Strana guerra tra poveri,
dove l'identità è violata dal frutto d'inganno
e si ha la voglia di essere
quello che dentro non c'è.
Cancellare un ritratto,
rinnegare se stessi
anche se il trucco non copre il dolore
è come un pasto senza il sapore
lungo il viale dell'esistenza.
Ho cucito ferite,
rinnegato le scelte,
e ora mi trovo in quella distanza
tra anime mute e raccolte,
che camminano in modo così disinvolte...
e per ogni esigenza...
una maschera aggiunta sul volto
che è quella che fa scena madre sul palco.
E se si sta bene,
diventa una faccia intrigante
senza essere per niente osceno.
Le maschere in fondo,
non sono quelle che infine mettiamo,
ma quelle che vengono fuori
quando non sappiamo nemmeno chi siamo.
Ci vuole un sorriso,
e la maschera adatta non è sopra il viso
ma dentro quell'anima
che fredda accetta
la forzata esistenza dell'altro.
Ho già sparecchiato
la lenta sequenza di un tempo
e mi son trasformato
in giullare di corte.
Ma forse, il trucco è anche un po' forte
per chi non accetta di essere scelto
e vuol fare la vita di un altro.
C'è chi vende il suo corpo sopra la strada
o cerca qualcuno in un certo degrado,
e c'è chi illude la gente
amante del falso
e di condizioni così stravaganti.
Ma ci sono maschere per ogni evenienza,
sorrisi finti ed un volto
che è solo nell'apparenza...
e smettila infine di dire
che è per convenienza:
le maschere non sono quelle che indossi,
ma quelle che vengono fuori
dalle false promesse
e anche quando si dice...
mi dispiace, non posso.
Andrea Iaia
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