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venerdì 29 maggio 2015

Nel disco che mentre gira...

© Sebastian Malinowski

T'incantavi in quei tempi
che son stati importanti...
pomeriggi vissuti al fruscio di punta su disco
 che ti apriva una nebbia
in cui dentro c'era una scala di rose
in cui scendevi a graffiare la vita 
e risalivi con la faccia pulita
in quel bisogno di vedere 
una fanciulla che cantava allo specchio. 
E il ritornello era un meriggio fiammante,
una strofa lucente da bisbigliare a qualcuno,
magari con un sorriso dipinto
negli anni più verdi...
e chissà se c'era, anche distante
il pensiero di un figlio...
nel disco che mentre girava 
e tu, sbattevi le ciglia
al venticello leggero d'estate
che ti proponeva proposte indecenti
e fughe verso il peccato.
Riconosci te stessa
distesa tra le spighe di grano
aperta come un germoglio
e le gote più rosse sul volto di calda fanciulla
che stava per gioco sotto un uomo più grande
a spegnere un fuoco.
E mentre gira da un vecchio grammofono 
lo stesso disco che ha solcato il tempo, 
ti riporta al giorno dopo in cui gli hai detto: 
Io non ci riesco a dirti che t'amo.
E l'hai lasciato tornare al richiamo 
di un'altra cicala che canta
tenendoti il frutto del seme
in quella danza in cui ora rivedi
te stessa e lui in quel ipotetico figlio.

Andrea Iaia

lunedì 25 maggio 2015

Arruffata e solitaria


Arruffata e solitaria...
in questo dolce risveglio
rivivi il tuo sogno
ostentando la voglia
di tornare ad esserci dentro
per varcare la soglia
di ciò che hai lasciato in sospeso.
Erotica e folle...
in quel pensiero mancato
in cui hai voglia di dire...
Ho bisogno di te,
spremi le labbra con il tuo ardore...
e colora con dita ogni parte del corpo,
senza trascurare ogni centimetro
che deturpa questo bisogno
in cui sono scesa.
Perché come un'intrusa
mi vedrai più donna.
Arruffata e solitaria,
col seno ricurvo alla mano incavata d'uomo...
in quel disegno sensuale
del primo mattino,
sei pronta ad entrare dentro i suoi sogni
nel momento in cui hai ingrandito il desiderio
e ti vede più bella, più nuda e raccolta
come un nido che accoglie
la voglia di maschio.

Andrea Iaia

venerdì 22 maggio 2015

Acerbo sogno d'averti sotto la pioggia


Questa parte di mondo
dietro ai vetri rigati di pioggia
sa di acerbo sogno dove le anime viaggiano
su pieghe di seta
a cercare la parte più linda
dei loro confini.
E' come l'aroma del caffè che bevo,
che sale nell'aria a bucare il cielo
per confondere gli odori del profondo mistero
e farli cadere sotto forma d'acqua
nel ventre di madre terra 
a rigenerare la vita.
E c'è l'odore d'asfalto in contrasto con quello dei seni,
quasi a confondere la parte cieca
che misura il rumore
dentro il desiderio mai vinto
di essere sempre alla ricerca
di qualcosa che mi emoziona.
Queste righe sui vetri
sono dita che assaggiano il corpo
e scendono nella parte più bassa
a catturare la voglia
nella parte in cui mi vedo sotto la pioggia
bagnata e inzuppata come pane nel latte
a gonfiare il petto e trattenere il respiro
mentre ti abbraccio ed assaggio
le tue labbra che sanno di miele
ed accolgo il tuo fresco sapore
come conchiglia che accoglie
l'odore del mare.

Andrea Iaia

mercoledì 20 maggio 2015

Somiglianze


Hai aperto la finestra e fatto entrare il sole
nella stanza che ci ha visto far l'amore
tra pareti nude che hanno assorbito
frasi appese al filo di labbra, 
vinte dai morsi di quella voglia 
che ogni tanto ci prende.
E ora cambi le lenzuola
che ci han visti intrecciati
al suono di spasmi,
giocare a comporre con dita
origàmi di pelle
che hanno soffuso gli spasmi
mentre la luce fioca delle stelle
brillava negli occhi
nel graffiarci anche il corpo.

E indecisa se vestirti,
ne l'aggiustarti le calze
sulla sedia che ama 
accoglierti scomposta, 
un alito di vento solleva la tenda
e magicamente in quell'adolescenziale impero
che non finisco mai di scoprire
ritorna la sensualità di donna
fra quei tagli di pelle dove la luce scorre
come acqua su dune d'argilla,
e che bevo, dissetandomi appena,
preso da quella dannata voglia
di posare la bocca
sui tuoi bianchi seni.

Nella stanza, che era quella in cui dormiva di mia madre,
su quella sedia, c'era un vestito dismesso
e uno specchio dove lei intingeva la luna
sulle forme sensuali del corpo,
e pensavo ci fosse qualcuno
che non fosse mio padre a farle del male,
mentre invece,  
si riempiva gli occhi  
indorandosi il seno con sbuffi di cipria 
e poi si sedeva a tirarsi le calze. 
Osservo le somiglianze
di come il remoto torna in forme diverse a fare il presente
e di come vengo sedotto in questo taglio 
dove il desiderio ritorna,
e non c'è buco di serratura dal quale spio questa volta,
e ti tiro nel letto a cogliere il fiore
nella voglia intrigante
in cui il silenzio unisce e sigilla le bocche.

Andrea Iaia

giovedì 14 maggio 2015

Se tu mi vuoi...


Se tu mi vuoi...
posso aspettare e crescere
proprio come un seme
ben piantato lì,
dove ti emoziona forte il cuore,
per farti innamorare
di questo vento caldo della mia bocca,
che sa dipingere e gustare con la lingua
ogni centimetro della tua pelle.
Me ne starò in silenzio
per non rubarti il cuore a un'altra...
e aprirò le ali solo quando il desiderio
busserà più forte,
perché sono libertà da sognare
e per farti poi volare
su pendii che non hanno niente,
se non l'attesa di vedermi
all'improvviso,
e che mi spoglio a te davanti
in quel respiro corto
dove freme la tua voglia.

Andrea Iaia

giovedì 7 maggio 2015

Ti chiamano Coscienza


Mi parli.
Induci e sospingi
a valutare la mia vita
e a dare un taglio netto
a quel gioco maledetto,
in cui la ruota della fortuna
 gira sempre da una parte.
Mi dici che vedo non da quella giusta.
Ti chiamano coscienza,
ingegno del buon Dio
quando a soffrire e ad aver pazienza 
sono solo e sempre io,
e... potessi prendere il tuo posto
per vedere se fai poi quel filosofo di carta
che si strappa nelle ipotetiche soluzioni che proponi,
o magari piangi e cadi anche tu
sconfitto dalle stesse delusioni.
Che ne sai di come si soffre
e di come ci si riduce quando non hai niente...
sei coscienza di sale e sabbia
che scivola e si frantuma dentro la ragione
e la ricomponi avvolgendola di nebbia
per nasconderla poi dall'afflizione.
Mi proponi il bene
ed logico piantarmi il tuo delicato seme,
ma tu, non vivi dentro il male
e le concupiscenze di chi ti vuole in quel diavolo di mare...
e siamo fatti assai diversi,
persino nel venire al mondo, 
dove io, dal ventre di una donna
e tu, divinamente senza inganni.
Potessi scambiare il ruolo,
mi piacerebbe vederti navigare, 
piangere e frignare
o spiaccicarti al suolo
mentre ti consiglio di non farti mai catturare in volo
da quel rapace maledetto
che si nutre della morte.
Coscienza che resisti a stare dentro il mio vestito...
e me ne chiedo il senso
del perché devo passare per il fuoco
mentre tu rimani sempre casto
e non è giusto.
Te lo sei mai chiesto 
se bruciare un albero dal busto
non bruci anche quel contrasto
per il quale stiamo insieme?
Ora sai che tu esisti, sol perché esisto io.

Andrea Iaia

sabato 2 maggio 2015

Rimani...

“ RIMANI…”

Ho voglia di mescolare brividi
nel percorso di quelle voglie che mi prendono
quando non ci sei...
e la parte più difficile è contenermi,
perché predomina la femmina nascosta,
quella che nessuno immaginerebbe
conoscendomi come sono.
Rimani... 
sinché scema questa voglia
e Dio sa come vorrei
trascinarmi in un contesto
in cui farei di tutto
pur di averti a terra o in un letto
tremante come foglia.
Non aspetterò domani, 
che seppure è un altro giorno,
non sarebbe come ora lo farei.
E devi prendermi al momento
in cui divento un'altra,
e chissà poi, chi sarebbe quella giusta,
la famelica di sesso
o quella pudica, ma dentro un mostro.
Il bello è quel contrasto,
come un bianco e nero
in cui la voglia di averti dentro
è come un pasto che sazia la mia fame...
rimani allora, seppur in tenere sembianze 
d'immagini nella mente
in cui concentro spinte e pose indecenti,
mentre mi riempi del tuo orgasmo.

Andrea Iaia