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mercoledì 26 settembre 2012

Righe ingiallite su fogli d'autunno


"... La tua freschezza ha intriso
il mio tempo
come lo squarcio di un lampo
dentro la quiete...
che in veste selvaggia,
sui colli un po' spettinati
cattura la sera
nei vespri di un giovane prete."
... Una storia qualunque
le lettere giuste e raccolte
dentro una scatola
dall'antico profumo di latte e biscotti...
hanno sempre qualcosa da raccontare,
quelle storie di un certo passato
 che sciolgono cera scomposta 
come fossero lacrime
sulla valle dai dolci contrasti.
L'incenso che penetra in porte socchiuse
per varcare la soglia...
materializza un uomo che bussa una notte
provato e distrutto dalla sua sorte...
cadendo ai piedi di donna che l'apre
scordandosi tutto.
E il respiro del faggio indiscreto
conserva il ricordo di quel temporale:
bussarono ancora... 
cercavano un soldato nemico e bastardo...
e lei con in mano un forcone, 
giurò sul suo Cristo
che gli avrebbe fatto davvero un gran male
 se ci avesse provato almeno ad entrare.
E risero a lungo...
... quella donna è una jena
disse uno che ben la conosceva...
e mostrò ai suoi compagni
gli artigli dentro la carne... 
la sua, che nel fieno con lei ci aveva provato.
Ma quella donna aveva un cuore nascosto
sotto il velo di una stupida guerra...
e curò quel soldato, chiunque fosse,
poiché aveva soltanto vent'anni.
La storia narra stupide cose,
violenze su terre, ombre noiose
su pianure dell'uomo...
che dimentica il caldo profumo di mosto,
il canto delle cicale nelle sere d'agosto...
gli occhi di madre che perdonano tutto.
Quel giovane prete è figlio 
di quel soldato che ha sposato la donna
dagli artigli di jena,
e la quercia conserva l'antico segreto
nella luce del lampo di quella notte
che sulla terra ha gettato il suo seme.
Odori di sènape e intensa lavanda
nel fiocco che lega le voci di antica locanda:
sono storie immerse
dentro un bicchiere di vino
dice qualcuno,
ma io so che gli occhi di nonna
avevano il rosso di sera nelle pupille
 quando leggevo
 righe di lettere chiare e ingiallite
su quei fogli d'autunno.
Dev'essere entrato qualcosa negli occhi,
diceva poi stropicciandosi forte
al bambino vestito d'alunno.

Andrea Iaia

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