presa dal prendere il cordless e confessarsi con quel bastardo, oppure, staccare la spina alla vecchietta.
Poi, vinse la sua audacia, e mandando affanculo il bastardo, ebbe un'idea: prese una bottiglia di birra dal frigo, la aprì e gettò il contenuto nel lavandino. Poi spaccò la bottiglia e disseminò i vetri per terra, vicino alla porta e alle finestre, e ancora, mise delle sedie in contrasto con delle scope e ramazze, in modo che, se il bastardo provava ad entrare, avrebbe fatto rumore. Afferrò un grosso coltello dalla cucina e se lo tenne a portata di mano.
Rientrando, vide la nonna sveglia.
Vuoi dell'acqua le disse?
Non ottenendo risposta e vedendo che la fissava, prese il bicchiere dal comodino e l'aiutò a sorseggiare. Poi, la vecchia, richiuse gli occhi. Guardò a lungo la vecchietta e il cuscino. La sua anima era divisa tra la folle proposta e quella di avere un gesto di pietà. In fondo, avrebbe aiutato l'anziana signora a non soffrire più, e la linea di farlo o non farlo, era davvero sottile. Diverse volte , fu tentata ad essere decisa a compiere quel passo, ma la sua coscienza glielo impediva, e con questo andare, il tempo scese alle tre di notte. Alla tv stavano dando un vecchio film di De Sica in bianco e nero, e in tutto questo tempo, il telefono, rimase muto.
I suoi occhi si stavano addormentando e, nonostante cercava di tenerli svegli e i brividi di freddo la stavano provando, strinse forte nelle mani quel coltello. Si stava chiedendo come poteva penetrare in casa quell'uomo, e se lo avesse fatto dalla porta (sempre sospettando nel genero della vecchia, con dei doppioni di chiavi), si sarebbe fatto male provocando dei rumori. Allora sì che lei avrebbe accoltellato lui.
Più tardi, avvinghiata in quella poltrona, mentre stava per abbandonarsi nel terpore che l'avrebbe condotta al sonno (per ben tre volte, la testa si era abbandonata su di un lato e altrettante volte, aveva spalancato gli occhi, provata dal freddo)... nel silenzio assoluto, la tv era accesa ma muta, giusto per farle compagnia e dare l'idea a chi la stesse spiando che fosse sveglia, lo squillo del cordless la riportò nell'amara realtà.
Brividi in tutto il corpo la percorsero, e il suo orologio al polso, segnavano giusto le quattro.
La voce, sempre più concentrata nella sottospecie d'asma e cadenzata come nei serial killer televisivi, cominciò a dire: Il tempo è scaduto Annalisa! Ora verrò da te e ti ucciderò. E' inutile che hai disseminato vetri di bottiglie ovunque e messo sedie sparse per farmi inciampare. Entrerò come polvere e mi materializzerò davanti a te, e quel coltello che hai tra le mani mi fa ridere.
Cosa credi di poter fare davanti ad un ombra: davvero credi di poterti difendere?
Smettila bastardo! Ma che ti ho fatto poi... lasciami in pace!
Annalisa... Annalisa... ti do l'ultima possibilità: confessa o ammazza la vecchia...
Pur combattuta e intimorita... quell'uomo la stava spiando in tutto e sapeva molto di lei... vinta dalla parte malvagia, con l'altra mano prese il cuscino e lo mise sulla faccia della vecchia tenendolo per poco e pressando. Poi, presa dal terribile rimorso, fece cadere il cordless e il coltello e fuggì in bagno piangendo e vomitando.
Non posso farlo... no... non sono un'assassina... ripeteva singhiozzando, mentre era china con la testa sul water e le ginocchia piegate sul pavimento. Gli attimi in cui vessava il suo stato furono veramente drammatici, poichè passavano dall'azione compiuta al pentimento. Poi, versata anche l'anima in quella tazza, si alzò, e dietro di lei, la sagoma di un'ombra la fece restare immobile. Tremando tutta, e girando il capo, gli occhi puntarono ai piedi per alzarsi lungo le gambe, il corpo e il volto. Davanti a lei, la vecchia, in piedi e con il coltello in mano, il suo, che aveva lasciato cadere. Hai fatto male a non ammazzarmi, disse la vecchia!
Non ne posso più di fare questa vita da vegetale. Non ti sei nemmeno pulita la coscienza.
Ora dovrò cercarmi un'altra ragazza.
Con gli occhi sbarrati e pieni di paura... tutto aveva pensato, fuorchè che il bastardo che la vessava era già in casa nella personalità di quella vecchia... Annalisa non ebbe nemmeno la forza di gridare, poiché la lama vibrante nella mano dell'anziana donna in camicia da notte, fece scendere il buio su di lei.
Ohi... ma... mi stai ascoltando?
Dico a te... ci vuoi andare a fare la dama di compagnia... le stava dicendo Giulia, scuotendola per le spalle per strada.
Ma che ti ha preso... Vuoi rispondermi?
Eh? Io... io... No, scusami Giulia... è che avevo preso un altro impegno, e me ne sono ricordata ora, mentre mi parlavi.
Annalisa andò via ancora scossa, lasciando l'amica sorpresa e pronunciando... fanculo ad anima, che mi mette i brividi con i suoi racconti e mi fa suggestionare talmente da farmi entrare nella scena.

Andrea Iaia


Tutti i diritti sono di proprietà riservata.

domenica 16 settembre 2012

Lalla che torna...


E' passato l'inverno e...
che bello... c'è Lalla che torna...!!!
E' come la pioggia che cade in qualunque stagione,
un arcobaleno che dolce compone
una lunga armonia
dove il silenzio
prende a fare all'amore con le emozioni.
Lalla che torna...
e non sembra poi vero
che un giorno è partita
per cercare l'anima persa
o forse chiusa come un messaggio
dentro il vetro di bianca bottiglia
per arrivare in sponde lontane.
L'avrà presa chi le somiglia,
oppure un gabbiano sopra le onde
in una certa tempesta
per farne coraggio in quella voglia che lotta
e non smette di avere paura.
Lalla che torna...
è sempre una festa
dove il cuore si allarga
e cerca risposte.
Voglio vederla in punta di piedi
mentre entra nel mio e mi offre la mano...
per sussurrarle che anch'io amo quel buio
che ogni tanto mi chiama.
E' passato l'inverno,
e mentre gusto il suo quiete ritorno
chiamo tutti e dico un po' sotto voce...
venite a vedere...
fuori... c'è Lalla che torna...!!!

Andrea Iaia

Profumo di domenica

Ci sono paesi...


Ci sono paesi molto lontani
che possono essere visti solo nei sogni...
dove il traffico non esiste,
e che al risveglio...
odi le voci attraenti
della natura e i suoi cambiamenti.
Paesi in cui la barba non cresce,
dal profumo di torta di mele 
appena sfornato
e quello di un fiore
e di una bocca di un bimbo che nasce
e di un cucciolo che gira ai tuoi piedi
affamato.
Altalene che salgono
per farti vedere cosa c'è oltre la testa
e rondini attorno
che volano in alto e fan sempre festa.
Biscotti di forno e marmellata,
foglie di timo e querce imponenti
dal fusto viziato dai girotondi.
E il vento che lieve accarezza la pelle,
l'odore del mare
e la danza di verde betulla.
 Posti molti più divertenti
che l'uomo non vede
quando è chiuso dentro al suo io
e di quello che poi s'è cucito addosso.
Perché sono dentro di noi 
e non dobbiamo percorrere alcuna distanza 
per esserci dentro 
senza chiederne il permesso.

Andrea Iaia

sabato 15 settembre 2012

Femmina fatale


E' così che t'immagino nelle mie trasparenze...
fuoco ribelle che accendi la notte...
musa che ispiri il vento sul corpo...
l'odore di pelle
mentre la bocca assaggia la carne
e il brivido delle tue mani 
è sopra alle mie spalle.
Femmina dalle maree... 
improvvise di onde sulfuree...
che riesce a inondarmi e a ubriacare la mente,
e sconvolgere in modo un po' disadorno
il tempo nella leggenda.
Seppur voglio darti un nome,
quello migliore sarebbe il mio stesso
perché guardo il mondo un po' capovolto
nella somma del bene e del male
ambiguità forse brutale.
Ma ti sogno mentre accarezzi
la parte integrale di me allo specchio...
illegale furto forse sleale 
nell'unione dei sessi.
Femmina estrosa e fatale
che ingoi la notte 
mentre il freddo del mio temporale
si scalda in gesti brevi e sensuali.
T'immagino in questa sequenza,
 mentre il fuoco che avvampa e mi arde
mi consuma nella coscienza.

Andrea Iaia

Ancora cinque minuti


Su di me la strana danza delle parole...
la voglia di dirti... 
stiamo assieme ancora...
 cinque minuti...
soltanto cinque
per essere dentro quel desiderio
di non lasciarti
e di confondermi
nel tuo odore di pelle
che mi divora.
La danza è una strana magia
che riesce a scacciare
le mie malinconie,
ma anche a rubare attimi di eterna follia.
E se nello specchio 
rivedo me stessa,
so che davanti ho ancora il tuo corpo
mentre mi abbraccia per un addio.
Ed è allora che dico una formula strana,
quasi un sussurro
di una donna che ama
che non vuol perdere nemmeno se stessa.
Ancora cinque minuti...
soltanto cinque...
per sperare che accada qualcosa
e che non mi lasci la mano adesso.

 Andrea Iaia


Maschere

 Maschera veneziana di Valeria 

Strana guerra tra poveri,
dove l'identità è violata dal frutto d'inganno
e si ha la voglia di essere 
quello che dentro non c'è.
Cancellare un ritratto,
rinnegare se stessi
anche se il trucco non copre il dolore
è come un pasto senza il sapore
lungo il viale dell'esistenza.
Ho cucito ferite,
rinnegato le scelte,
e ora mi trovo in quella distanza
tra anime mute e raccolte,
che camminano in modo così disinvolte...
e per ogni esigenza...
una maschera aggiunta sul volto
che è quella che fa scena madre sul palco.
E se si sta bene,
diventa una faccia intrigante
senza essere per niente osceno.
Le maschere in fondo, 
non sono quelle che infine mettiamo,
ma quelle che vengono fuori
quando non sappiamo nemmeno chi siamo.

Ci vuole un sorriso,
e la maschera adatta non è sopra il viso
ma dentro quell'anima 
che fredda accetta
la forzata esistenza dell'altro.
Ho già sparecchiato
la lenta sequenza di un tempo
e mi son trasformato
in giullare di corte.
Ma forse, il trucco è anche un po' forte
per chi non accetta di essere scelto
e vuol fare la vita di un altro.
C'è chi vende il suo corpo sopra la strada
o cerca qualcuno in un certo degrado,
e c'è chi illude la gente
amante del falso
e di condizioni così stravaganti.
Ma ci sono maschere per ogni evenienza,
sorrisi finti ed un volto
che è solo nell'apparenza...
e smettila infine di dire
che è per convenienza:
le maschere non sono quelle che indossi,
ma quelle che vengono fuori
dalle false promesse
e anche quando si dice...
mi dispiace, non posso.

Andrea Iaia

venerdì 14 settembre 2012

Vorrei raccontarti

sogno ritratto di George Corominas

Vorrei raccontarti
di un filo sospeso nell'aria
e di un giocoliere in punta di piedi
che cerca di non svegliare
quel sogno in cui crede.
Aquiloni nel vento
e palloncini in un giorno di festa
mentre dormono tutti
e il silenzio è dentro un abbraccio 
di un certo perdono.
Vorrei raccontarti della tempesta
che sembra passare per farti del male
mentre invece accarezza
la tua parte leale.
E di stelle cadenti,
luci nella platea come acque di mare
che specchiano il sonno
 di un fiore sul davanzale.
Vorrei raccontarti di uno strano teatro
dove la scena è sempre su strada...
del pianto di un bimbo
e un campanello che suona alla porta
e dona il riflesso di vita cancellando le ombre.
Vorrei raccontarti di una certa stanchezza
che viene poi vinta
dal bacio di un dolce mattino
mentre la nebbia nel cuore
poi si dirada.

Andrea Iaia

Una qualunque

elian1: "L'amore è al di là di una delle due condizioni:. senza primavera, senza autunno, è sempre fresco" ~ Rumi (immagine via crescentmoon)

E' come strapparsi l'anima
nel velo squarciato
di un ricordo vagante,
nelle ombre di donna
dallo sguardo un po' assente
mentre cammina scomposta
tra mura di casa.
Ti ho rubata al ciglio di strada
in mutazioni genetiche
di femmina e madre...
ma anche di sconosciuta,
una qualunque, che lava il mio volto
in candide acque...
e ho baciato i tuoi seni
confondendomi dentro quel vino
che inebria gli occhi
mentre scioglievo gli umori
su lingua assetata della tua bocca.
E ho violato la tela che mi separava
da quella coscienza che sotto
di me implorava di farle più male,
nella notte di stelle e brillanti,
sino al mattino,
quando l'ho vista uscire dalla mia mente.

Andrea Iaia

Venezia dentro la pelle

pittura romantica di Richard S. Johnson contemporaneo americano.

Ho lasciato gl'inganni nel salmastro canale
nel celato canto di forme sinuose
per essere pelle da accarezzare
in sponde gentili, 
dove il marmo distende
la sua armonia.
Venezia mi culla nel suo esoterismo
per svelarmi il segreto
delle sue acque.
Fantasmi che prendono vita
tra nebbie e vapori
insieme alle voci dei gondolieri.
E aspetto colui che valica il ponte
per confondersi con gli odori di forno
che si mescolano dentro al rituale
di un sogno...
in cui sono ad un ballo vestita di bianco,
ed un panettiere nel suo,
 stringe appena il mio fianco.
Un vecchio di mare
è forse un po' stanco
ed aspetta una certa signora
mascherata e vestita di nero
e... non è carnevale,
ma solo l'aspetto di un profilo normale
mentre parte un battello
per lidi lontani.
Venezia nascosta alle stelle
perché è lei che brilla sulla laguna...
storie inconsuete sotto la luna
e un violino che stride come un lamento
mentre un uomo guarda il mare seduto di fronte.
Rivede dentro i riflessi
la parte mancata del suo io dentro l'abisso
e vuole raggiungerlo
per fare la pace.
Ma qualcuno gli bussa alla spalla
e gli offre del vino,
spiccioli nel suo barattolo
mentre il cane muove la coda...
e la sua bocca ha il sapore di miele
mentre gli passo davanti.
Venezia confusa negli occhi di giovani preti,
le scarpe rosse scricchiolano sui marciapiedi
nel sensuale incontro un po' conturbante
di effusioni amorose 
e approcci un po' spinti nel fuoco di amanti.

Andrea Iaia

L'ultima scena

pittura espressiva sensuale di Gianni Bellini Italia


 Sono dentro la scena
di un finale un po' sorprendente
nella musica dalle sue cromature
altalenante.
E le luci di un viaggio crescente
fanno di me, una donna
che va ad un incontro galante
per sciogliersi dentro l'unico istante
in cui gli applausi
sono pioggia che bagna
il mio orizzonte.
L'ultimo acuto dell'ombra,
e poi il morire
nella lenta agonia di membra
che si consegnano al pubblico
per il pasto dei sorrisi negli occhi.

Andrea Iaia

Armonici incontri

Oltre il velo

sensuale fiore rosso-by rusik barusik

Oltre il velo di tenda
c'è il volo dei sensi
nel magico sfondo di mondo.
Un lui che non viene
e che resta nei sogni
nel replay di un giorno
come viaggio di un cigno
su alture e maree di donna.
C'è il miraggio di un'oasi
nel deserto del corpo,
dove lui beve a piccoli sorsi...
e la notte sensuale 
dilagante e appagante
dalle ombre sui muri
che mimano orgasmi
e sciolgono note di strana poesia.
Oltre il velo di tenda
c'è la spiaggia dove arenare
le onde sensuali
di voglia feconda
e sentirti ancora mio.

Andrea Iaia

Solo un sorriso

auto-Xpression: JUST A copyright SORRISO © giugno FERROL Tutti i diritti riservati Non piangere per un uomo che ti ha lasciato, il prossimo potrebbe cadere per il tuo sorriso - Mae West

Solo un sorriso
nelle vaghe apparenze
dove la mente gioca a nascondersi
nelle sue trasparenze
che giovano all'anima.
Come un viaggio dentro la storia
per fermare momenti
di sfocate impressioni
e trasformarli
in insolita gloria.
C'è il sorriso di madre e di donna
inquieta nella sua bruna
a dipingere i volti di radura opportuna
per essere dentro l'ambita fortuna...
e quello di ladra di sentimenti,
e di voglie adagiate
nel bianco dei suoi docili appunti.
Solo un sorriso
basta a scioglierti dentro
come un cioccolato su lingua tremante...
che gusta il sapore di vita innocente.

Andrea Iaia

Pallida luna


La quiete, lungo il percorso di sabbia
dove marea si alza...
e la luce di sera 
attraversa gli occhi
per sedurre il dolce pensiero
di essere dentro
la sete d'averti.
Pallida luna
che strega innocenti coscienze
al silente momento di ognuno
che cerca di essere dentro nell'altro
come ago nella sua cruna
per cucire un viaggio 
fatto di sguardi e intese
nel sorso di bocca
dove giace se stesso.

Andrea Iaia

Fugace incontro


Fugace incontro dove entrambi
ci siam riconosciuti
in quello strano momento
dove un attimo prima
eravamo due sconosciuti.
Ti ho chiesta se mai ci siam visti
da qualche altra parte,
mentre bevevi un caffè
a sorsi più corti
cancellandomi il mondo
con il tuo odore di fresco e di forte.
Può darsi che sia accaduto 
davvero in altra vita,
dove magari uno di noi 
nelle braccia dell'altro
alla fine è finito...
risposta breve e lampante
come se stessi giocando a carte scoperte.
E ne è valsa la pena sognare un albergo
in un tempo remoto
 magari negli anni cinquanta...
dove il cameriere bussa alla porta
per un drink un po' interessante
mentre tu ti prepari
ad offrirmi il tuo corpo.
Un fugace momento,
dove un uomo poi si ritrova 
a sognare un incontro
mentre vede una donna seduta 
in un bar del centro.

Andrea Iaia

Il viaggio (Racconto)


Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream... 
Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream. 
When I want you in my arms... 
Dream, dream dream... when i want you...
in my arms, when i want you... cantiamo, io e lei in auto... una vecchia canzone degli anni 70' che danno alla radio, e il magico mondo di quell'epoca è proiettato nelle nostre menti. Gli Everly Brothers, fratelli gemelli, che si confrontavano con gruppi melodici americani dello stampo dei Doors e altri mostri sacri negli anni dei grandi concerti, dei festival, del grande referendum vinto sul divorzio e dove in Italia nascevano le radio private e si diffondeva il consumismo, mentre altrove, vi era l'orrore di una guerra in Vietnam.
L'America nel bene e nel male, grandi contrasti e proteste... giovani studenti che volevano cambiare il mondo. Dream, dream dream, appunto il sogno.
Anni in cui si sviluppavano i movimenti femministi e tutti gridavano... libertà, libertà, libertà da tutti i tabù, dalle immagini ai costumi tradizionali, e la musica, da pacifista diventava politica, innovativa, di ricerca delle sonorità e delle nuove forme di espressione. E da noi nascevano PFM, Banco del Mutuo soccorso, Area, New Trolls, Le Orme e musicisti come Guccini, Venditti, De Gregori, Dalla, che pubblicavano i loro album più impegnati e più belli, mentre nel sud, la musica diventava etnica, ed emergevano i suoni mediterranei di Napoli e dei suoi musicisti. Ma il sogno americano era sempre dietro l'angolo, con le ballate do Joan Beaz e Bob Dylan, e questa canzone che stiamo cantando io e lei, compagni di quella generazione, ci riporta di colpo all'immagine di noi ragazzi che cercavamo il paradiso utopistico.
Sto lasciando guidare a lei perchè mi piace guardarla e il suo modo di concentrarsi. E anche perchè le sue belle gambe, lasciano scoprire quel tanto di gonna sopra le cosce nei moviventi freno, frizione, marce e ripresa di accellerazione. Sarò pervertito di mia moglie, ma è mia moglie, e quando siamo assieme, tutto di lei è dentro di me.
I bambini, Tommy e Sabry sono sul sedile posteriore e stanno dormendo, sono le cinque del mattino e siamo partiti un'ora fa per le vacanze.
Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream... ... continuiamo a cantare, mentre ci sorridiamo e il paesaggio scorre con quegli effetti d'aurora già avvenuta nel cielo sopra di noi, e dove l'alba sta prendendo corpo e la brezza ci entra persino dentro le nari. Davanti a noi, un palcoscenico che si apre, col cobalto che tende a sparire nell'arancio spettinato, per far posto all'azzurrino, che poi diventerà celeste per una nuova giornata di vita e di sole. Siamo partiti per questo, per vedere gli effetti speciali del risveglio. Per vedere dipingere su tela invisibile, ciò che il pittore divino sta improvvisando e per quelle meritate vacanze che ci aspettano. Ma anche per essere a mezzogiorno, ora di pranzo a destinazione. 
L'ora in cui siamo è quella in cui i bambini sono tranquilli, e andando verso il nord, il sole ce lo lasciamo alle spalle, e faremo lo stesso al ritorno: partiremo verso le cinque di pomeriggio, in modo che il sole sia sempre dietro di noi e per essere a casa intorno alla mezzanotte. 
Vacanze intelligenti e settembrine, dieci giorni appena per un poco di montagna, giusto per ossigenarci e affrontare un autunno ricco di speranze. Tanto, il mare lo abbiamo appena goduto.
Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream... io e lei giochiamo d'intesa e sogniamo le cose passate, quelle a cui speravamo e che hanno preso una piega diversa. Lo facciamo scuotendo la testa al ritmo di questa canzone, mentre un TIR ci sorpassa e ci stringe, facendoci dimenticare quanto è stronzo.
Ci guardiamo un po' presi da quello spavento, lei sa che d'istinto la mia bocca produce un vaffanculo a te e... indirizzato all'autista di quel TIR, ed è per questo che allarga la bocca con un sospiro e m'incoraggia ancora a ripetere... drea-ea-ea-ea-eam... dream, dream, dream... drea-ea-ea-ea-eam. 
Che donna! Riesce ad ammansirmi solo con gli occhi, e io credo abbia un potere speciale.
Viaggiando ci si parla, e gettando ancora un'occhiata ai bambini, le sussurro: ti amo sai?
Lo so, mi dice. Ci siamo dati gli anni migliori dopo essere cresciuti assieme dai banchi di scuola ai primi timidi appuntamenti per strappare baci rubati. Le feste in casa degli amici, la domenica sera, ci hanno permesso di stare abbracciati, data la rigidità dei suoi genitori nel farla uscire. E quando l'accompagnavo, nel portone di casa strappavamo un'altra mezz'ora, e alla fine, te ne andavi sempre con quel rossore violaceo dei miei succhiotti sul lato di gola, dove poi, aggiustavi i capelli per non dare a vedere ai tuoi, le dico, mentre mi sorride arossendo. Ha ancora quell'aria da ragazzina, nonostante abbia quarant'anni, ed è per quell'armonia che me la godo. Ma quegli occhi così sorridenti si sbarrano di colpo: lo stronzo che guida il TIR davanti ha frenato noi siamo troppo sotto. L'angoscia... un grido e... finiamo d'impatto sotto il rimorchio dove il muso dell'auto si accartoccia, i vetri si frantumano e nonostante le cinture che ci tengono inchiodati ai sedili, finiamo sbalzati in avanti e incastrati nelle lamiere. L'impatto è terribile! 
Anche se gli air-bag sono esplosi, lei è riversa sopra quello che resta di un volante e di un cruscotto. Ha il piantone nel petto e il suo sangue gronda dallo sterno al braccio desrto finendo nell'abitacolo. La sua testa è piena di vetri e c'è sangue che cola anche da lì.
Anch'io ho un ferro nel petto, è un pezzo di lamiera del rimorchio e stranamente non sento dolore. Ho difficoltà a respirare e non posso muovermi. Vorrei gridare, ma un altro impatto dietro di noi, mi ribalta ancora in avanti stringendomi ancora di più, sino a farmi sentire qualcosa che esce dal corpo. Un'auto è entrato col suo muso nel nostro bagagliaio. 
Penso ai bambini. Nooooo...!!! E intanto, vengo scagliato fuori, dove batto la testa al guard raill e finisco in un fossato. Dio mio... Laura... i bambini...
Vorrei fare qualcosa, ma con enorme stupore, mi vedo ancora in auto, con quel pezzo di lamiera di rimorchio nel petto, spiaccicato al cruscotto, e lei, accanto, riversa e piena di sangue, col piantone nello sterno e il cranio fracassato. I bambini, morti sul colpo, schiacciati e uccisi dal frontale dell'auto penetrata nel bagagliaio, e dietro di quella, un ammasso di auto, tutte finite addosso a quelle davanti a catena. 
Non riesco a capire: sono vivo, eppure, sono lì, riverso e inerme. Cerco di fare qualcosa, liberare le cinture, ma la mano oltrepassa la materia. Ho paura e sono morto, mi dico. 
Ma se sono morto e sono un fantasma, come mai non vedo quello di mia moglie e dei miei bambini uccisi anche loro... Che sta accadendo...
Un ragazzo, venti/ venticinque anni all'incirca e in divisa militare, quella mimetica però, mi pone una mano sulla spalla. Mi chiede se sto bene.
Come fai a dirlo, se oltre vi è un ammasso di lamiere contorte gli dico... e se davanti abbiamo un inferno. E come se non basta, l'auto adesso sta prendendo fuoco! 
Vieni via mi dice... e vedo diverse persone che si stanno prodigando con gli estintori dei loro abitacoli, quelli sani, a spegnere le fiamme. Fanno quel che possono, ma... chi sei, gli chiedo. Tu riesci a vedermi?
Certo che ti vedo! Vieni via dai... ci pensano gli altri ad estrarre i corpi.
Ma... ma... non vedi che sono morto e il mio corpo è lì?
Morto non lo è mai nessuno mi risponde ancora. E poi, come può morire l'anima!
Già! Ma la mia anima è morta perdendo quel che avevo: la mia felicità, oltre che la stessa mia vita. Almeno avessi accanto quella di mia moglie e i figli.
"Tu cerchi un senso?
Ti stai chiedendo qual'è il senso di tutto questo e perchè è accaduto proprio a te? 
E' una domanda a cui ognuno deve rispondere a seconda di quello che crede personalmente e sente, o può sentire dentro, per trovare un senso o uno scopo al perchè si vive.".
C'è un tempo prestabilito amico mio, continua a dirmi, in cui sai l'inizio, ma non quando volge al termine, e nel percorso, al di la del decidere in cosa credere, il senso sta proprio in quella decisione che prendi. Non stavi credendo alle meritate vacanze? Non avevi posto le speranze in questo viaggio? Ecco cosa accade!
L'imprevisto è dietro l'angolo e non ti avvisa. Non ha pietà di nessuno e ne è comprabile. E allora si finisce di andare in dove stavi credendo.
Dovevo avere fede? Credere di più?
"Non si tratta di religione o di filosofia amico mio: gli esseri umani, quando si sentono messaggeri, portano frasi filosofiche agli altri. Citano Ghandi, madre Teresa di Calcutta e altri grandi per farsi vedere che hanno la sapienza o che hanno studiato, quando poi, non le applicano su loro stessi e si frantumano al primo disagio. Tu puoi essere religioso, ateo o agnostico... puoi credere in Dio, Allah, Buddha, Geova e in qualunque filosofia orientale, ma il tuo senso e lo scopo di tutto sta proprio in quel che credi. E se credi nel nulla, sarai nulla e finirai nel nulla. Adesso ad esempio, non c'è nessun senso del perchè sei qui. Ma, immagina un pescatore che getta la rete in mare: sa mica quali e quanti pesci prenderà? Di sicuro di varie specie e taglie. Così, oltre il blù del cielo: anche chi è ateo sa che deve morire, e dunque, una rete invisibile viene gettata per catturare ogni specie di umani, e che siano buoni o cattivi... all'inizio di una grande speranza o dentro... non ha importanza, quanto ne ha il ciclo della vita che deve continuare al di la se ci sei o no.
Adesso, ti stai chiedendo cosa farai e se esiste un oltre. Si lascia tutto amico mio, e oltre, ha la stessa incognita che avevi nel passato, quando eri proiettato nel futuro. Se ti si desse la facoltà di tornare indietro faresti quelle scelte che non hai fatto e non faresti invece quelle che hai fatto: modificheresti alcune cose, e allora si che non avrebbe un senso la tua vita. Che gusto c'è tornare indietro a rivedere un film già visto!".
Ma chi sei... e perchè hai quella divisa...
"E' per lo stesso motivo per cui tu sei vestito in quel modo. Dovevo rientrare a casa, era il mio ultimo giorno di missione, quando a Kabul c'è stato un attentato terroristico e mi sono trovato catapultato fuori dal corpo. Ma io ero preparato sai? Sapevo di stare in una missione pericolosa. Ha un senso questo... quando stavo aiutando la povera gente a pompare acqua dai pozzi per dare loro l'essenziale della vita?".
Allora siamo morti?
"E chi può dirlo: respiri no? Dico che siamo passati e basta: è questa la realtà!".
Guarda... stanno arrivando i pompieri per estrarre i corpi. Ci porteranno all'obitorio, però sono triste a non avere la mia famiglia accanto.
"Forse perchè loro sono ancora vivi. Non ci avevi pensato?".
No, ti giuro no. Ma allora... lei si dispererà. Dio mio, i bambini come cresceranno senza di me, del loro padre...
"Continui ancora a preoccuparti? Dimmi una cosa: quante volte ti sei preoccupato..."...
Sempre amico mio... e tu? Non pensi alla tua famiglia?
"Certo che ci penso: ma loro adesso mi ricordano dal mio lato buono e forse si avvicineranno alla verità. Dal canto mio, sono stato uno qualunque con i suoi difetti e peccati, e per dirla breve, non ero un santo. Ora, non so se c'è un Paradiso, un inferno o una via di mezzo, ma so che sono in pace e le mie preoccupazioni terrene sono scomparse!
Continuerò a stupirmi e a meravigliarmi di ogni attimo che vivrò in questa dimensione.".
Ma non hai per nulla considerazione della vita?
"Sì che ne ho. Penso che la vita sia un dono che non dev'essere sprecato, ma va vissuto giorno per giorno con le sue gioie e i suoi dolori cercando di viverla onestamente e il più possibile per trarne insegnamento da ogni esperienza e quindi maturare come persona senza dimenticare che la vita stessa è solo un passaggio. Una frase che mi piace dice: bisogna vivere nel mondo ma non essere mai del mondo, che vuol dire appunto, vivere la vita come un passaggio.".
Condivido le tue parole, vedo che sei saggio per essere un ragazzo. Come se tu avessi vissuto cent'anni. Ma non dovevo fare progetti? Parlo per i miei figli, un futuro per loro, mica si mettono al mondo e si lasciano così...
"Amico mio, le cose materiali del mondo rendono solo schiavi del mondo stesso e muoiono con noi quando viene il nostro momento. Quindi, qual'è il senso di cercare il potere... la fama, la gloria, i soldi.. sapendo che un giorno finirà tutto all'improvviso. Nessuno può aggiungere un giorno oltre il suo tempo, e se stai pensando ad un lascito per i tuoi figli, beh, loro si danneranno per competere con il mondo".
Cosa ne sai tu... sei sposato? Hai avuto dei figli?
"Una volta passato amico mio, sei nella verità e non puoi mentire. Essa è sempre stata dentro di te e certamente non l'hai cercata, ma soffocata con altri interessi. Così, appena raggiungevi un obiettivo, non ti basatava e volevi raggiungerne un altro. Errori ne ho fatti anch'io, e ora che le cose del mondo le ho lasciato al mondo, in me è rimasta solo la verità. Per questo, io te lo sto dicendo!".
Ma a che serve conoscere la verità quando non si fa più parte del mondo: sarebbe utile invece a correggere da vivo.
"La verità non la vuole nessuno perchè è scomoda e fa male. E' pietra d'inciampo. Solo quando emerge un fatto triste ti accorgi quanto sei vulnerabile. E puoi prendertela con il mondo, con il tuo dio, ma sei inerme, perchè quella verità è lì davanti a te e ti fa paura. 
La tua forza, quel che sei... quella corazza che ti sei costruito, si frantuma di colpo.".
E' questa la verità? Essere passati e aver lasciato le persone care?
"La verità è che ogni esperienza, ogni gioia, ogni vittoria, ogni sofferenza, ogni sconfitta che ognuno di noi affronta e vive nell'arco della sua vita, è fatta per mettere alla prova quale sia davvero il nostro concetto di fede. Sopratutto per il libero arbitrio in cui crediamo. Anche nel nulla, per l'ultima grande scelta da compiere, e cioè, in cosa credere. Vorrei aggiungere, che le cose che hanno e che danno veramente un valore sono proprio quelle cose che non hanno una forma fisica e che non si possono vedere con gli occhi e ne toccare con mano, ma che sappiamo che esistono, che possono salvarci o ucciderci dentro. Valori e sentimenti come l'amore, la libertà, l'amicizia, la condivisione, il perdono, il sacrificio... sono sentimenti reali e veri, più delle illusioni e le falsità delle promesse del mondo. Perchè le cose che abbiamo vissuto dentro di noi, sono vissute in passato, nel presente, e si succederanno nel futuro.".
Forse hai ragione amico mio, e... la verità la stai trasmettendo in me adesso. Ma se avessi la possibilità...
Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream... 
Ancora quella musica! E' quella che stavo ascoltando prima dell'impatto. La senti pure tu?
"Sì, e so cosa stai pensando, che non ero ancora nato e non ero presente nel tuo tempo. Ma so perfettamente cosa dicono le parole. Uno dei vantaggi dell'essere ormai passato è che conosci ormai tutte le lingue, poichè il pensiero stesso è un linguaggio universale. 
Esse dicono... quando ti voglio tra le mie braccia...
Quando voglio che tu e tutto il tuo fascino sia dentro di me... 
Ogni volta che lo desidero, tutto quello che devo fare è sognarti...
Sognarti..."...
Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream... 
Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream. 
When I want you in my arms... 
Dream, dream dream... when i want you... e di colpo... risento la sua voce di mia moglie che canta. Sto bene, mi trovo in auto. Stiamo viaggiando!
Lei mi sorride sempre cantando, e con un cenno del capo, mi augura un buon risveglio. 
Credo d'essermi appisolato al finestrino nel viaggio.
Già, propio così! Quella riunione di condominio mi ha fatto andare a letto tardi, e proprio la sera prima della partenza doveva organizzarla quello stronzo di amministratore!
Tre ore e mezza ore di sonno appena e la sveglia ci ha ricordati che dovevamo partire.
Volgo lo sguardo dietro... i bambini continuano beatamente a dormire e mi metto l'animo in pace tirando un sospiro di sollievo. Continuo a guardare lei e a cantare insieme a lei... 
Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream... 
Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream... mentre nel paesaggio che mi scorre dal mio lato immerso nel verde, una sagoma di un militare mi sta salutando.
Ciao amico mio... gli dico col pensiero. Poi, continuo a sorridere a mia moglie e a cantare ancora insieme a lei... Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream... 
Drea-ea-ea-ea-eam, dream, dream, dream.