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giovedì 21 febbraio 2019

Capriccio sussurrato


Hai fame, 
mentre guardi una rivista patinata
in cui vi sono donne
che si saziano la gola in pose assurde
e in un capriccio sussurrato.
L'hai trovato così per caso,
celato sotto il naso
dentro a quel divano dove ora siedi...
donne denudate che placano la voglia
come cenere in un braciere
che arde lentamente.
E in quel calore,
precipiti nel desiderio d'immaginarti
in quella intimità perversa.
Si fa strada un peccato assai veniale 
dalla mente al cuore
sino ad un ginocchio, 
in cui risali con una mano
sulla coscia
per sentire il naylon della calza
al tatto delle dita...
nell'oscena situazione
in cui deglutisci a forza la saliva
e non sai resistere a quel capriccio.
Ti alzi e vai dove nascondi
la soddisfazione di quella solitaria voglia,
ed infili due dita nel barattolo di nutella
per avere in bocca 
quel piacere sciolto sul palato,
mentre ad occhi chiusi
sai che lo consumerai sino in fondo.
Il demone sa celarsi bene 
anche nella pubblicità di una rivista,
e sa come prendersi l'anima
di una donna assai composta,
sublimandola di un capriccio sussurrato.

Andrea Iaia


mercoledì 20 febbraio 2019

In quel cafè chantant


In quel cafè chantant
dove il rosso damascato
dominava sulle sedie e separè
per le voglie d'intimità...
ogni tanto sfumato
da giacche color panna
di camerieri impomatati
che si aggiravano tra tavolini dei clienti
con vassoi di bicchieri semi pieni
di cognac e pastiss,
si esibivano chanteuse
che facevano sognare
con la loro voce e gesti assai suadenti
borghesi e signorotti
in cerca di un espatrio per libertà.

Ufficiali di passaggio
a spendere il guadagno di una campagna
in decadenze e dissolutezze
per giacere con le femme fatale del momento,
e scrollarsi dalle divise
polveri in un deserto algerino...
si confondevano con nobili di provincia
e contesse lussuriose,
abituate ad oziare in un gazebo di un giardino
circondate da fiori e rose,
ad osservare la seduzione
per giacere poi a letto
con il giardiniere o lo stalliere
o con una chantenuse avvenente
che mascherava l'antico suo mestiere.

In quel cafè chantant,
la belle epoque dominava gli scenari
e i romanzi scorrevano
tra gli amori improvvisati
e le fughe di imprevidenti innamorati...
ballerine al trucco in uno specchio,
e impresari immersi nell'odore di tabacco,
e di lustrini e costumi,
giarrettiere più svariate,
mentre il sottofondo di un sassofono,
obbligava l'anima a sciogliersi
in champagne e mance alle entrause seminude
che vendevano al volo sigarette,
e un contrabbasso smuoveva il cuore
alle tette sotto il naso di dominati
da quel suono.
Come un gioco assai perverso,
ogni tanto, una ballerina metteva un piede
sulla coscia di un imbambolato spettatore,
obbligandolo a togliere il reggente profumato
ben tirato alla sovra coscia e quasi all'intimo,
con l'audacia di una promessa,
per spogliarlo poi in tutto,
persino del suo portafoglio.
Tra occhi sbalorditi e nodi in gola
dello sventurato,
che deglutiva a forza,
con l'ebrezza di essere un prescelto
non si capiva se era un'arte
o una rapina dentro un letto.

In quel cafè chantant,
in un andirivieni di colori ed ombre
intrisi nel fumo delle lampade,
nel momento in cui si consumava
il brivido dei sensi sciolto nel piacere
ed un sorso del contenuto in un bicchiere,
tra veli trasparenti ed il rosso di una bocca
della chanteuse del momento...
si materializzò una pistola
che sparò sulla fronte di uno spasimante
che non aveva mantenuto una promessa.
Gendarmi e militari invasero la scena
per arrestare quella donna,
ma sotto il trucco c'era un lui,
tradito e perso in una corsa tra i vicoli,
quasi al borgo di Parigi,
sfuggito alla cattura come un gioco di prestigio.
Lo trovarono in un canale della Senna,
trascinato dalle onde
di una notte di settembre,
con la bocca rossa e sfumata del suo rossetto
e le sopracciglia annerite dall'ombretto,
con una rosa tra le mani,
come una promessa d'incontrarsi
con il suo destino.

Andrea Iaia



martedì 19 febbraio 2019

Intimità ravvicinata


Assapori la dolcezza
e ti accorgi che la sensualità
passa attraverso una tazza di buon the...
e la dignità di donna vola
ad un paio di calze nuove
da indossare e mostrare
il buon gusto di un eleganza.
Vola a conoscenze immaginarie
da stupire e stupirsi
la coscienza...
attraverso un trucco più profondo
che nasconda diverse sofferenze 
attraverso gli occhi.
Inspiri il vapore di quell'infuso
mentre ti domandi 
se non è un fabbisogno di un'esigenza,
e intanto, accavalli la tua gamba
per lasciare la coscia libera sull'altra
e far spaziare la mente altrui
ad un'intimità ravvicinata.

Andrea Iaia

domenica 17 febbraio 2019

Il clown venuto dal nulla


  Palloncini colorati salivano al cielo
e in una fascia arcobaleno
da una finestra all'altra, nella strada del paese,
indicava: “Benvenuti forestieri alla festa di Santa Agnese”.
La Santa patrona aspettava la fine della celebrazione
nella Chiesa parrocchiale
per essere osannata tra le vie
in un'attesa abissale,
mentre rosari sgranati da suore
e impettiti signori pendevano
dalle parole di un Vescovo 
e un giovane prete nell'omelia.
Nel profumo d'incenso
donne con il capo velato
si battevano il petto per i loro peccati,
e ognuno stava spulciare la loro anima
di un qualcosa che al divino aveva indignato,
mentre fuori, un fiume di gente e la banda in attesa
aspettava la fine per iniziare la festa pagana.
C'era un clown con la faccia dipinta di bianco
e una lacrima che pendeva dagli occhi,
un pierrot francese che tra inciampi e cadute
non rideva nessuno
e sembrava invisibile a quei paesani
anche quando azzardava a far da giocoliere...
e raccontava storielle comiche che di punto in bianco
dagli occhi sgorgava acqua come fossero lacrime,
che quando pianse davvero,
la gente indignata lo scansò
per comprar oggetti e dolciumi ad un mercatino.
Quel clown era il padre di un bambino sepolto
che per devozione aveva promesso di fare il pagliaccio
davanti alla Santa patrona...
a suo figlio piaceva il circo e rideva... rideva...
finché non si ammalò di quel male peggiore
che chiamano tumore.
La sua lacrima agli occhi non era dipinta,
ma una preghiera rivolta al cielo
e sperava che almeno qualcuno ridesse...
e stranamente l'uscita della Santa meravigliò tutti:
Aveva le labbra schiuse come a formare un sorriso,
diverso da com'era posata in Chiesa,
e gli occhi lucidi verso quell'uomo vestito da clown.
Riconobbe nella Santa, gli occhi del figlio...
e tutti gridarono al miracolo, 
ma non capirono mai quel clown venuto dal nulla.

Andrea Iaia

sabato 16 febbraio 2019

Il suo, è il mio desiderio


Inspiro l'odore dei tuoi capelli
mentre la mano scorre sulla mia pelle
per quel contatto che accende il fuoco
del desiderio.
La tua bocca riempie
il mio petto nudo di baci,
e mi insabbio in quella voglia
ad infinite profumazioni
mentre l'ultimo bottone della camicia
si arrende e apre lo scenario...
in cui un mare si allarga al dolce sapore
di una bocca che diventa morbida seta.
Mi perdo a quel capriccio di donna
che vuole annegare,
i suoi occhi diventano sfere che sognano
gocce salate sul viso,
cerca l'amplesso!
Il suo, è il mio desiderio
in cui entrambi vogliamo rinascere
dopo che il fuoco diventa una brace.

Andrea Iaia

Al Cafè Venice...


La ragazza dell'hotel


Il centro storico

Mi addentro in un vicolo,
uno dei crocicchi di strada
che danno sulla piazza centrale...
è sera, e le ombre giocano 
ad animare forme accanto alla mia.
Nel silenzio, persino le scarpe fanno rumore, 
e le persiane sembrano
avere occhi dietro, che osservano,
anime celate che si domandano
chi possa rompere la loro armonia.
Sono straniero del posto,
e la piazza mi sembra lontana
nel groviglio di curve
che non sai mai chi puoi incontrare...
ho solo fretta di tagliare la strada
che porta spedito a casa mia,
ci passo di rado, ma solo in pieno giorno.
Il centro storico ha passaggi e misteri...
fantasmi sinistri e animali notturni
che ti seguono e ti mettono l'ansia
che ti possa accadere qualcosa,
è un angelo e demone allo stesso tempo,
che di giorno si trasforma in infinita bellezza.
Ma è sera. E mentre suoni di stoviglie
e calici che brindano 
ad una promessa di sposi novelli,
da un portone un uomo 
si allontana con fare sospetto...
e una donna in vestaglia 
con il seno quasi da fuori,
lo segue dall'alto della sua finestra
nel profumo di un peccato appena commesso.
Voci contorte dietro una saracinesca
che sa tanto di bisca,
e un personaggio inquieto che fuma
con la gamba all'indietro e sollevata al muro,
sta coprendo di certo qualcuno.
Allargo il passo per non ferire alcuno,
e mentre la luna si specchia lungo la strada
e il taglio di luce sembra indicare la via...
“Sei mia”, odo con un certo respiro affannato...
una coppia, sotto un arco di tufi argentati
interrompono le intimità segrete
e si nascondono al mio passaggio
per timore di essere visti.
Acerbi ragazzi si dividono qualcosa
sotto gli occhi di un insegna a luce intermittente...
vaghi pensieri di canne, 
o denaro guadagnato illegalmente,
mentre un gatto si avventa su di un piatto
comparso ad un angolo di muro,
da una mano che mi è passata dalla vista.
Sono straniero del posto
e i bisbigli corti e soffiati 
dall'aria sinistra che ingoio e respiro,
hanno sospetti di me, 
ignaro di quel mondo sommerso
che di notte si anima in modo perverso.
Il centro storico ha passaggi e misteri...
fantasmi sinistri e animali notturni,
che ti seguono e ti mettono l'ansia
che ti possa accadere qualcosa,
ma di giorno, si trasforma d'incanto
in infinita bellezza.
E' una specie di angelo e demone che ti cattura
e ti trascina dove sa che ti puoi incantare.

Andrea Iaia

In una locanda...

In una locanda
dove i sampietrini coprono la via...
a parte i tavoli vuoti
e una lampada a petrolio accesa,
c'è un cameriere seduto
ad aspettare qualcuno
e un cuoco annoiato
che quasi spegne 
la sua cucina a carbone.
“Stasera non verrà nessuno”,
borbotta in silenzio,
“Neanche un gatto a pretendere avanzi!”.
Verranno tempi migliori,
a quando i quarti di vino
facevano dimenticare i rancori
e i fagioli con cotiche
erano piatti eccellenti per una sana scarpetta...
con le donnine davanti alla porta
che attiravano clienti e un sogno impellente.
Ma mentre nell'aria si avverte
un freddo pungente,
una carrozza si ferma davanti
e scende un signore distinto
con tuba e pellicciotto...
e un monocolo all'occhio.
Sembra uscito da un altro tempo
e il cameriere si alza e lo invita a sedersi...
il locale si riempie di fumo
nell'oscuro dilemma
di cosa vuole mangiare.
Se la retorica vuole che assuma del cibo assai succulente
per uno che sembra 
abbia in tasca molte monete sonanti...
sul ponte davanti,
i lampioni si spengono
a quella foschia come un segno sinistro.
L'uomo è venuto per spegnere
la loro lampada accesa.
In una locanda
dove i sampietrini coprono la via,
tra i tavoli vuoti,
ci sono un cameriere ed un cuoco
che dormono con la testa reclina
in un sonno profondo.

Andrea Iaia

lunedì 4 febbraio 2019

Hotel "Amour"


Hotel "Amour" per folli innamorati
o per incontri clandestini
sulla via principale
di una caffetteria francese,
dove si confonde la voglia di un sesso sfrenato
con l'illogico sguardo
di una donna affacciata,
abituata al via vai di complici annoiati
del solito gusto di un fascino perso.
Stanze che sanno di alcove in vecchio stile,
con bagno in corridoio
e profumo di muschio che nutre le nari
mentre le mani carezzano cosce
che calzano seta per salire più sopra
sino a cercare il piacere in caldi sospiri.
La donna guarda la via,
dove gli sguardi sono abbassati
per non farsi conoscere,
e la caffetteria è un ingresso
dove tutti possono entrare in quel desiderio.
Ed immagina l'incontro
nella luce d'insegna che riempie la stanza
in un respiro smorzato da un bacio sul collo
per poi mordere labbra come fosse ciliegio maturo.
Hotel "Amour", stazione in cui i viaggiatori
senza bagaglio prendono un treno verso il piacere
e la donna affacciata sogna... 
sogna una cameriera ai piani che rifà il letto
dove lei ha appena fatto all'amore 
con uno appassionato sconosciuto.

Andrea Iaia

Le ragazze di Praga


Le ragazze di Praga
le ho viste sbocciare come rose
sui ponti in cerca di sorrisi,
innamorate delle vesti color pastello
e del silenzio per sfuggire a parole vuote
prive di senso.
Inebrianti e profumate,
sono muse di poeti
che cercano l'ispirazione
o di qualcuno, come incontro occasionale
per dipingere le loro emozioni.
E sedute sulle scalinate,
o distese sui prati
ferme ai pittori che ne fissano l'immagine su carta
lasciano intravedere meraviglie
per chi le osserva e se le gode da lontano...
sono sensuali e soavi
e io le ho scorte dentro un sogno
sotto l'ombra di aranci ancora in fiore
in sguardi densi che cercavano una carezza o un assenso.
Le ragazze di Praga, leggono molto per la cultura
e non restare indietro nella paura
di non saper raccontare la loro primavera ai figli dei figli...
altre, dietro pioppi, fanno all'amore,
racchiudendo sospiri tra le labbra affamate,
nei sensi che girano, mentre mani esplorano
sotto le loro gonne larghe di seta.
Le ragazze di Praga inebriano la mente
come fa il vino bianco sorseggiato per gustar le bollicine
ed hanno una sola stagione
per fare e disfare il brivido del gusto e il piacere.
Hanno diari segreti, e le ho viste mentre andavano a scuola,
erano già donne indorate di sesso,
come farfalle che ricamano un fiore
sino a riempirsi di nettare puro.
Le ho viste passeggiare mano nella mano
senza alibi e scusanti che fanno pensare a teneri amanti...
le ragazze di Praga sono libere,
e traspaiono alla luce in forme sagomate sui muri,
come se l'ombra lentamente poi li svestisse
per diventare complici di segreti e misteri.
Smettono presto
di giocar con le bambole di porcellana
per essere grandi o rinchiudersi in una vetrina
a catturare chi ha fame di sesso.
Mentre quelle che sognano,
si lasciano toccare le cosce da lembi di gonne
sino alla carne nuda oltre il naylon di reggenti
in una visione onirica di un risveglio all'alba
accanto a qualcuno che sa come colmare i loro desideri.
Sono tinte di meraviglie
e non si fanno riempire di illusioni e miraggi.
Colmate di luce
come quella lunare su terrazze all'imbrunire
smorzano pianti e sospiri quando si perdono
tra i gerani di una pensione
e sanno che c'è un letto che accoglierà la loro occasione.
Qualcuno scriverà con la bocca sformata
parole di velluto su carne e su labbra tinte di rosso...
le ragazze di Praga, hanno bagliori diversi
e sanno tenersi nel cuore un amore perduto
senza soffrire.

Andrea Iaia

domenica 3 febbraio 2019

Incontro soave


Bocca che emana suoni sensuali
che smuovono onde di un certo piacere,
come quelle che rompono argini
e fluiscono dentro la voglia
di prosciugare un alibi.
Profumo di un sogno
come quello di acchiappare la luna
e vestirla di luce soave
che incanta la dolce presenza...
è bella! Vestita d'organza
e ogni tanto, un respiro acerbo
emoziona l'ascolto,
lo seduce e l'imprigiona dentro il suo grembo,
come un alito di vento
che cerca di scompigliare il momento.
Le labbra s'aprono
in cerca di un tesoro nascosto
fra gli umori di lingua...
sogno di posare la mia sulla sua
come ad assaporarne un frutto succoso
che sa di ciliegio maturo
e sentirne odori lontani
di legno d'acero e foglie che danzano
su innamorati sul viale della stazione,
dove partono i treni
per stringersi forte
e baciarsi per darsi un addio.
E' una donna che ha già una sua vita,
incontrata per caso nella coda d'estate...
parliamo ad un tavolo,
su terrazza di un bar
davanti ad un vinello leggero
come i suoi capelli dorati,
nel caldo denso dei nostri sospiri
e occhiate che sanno di complicità.
Vorrei dare un senso a tutto questo,
ma mi trattengo ad un cenno d'intesa
e intanto inspiro l'odor di vaniglia
delle sue gambe sotto la gonna...
dove il pensiero s'illude di spegnere il fuoco.

Andrea Iaia