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venerdì 14 settembre 2012

La scelta

Foto: LA SCELTA Ho sempre pensato all'ipotesi di un giorno in cui Dio si stanca di governare la terra.  Gli esseri umani sono  ingovernabili, irascibili, bigotti e fermi nelle loro idee. Sono impigliati in una rete di orgoglio ed è difficile che si smuovano quando credono di essere convinti di quello che pensano. Un ipotesi che all'improvviso una spada... scimitarra o un machete, che cazzo gli pare e... zac... spacca la terra in due. Metà affanculo e l'altra metà a restare come ammonimento. Se non ti comporti bene e non la finisci di essere falso, ipocrita ed egoista... ladro, menzognero e puttaniere... continuo a tagliare, ma a sorpresa, in modo che non saprai mai dove e cosa perdi. Mettiamo allora, l'ipotesi di una terra tagliata a metà: io di quà e tu di là. Bene: se ti dovevo qualcosa, ora è tutto azzerato! E sarebbe conveniente: niente più mutui da pagare, niente cartelle esattoriali o bollette che scassano la minchia... niente di niente!  Manco lo stipendio, poichè il datore di lavoro è finito di là.  Potrei allora andare al supermercato e scoprire che i proprietari avidi di denaro non ci sono, che le casse sono libere e le cassiere, addestrate ad essere stronze sono andate a farsi fottere, e dunque divento io avida nell'accaparrarmi tutto e dippiù, anche di cose che non mi servono, purchè siano mie. E potrei prendermi un auto nuova, fare benzina alle pompe senza costi e fare a meno dell'assicurazione. Tanto, se scasso l'auto, la lascio lì dov'è e me ne prendo un'altra. E se metto sotto qualcuno, chissenefrega! E potrei anche andare in banca a prelevare soldi che non sono miei. Sembrerebbe la ricetta della felicità, ma... che fine hanno fatto gli altri? Potrei essere io diventata come loro e trovarmi dall'altra parte, quella scissa e separata dalla parte sana. Chi può dire poi se uno e giusto, oppure no: Mah! So solo che la coscienza ce lo dice e sappiamo bene di fare qualcosa di irregolare quando ci capita l'occasione. E nelle relazioni sociali, siamo tutti bravi a costruirci una ragione. Erano le 21,50 e il treno che doveva portarmi a casa sarebbe partito alle 22,05. Chiamami quando arrivi, mi aveva appena detto il mio ragazzo, e... che cazzo ti chiamo a fare, ho pensato: abbiamo passato 15 giorni assieme di vacanze, sapevi che dovevo rientrare. L'ultimo giorno poi, non eri nemmeno tu e l'ho percepito persino dalla tua voce. Non sei andato a comprare cose speciali per sorprendermi. Persino la spesa, l'hai fatta a cazzo di cane. Per stare leggera nel viaggio hai detto. E mi è sembrato persino che tu stessi aspettando la mia partenza per togliermi dalle palle.  Ritorno alla normalità per me e per te, ed è per questo, che non te n'è fregato un cazzo di come mi sentivo. Nemmeno mi hai chiesto... sei stata bene con me? Oppure... rimani ancora dai... 600 km. non sono poi così tanti. Ecco allora il taglio di spada: alle 22,05 precise. Una lacrima finta... un mezzo sorriso e ancora... chiamami... Fanculo te e il telefono. Questa è l'ultima volta che ti vedo.  Il treno è partito. Ho lasciato quello che credevo felicità, destinazione normalità e banalità.  E la chiamano stress del rientro, quell'apatia di essere dentro le tue stesse cose. Tu fatichi un anno per goderti le sospirate vacanze, e quelle, passano in fretta e non bastano ad ossigenarti e a ricaricarti.  Il viatico contiene malavoglia di cominciare la routine, e scopri che non hai nemmeno voglia di tornare a casa. Un lavoro a Bologna, per me che sono del sud, sembrerebbe il sogno di tanti ragazzi che vogliono realizzarsi. Ma non è così. Riesco a malapena a pagare l'affitto e le spese. E mi resta ben poco. E a volte, salto persino i pasti. Ma c'è chi sta peggio e penso a chi non ha nemmeno un lavoro. Ho trascorso un mese di ferie. 15 giorni con i miei che non vedevano l'ora di vedermi dopo un'anno e 15 con il mio fidanzato che non è mai venuto a trovarmi. Un'occhiata al mondo virtuale nel cellulare... alcuni saluti agli amici di facebook... e una visitina alla pagina di quel minchione che si fa chiamare ora anima e ora animaccia. Riesce a farmi ridere quello lì, e confesso che mi piacerebbe conoscerlo proprio per vedere se è tale e quale a come si esprime nei racconti.  Mentre cercavo di immaginarmelo, ed ho davanti una foto simpatica con una maschera buffa, definendosi un marziano e cercavo di penetrare nel suo mistero, il treno ha cominciato a rallentare, quasi a distrarmi e farmi distogliere dal mondo virtuale, per farmi guardare oltre il finestrino: strano, era quasi l'alba. Una specie di sussulto, una scossa alla spalla, come a farmi assistere allo spettacolo della luce sul nuovo giorno e a volermi fare assaporare l'alba sulle acque ondulanti del mare bagnato di riflessi. Il profumo del mare e la brezza sono riusciti persino a penetrare dai vetri chiusi per farmi percepire il suo odore selvaggio. Ecco, meravigliata, volevo essere lì, sola, in quella spiaggia e in quel profumo di terra e mare messi assieme. Quante cose mi sono mancate! Non ho mai camminato a notte alta sulla spiaggia. E mai ho assistito al miracolo dell'alba! Non ho saputo riflettere! Ho pensato solo a divertirmi. 30 giorni da spaccare il mondo solo e perchè le ferie vengono una volta l'anno che mi hanno fatto dimenticare persino di pregare! E quell'odore salmastro mi penetrava così forte nelle nari, che volevo fermare il treno per scendere. Guardavo i riflessi luccicanti e i miei occhi si bagnavano di emozioni. Il treno ha preso a rallentare ancora per fermarsi ad una stazioncina di cui non sapevo nemmeno che esistesse, e dai finestrini potevo contemplare di quà il mare e di là i monti, in un miscuglio di odori tra conifere e salsedine. Il capotreno si è preoccupato di far scendere i passeggeri. Erano le 5,00 del mattino. Un guasto alla motrice ha detto. E subito si è sorbito i lamenti di tutti su un sistema che non funziona, proteste ecc. ecc. e fanculo a trenitalia. Ho preso la mia valigia e mi sono accodata agli altri in direzione di un autobus sostitutivo, e  mi sono accorta che man mano che camminavo, le persone davanti sparivano e in meno di 5 minuti mi sono trovata da sola. Improvvisamente spariti tutti, dissolti nel nulla. Persino il treno non c'era più, e dell'autobus, nemmeno l'ombra.  Davanti a me, soltanto il sole che si stava alzando dal mare con quel colore arancione.  Il mare pareva sorridere e brillare a quella maestà che si stava alzando. Volevo essere bagnata da quell'acqua. Essere dentro per gridare di esserci!  Poi, dove sono, mi sono chiesta! Improvvisamente, si era realizzato quello che desideravo: essere lì, senza sapere nemmeno che posto era quello. E dal mare è spuntato una sagoma. Un uomo che a bracciate stava raggiungendo la spiaggia. L'ho seguito dapprima come un puntino, poi, nella sua forma appena si è avvicinato. Appena è venuto fuori... mi ha detto... salve! Salve, gli ho risposto timidamente e con un mezzo sorriso. Che ci fa qui una bella donna come lei? Non lo so. Sono scesa dal treno. Hanno detto che c'era un guasto alla motrice e che dovevo salire su un autobus sostitutivo. Ma credo d'essermi persa. E lei? Non ha freddo? Nuotare al primo mattino... Oh, lo faccio sempre! Alle 04,30 mi butto in mare e raggiungo la spiaggia. Vengo dall'altra parte, ed è una cosa che desidero fare. Perchè poi quasi all'alba? Perchè poi dovrò affrontare il mondo, e non sapendo come mi andrà, almeno mi dico... ho realizzato quel che desideravo fare. Bella filosofia. Magari avessi io il tempo di fare quello che voglio. Poi, beh, io sono piena d'impegni, gli ho detto. La mia vita è scandita da ritmi: lavoro, appuntamenti, cartelle da sistemare... pratiche da elaborare e poi la casa da governare. Tutto ciò che mi fa dimenticare di prendermi un poco di relax. Ora non si deve più preoccupare, ha detto! Sono rimasta di sasso. Come non devo preoccuparmi... che significa... Significa che ora avrà molto tempo libero. Non l'ha capito? No, non l'ho capito, si spieghi meglio. Sei di quà ora. E prima eri di là (è passato dal lei al tu confidenziale). Ho cominciato ad avere paura, anche se quell'uomo era sereno e i suoi occhi mi davano una pace interiore. Non capisco, gli ho detto ancora... Il viaggio è terminato. Ora sei esattamente dove volevi essere. L'hai desiderato no? Confesso di si. Ma come sa lei queste cose! Non importa. Ora, tutto questo ti appartiene. E tu allora? Anch'io! Tutto questo è mio, e prima mi preoccupavo, ero infelice, ma ora, faccio quello che voglio! Vuoi dire che siamo morti? Il treno è deragliato e io mi trovo in un'altra dimensione? E tu sei un Angelo venuto al mio incontro? Oh, no! ... ha riso. E poi... non occorre morire fisicamente ha detto. Basta desiderare e morire interiormente! Ma allora, posso sempre tornare alle mie solite cose? Posso rivedere i miei cari? Certo! Basta chiudere gli occhi, desiderarlo e... sarai di nuovo tra le cose tue.  Ma devi essere sincera con te stessa: vuoi stare qui o tornare di là? E comunque sia, devi farlo con desiderio. E' il desiderio che realizza. A pensarci bene, voglio godermi quest'attimo, gli ho risposto! Bene, ti va di fare una nuotata insieme a me? Non gli ho detto di no, perchè volevo provare anch'io l'emozione del bagno mattutino. Non l'ho nemmeno fatto con il mio ragazzo. Ma, senza profferire parola, mi sono spogliata e  semplicemente in mutandine e reggiseno, ho preso la sua mano e ci siamo immersi nell'acqua dopo una breve corsa. Dio che sensazione! Abbiamo nuotato, e all'arrivo ad uno scoglio abbiamo riso di gusto! Ero felice di aver lasciato la valigia sulla spiaggia e di stare lì, con quello sconosciuto. Non so nemmeno come ti chiami, gli ho detto! E che importa... basta esserci, ha continuato a dire. E poi... non diciamoci nulla, godiamo solo di questi momenti. Siamo stati bene assieme, e si è comportato da gentil'uomo. Non aveva gli occhi al mio corpo bagnato, e non mi ha lumato le tette ormai trasparenti e visibili all'interno del mio reggiseno. Eppure i capezzoli erano un boccone appetitoso. Vedi, mi ha detto... ognuno di noi può tagliare e separarsi da ciò che rende apatico. Io mi sono accorto che andavo ad incatenarmi in cose che non mi rendevano felici, eppure avevo tutto. Sto così bene adesso, che vorrei non tornare più alla banalità. E mentre parlava, ho scoperto che anch'io non volevo più tornare alle solite cose. Sto bene qui, gli ho detto! E abbiamo parlato ancora e a lungo. I suoi occhi erano magnetici e mi davano gran sicurezza. E non so se era per il torpore dei raggi del sole che carezzavano la mia pelle bagnata o una mia voglia interiore che mi è venuta voglia di baciarlo. Lo stavo per fare, ero attratta da lui, ma quando ho avvicinato le mie labbra alle sue, un brivido mi ha scosso interiormente, e poi, la stessa sensazione sulle spalle. Qualcuno mi stava scuotendo.  Signorina... stiamo per entrare in stazione, si svegli, diceva una voce che mi suonava prima lontana e poi vicina. E tutta quella magia si è dissolta nel volto del capotreno che mi stava esortando a svegliarmi. Avevo sognato purtroppo, e... a malincuore, l'ho ringraziato e preso la valigia per prepararmi a scendere. Però, dentro, avevo quel fuocherello, tipico dei tizzoni ardenti sotto la cenere, che quando soffi o li scuoti, si alimentano di nuovo. La magia era ancora in me, flebile, ma mi faceva restare serena. Avevo capito che quando voglio, posso separarmi dalla routine e prendermi una vacanza per andare dove mi porta il cuore, e non necessariamente chiudermi nella banalità. Sogno o non sogno, quell'incontro mi aveva insegnato qualcosa, ed era proprio ciò che avevo in mente di fare: una nuova vita. Stavo scendendo i gradini del mio vagone. Avevo gli occhi bassi per via dei tacchi che non mi permettevano una sciorinatezza di movimento, e perdipiù, tenevo la valigia in un una mano e con l'altra ero aggrappata alla maniglia di ferro della grande portiera. Dia a me, l'aiuto io, una voce che nonmi era nuova. E alzando la testa, con enorme sorpresa, ho constatato che era proprio lui, l'uomo del sogno. Sono rimasta a bocca aperta e incapace di dirgli grazie. Mi sono lasciata accompagnare. E il mio cuore ha preso a battere forte quando mi ha detto: va di quà o dall'altra parte?   Anima
  
Ho sempre pensato ad un ipotesi di un giorno in cui Dio si stanca di governare la terra.sempre pensato all'ipotesi di un giorno in cui Dio si stanca di governare la terra. 
Gli esseri umani sono ingovernabili, irascibili, bigotti e fermi nelle loro idee.
Sono impigliati in una rete di orgoglio ed è difficile che si smuovano quando credono di essere convinti di quello che pensano.
Un ipotesi che all'improvviso una spada... scimitarra o un machete, che cazzo gli pare e... zac... spacca la terra in due. Metà affanculo e l'altra metà a restare come ammonimento.
Se non ti comporti bene e non la finisci di essere falso, ipocrita ed egoista... ladro, menzognero e puttaniere... continuo a tagliare, ma a sorpresa, in modo che non saprai mai dove e cosa perdi.
Mettiamo allora, l'ipotesi di una terra tagliata a metà: io di quà e tu di là. Bene: se ti dovevo qualcosa, ora è tutto azzerato! E sarebbe conveniente: niente più mutui da pagare, niente cartelle esattoriali o bollette che scassano la minchia... niente di niente! 
Manco lo stipendio, poiché il datore di lavoro è finito di là. 
Potrei allora andare al supermercato e scoprire che i proprietari avidi di denaro non ci sono, che le casse sono libere e le cassiere, addestrate ad essere stronze sono andate a farsi fottere, e dunque divento io avida nell'accaparrarmi tutto e di più, anche di cose che non mi servono, purchè siano mie. E potrei prendermi un auto nuova, fare benzina alle pompe senza costi e fare a meno dell'assicurazione. Tanto, se scasso l'auto, la lascio lì dov'è e me ne prendo un'altra. E se metto sotto qualcuno, chi se ne frega!
E potrei anche andare in banca a prelevare soldi che non sono miei.
Sembrerebbe la ricetta della felicità, ma... che fine hanno fatto gli altri?
Potrei essere io diventata come loro e trovarmi dall'altra parte, quella scissa e separata dalla parte sana. Chi può dire poi se uno e giusto, oppure no: Mah! So solo che la coscienza ce lo dice e sappiamo bene di fare qualcosa di irregolare quando ci capita l'occasione.
E nelle relazioni sociali, siamo tutti bravi a costruirci una ragione.
Erano le 21,50 e il treno che doveva portarmi a casa sarebbe partito alle 22,05. Chiamami quando arrivi, mi aveva appena detto il mio ragazzo, e... che cazzo ti chiamo a fare, ho pensato: abbiamo passato 15 giorni assieme di vacanze, sapevi che dovevo rientrare. L'ultimo giorno poi, non eri nemmeno tu e l'ho percepito persino dalla tua voce. Non sei andato a comprare cose speciali per sorprendermi. Persino la spesa, l'hai fatta a cazzo di cane. Per stare leggera nel viaggio hai detto. E mi è sembrato persino che tu stessi aspettando la mia partenza per togliermi dalle palle. 
Ritorno alla normalità per me e per te, ed è per questo, che non te n'è fregato un cazzo di come mi sentivo. Nemmeno mi hai chiesto... sei stata bene con me? Oppure... rimani ancora dai... 600 km. non sono poi così tanti.
Ecco allora il taglio di spada: alle 22,05 precise.
Una lacrima finta... un mezzo sorriso e ancora... chiamami...
Fanculo te e il telefono. Questa è l'ultima volta che ti vedo. 
Il treno è partito. Ho lasciato quello che credevo felicità, destinazione normalità e banalità. 
E la chiamano stress del rientro, quell'apatia di essere dentro le tue stesse cose. Tu fatichi un anno per goderti le sospirate vacanze, e quelle, passano in fretta e non bastano ad ossigenarti e a ricaricarti. 
Il viatico contiene malavoglia di cominciare la routine, e scopri che non hai nemmeno voglia di tornare a casa.
Un lavoro a Bologna, per me che sono del sud, sembrerebbe il sogno di tanti ragazzi che vogliono realizzarsi. Ma non è così. Riesco a malapena a pagare l'affitto e le spese. E mi resta ben poco. E a volte, salto persino i pasti. Ma c'è chi sta peggio e penso a chi non ha nemmeno un lavoro. Ho trascorso un mese di ferie. 15 giorni con i miei che non vedevano l'ora di vedermi dopo un'anno e 15 con il mio fidanzato che non è mai venuto a trovarmi.
Un'occhiata al mondo virtuale nel cellulare... alcuni saluti agli amici di facebook... e una visitina alla pagina di quel minchione che si fa chiamare ora anima e ora animaccia. Riesce a farmi ridere quello lì, e confesso che mi piacerebbe conoscerlo proprio per vedere se è tale e quale a come si esprime nei racconti. 
Mentre cercavo di immaginarmelo, ed ho davanti una foto simpatica con una maschera buffa, definendosi un marziano e cercavo di penetrare nel suo mistero, il treno ha cominciato a rallentare, quasi a distrarmi e farmi distogliere dal mondo virtuale, per farmi guardare oltre il finestrino: strano, era quasi l'alba.
Una specie di sussulto, una scossa alla spalla, come a farmi assistere allo spettacolo della luce sul nuovo giorno e a volermi fare assaporare l'alba sulle acque ondulanti del mare bagnato di riflessi. Il profumo del mare e la brezza sono riusciti persino a penetrare dai vetri chiusi per farmi percepire il suo odore selvaggio. Ecco, meravigliata, volevo essere lì, sola, in quella spiaggia e in quel profumo di terra e mare messi assieme.
Quante cose mi sono mancate!
Non ho mai camminato a notte alta sulla spiaggia.
E mai ho assistito al miracolo dell'alba!
Non ho saputo riflettere!
Ho pensato solo a divertirmi. 30 giorni da spaccare il mondo solo e perché le ferie vengono una volta l'anno che mi hanno fatto dimenticare persino di pregare!
E quell'odore salmastro mi penetrava così forte nelle nari, che volevo fermare il treno per scendere. Guardavo i riflessi luccicanti e i miei occhi si bagnavano di emozioni.
Il treno ha preso a rallentare ancora per fermarsi ad una stazioncina di cui non sapevo nemmeno che esistesse, e dai finestrini potevo contemplare di qua il mare e di là i monti, in un miscuglio di odori tra conifere e salsedine. Il capotreno si è preoccupato di far scendere i passeggeri. Erano le 5,00 del mattino. Un guasto alla motrice ha detto. E subito si è sorbito i lamenti di tutti su un sistema che non funziona, proteste ecc. ecc. e fanculo a trenitalia.
Ho preso la mia valigia e mi sono accodata agli altri in direzione di un autobus sostitutivo, e mi sono accorta che man mano che camminavo, le persone davanti sparivano e in meno di 5 minuti mi sono trovata da sola. Improvvisamente spariti tutti, dissolti nel nulla. Persino il treno non c'era più, e dell'autobus, nemmeno l'ombra. 
Davanti a me, soltanto il sole che si stava alzando dal mare con quel colore arancione. 
Il mare pareva sorridere e brillare a quella maestà che si stava alzando.
Volevo essere bagnata da quell'acqua. Essere dentro per gridare di esserci! 
Poi, dove sono, mi sono chiesta!
Improvvisamente, si era realizzato quello che desideravo: essere lì, senza sapere nemmeno che posto era quello. E dal mare è spuntato una sagoma. Un uomo che a bracciate stava raggiungendo la spiaggia. L'ho seguito dapprima come un puntino, poi, nella sua forma appena si è avvicinato. Appena è venuto fuori... mi ha detto... salve!
Salve, gli ho risposto timidamente e con un mezzo sorriso.
Che ci fa qui una bella donna come lei?
Non lo so. Sono scesa dal treno. Hanno detto che c'era un guasto alla motrice e che dovevo salire su un autobus sostitutivo. Ma credo d'essermi persa. E lei? Non ha freddo? Nuotare al primo mattino...
Oh, lo faccio sempre! Alle 04,30 mi butto in mare e raggiungo la spiaggia. Vengo dall'altra parte, ed è una cosa che desidero fare.
Perché poi quasi all'alba?
Perché poi dovrò affrontare il mondo, e non sapendo come mi andrà, almeno mi dico... ho realizzato quel che desideravo fare.
Bella filosofia. Magari avessi io il tempo di fare quello che voglio. Poi, beh, io sono piena d'impegni, gli ho detto. La mia vita è scandita da ritmi: lavoro, appuntamenti, cartelle da sistemare... pratiche da elaborare e poi la casa da governare. Tutto ciò che mi fa dimenticare di prendermi un poco di relax.
Ora non si deve più preoccupare, ha detto!
Sono rimasta di sasso. Come non devo preoccuparmi... che significa...
Significa che ora avrà molto tempo libero. Non l'ha capito?
No, non l'ho capito, si spieghi meglio.
Sei di qua ora. E prima eri di là (è passato dal lei al tu confidenziale).
Ho cominciato ad avere paura, anche se quell'uomo era sereno e i suoi occhi mi davano una pace interiore. Non capisco, gli ho detto ancora...
Il viaggio è terminato. Ora sei esattamente dove volevi essere. L'hai desiderato no?
Confesso di si. Ma come sa lei queste cose!
Non importa. Ora, tutto questo ti appartiene.
E tu allora?
Anch'io! Tutto questo è mio, e prima mi preoccupavo, ero infelice, ma ora, faccio quello che voglio!
Vuoi dire che siamo morti? Il treno è deragliato e io mi trovo in un'altra dimensione? E tu sei un Angelo venuto al mio incontro?
Oh, no! ... ha riso. E poi... non occorre morire fisicamente ha detto. Basta desiderare e morire interiormente!
Ma allora, posso sempre tornare alle mie solite cose? Posso rivedere i miei cari?
Certo! Basta chiudere gli occhi, desiderarlo e... sarai di nuovo tra le cose tue. 
Ma devi essere sincera con te stessa: vuoi stare qui o tornare di là?
E comunque sia, devi farlo con desiderio. E' il desiderio che realizza.
A pensarci bene, voglio godermi quest'attimo, gli ho risposto!
Bene, ti va di fare una nuotata insieme a me?
Non gli ho detto di no, perché volevo provare anch'io l'emozione del bagno mattutino. Non l'ho nemmeno fatto con il mio ragazzo. Ma, senza profferire parola, mi sono spogliata e semplicemente in mutandine e reggiseno, ho preso la sua mano e ci siamo immersi nell'acqua dopo una breve corsa. Dio che sensazione!
Abbiamo nuotato, e all'arrivo ad uno scoglio abbiamo riso di gusto! Ero felice di aver lasciato la valigia sulla spiaggia e di stare lì, con quello sconosciuto.
Non so nemmeno come ti chiami, gli ho detto!
E che importa... basta esserci, ha continuato a dire. E poi... non diciamoci nulla, godiamo solo di questi momenti.
Siamo stati bene assieme, e si è comportato da gentil'uomo. Non aveva gli occhi al mio corpo bagnato, e non mi ha lumato le tette ormai trasparenti e visibili all'interno del mio reggiseno. Eppure i capezzoli erano un boccone appetitoso.
Vedi, mi ha detto... ognuno di noi può tagliare e separarsi da ciò che rende apatico. Io mi sono accorto che andavo ad incatenarmi in cose che non mi rendevano felici, eppure avevo tutto. Sto così bene adesso, che vorrei non tornare più alla banalità. E mentre parlava, ho scoperto che anch'io non volevo più tornare alle solite cose. Sto bene qui, gli ho detto!
E abbiamo parlato ancora e a lungo. I suoi occhi erano magnetici e mi davano gran sicurezza. E non so se era per il torpore dei raggi del sole che carezzavano la mia pelle bagnata o una mia voglia interiore che mi è venuta voglia di baciarlo. Lo stavo per fare, ero attratta da lui, ma quando ho avvicinato le mie labbra alle sue, un brivido mi ha scosso interiormente, e poi, la stessa sensazione sulle spalle. Qualcuno mi stava scuotendo. 
Signorina... stiamo per entrare in stazione, si svegli, diceva una voce che mi suonava prima lontana e poi vicina. E tutta quella magia si è dissolta nel volto del capotreno che mi stava esortando a svegliarmi. Avevo sognato purtroppo, e... a malincuore, l'ho ringraziato e preso la valigia per prepararmi a scendere. Però, dentro, avevo quel fuocherello, tipico dei tizzoni ardenti sotto la cenere, che quando soffi o li scuoti, si alimentano di nuovo. La magia era ancora in me, flebile, ma mi faceva restare serena.
Avevo capito che quando voglio, posso separarmi dalla routine e prendermi una vacanza per andare dove mi porta il cuore, e non necessariamente chiudermi nella banalità. Sogno o non sogno, quell'incontro mi aveva insegnato qualcosa, ed era proprio ciò che avevo in mente di fare: una nuova vita.
Stavo scendendo i gradini del mio vagone. Avevo gli occhi bassi per via dei tacchi che non mi permettevano di sciorinare il movimento, e perdi più, tenevo la valigia in un una mano e con l'altra ero aggrappata alla maniglia di ferro della grande portiera.
Dia a me, l'aiuto io, una voce che non mi era nuova. E alzando la testa, con enorme sorpresa, ho constatato che era proprio lui, l'uomo del sogno. Sono rimasta a bocca aperta e incapace di dirgli grazie. Mi sono lasciata accompagnare.
E il mio cuore ha preso a battere forte quando mi ha detto... signorina, andiamo di qua o dall'altra parte?

Anima 

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