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domenica 18 maggio 2014

Con la purezza di emozioni


Ci sono attimi
in cui l'anima, più leggera di una nuvola
si confonde con il nulla
nel torpore di quel suono
che solo gli angeli conoscono
il linguaggio del divino,
e attimi in cui il silenzio cuce
quel mistero in cui ognuno
sa trovare poi se stesso
nel bisogno di credere che non finisce tutto
ad un certo punto della vita.
I riflessi sono ovunque,
come quelli leggermente ondulati
di chi ormai se n'è andato
e di quelli che poi restano
a specchiarsi nelle luci della sera
in quel mare indefinito di una storia,
e a domandarsi... io dov'ero fino ad ora,
che non ho saputo attraversare l'aria
per godermi quel che avevo.
E a volte, dimentichiamo e andiamo controvento,
in quelle solitudini di ali chiusi
ed invisibili che aspettano un miracolo...
e ci accorgiamo che ci siamo sempre stati
ed il miracolo aspetta noi per bucare l'infinito.
Abbiamo storie che si somigliano e ognuno ha il suo finale,
ma, la pioggia di emozioni
la scriviamo al momento
in cui ognuno diventa amante di qualcun altro
e sogna ad occhi aperti.
Allora quel silenzio
è come un dito che scivola sul corpo
a materializzare il pensiero più recondito
e a sconvolgere il desiderio
per costringerlo a scrivere come penna l'essenziale
in cui il pudore muore e lascia quello spazio
a realizzare l'impossibile.
Con la purezza di emozioni
non servono le parole: le ali si aprono da sole
per volare oltre il confine del sognare.

Andrea iaia

giovedì 15 maggio 2014

E' tornato l'inverno...


 E' tornato l'inverno
e mi ricordo di averlo scritto in un quaderno
di quelli a quadretti...
con la penna prestata
in un tema di scuola 
e non avevo il grembiule.
L'avevo strappato e tremavo dalla paura
perché il giorno prima
avevo preso un sacco di botte
da mia madre bella e imperfetta.
E ci sono cose che si possono scrivere e raccontare
ed altre, che non si possono dire,
e fu il padrone del campo
nel quale mi ero fermato
a raccogliere fiori per la Madonna,
a rubarmi la grande cartella
e anche il fervore dei miei dieci anni
per farmi piombare nell'inverno straziato della mia pelle
presa a morsi in modo selvaggio,
e ricordo ch'era Maggio, di questi tempi,
e  potevo morire se non ci fosse stato il nonno
a strapparmi dalle sue mani.
Ero un bambino e camminavo sperduto per strada
e mi strappai il grembiule maledendo le margherite.

C'era anche un altro quaderno,
di quelli neri, dove il droghiere segnava la spesa,
e mio padre non aveva una lira
e nemmeno un lavoro,
ma ci portava in Chiesa,
a confidare in quel Dio, 
che qualcosa di buono accadesse...
E ricordo che si mangiava brodo 
con pane raffermo dentro
e il conto aumentava per un litro di vino
e due fette di pane con burro e marmellata
che prendevo ogni giorno.
Mia madre baciò il quadro della Madonna
perché ero vivo per mezzo del nonno.
E' tornato l'inverno, scrissi su quel quaderno...
ma non mi venne nient'altro
per non sentirmi obbligato
a raccontare cos'era accaduto...
e la maestra confuse il mio stato
e scrisse con la penna in rosso marcato,
che mi ero distratto ed anche svogliato.

Ma, forse ho del tutto sognato
e di colpo in Maggio ho visto mia madre invecchiata,
io che ero adulto,
e qualcuno che mi diceva, che mio padre era partito
dopo che hanno sconsacrato la chiesa...
e che il nonno è venuto a mancare
e che dell'ernia strozzata non si era mai difeso.
Non ho mosso un dito
quando l'azzurro del cielo
si è dipinto di nero
e la penna è caduta dalle mie mani:
ho sempre saputo 
cosa sarebbe accaduto all'indomani,
tranne l'inverno 
che torna a rubare ancora il pane
e gli anni migliori...
e mi hanno detto anche,
 che quel fiore di figlia, la mia, si è tolta la vita,
ma forse, son io che son morto per quelle botte...
e non capisco più niente
tranne l'inverno che torna 
come sempre a spaventarmi
ed ho paura poi di svegliarmi
e di raccontare a mia figlia che dorme
che non l'ho dipinto io quel cielo,
ma, qualcuno che pietosamente
ha coperto il suo volto con un lenzuolo....
sempre d'inverno,
dove come un film in bianco e nero,
mi ritrovo bambino sperduto
 a camminare per strada.

Andrea Iaia

venerdì 9 maggio 2014

Come petalo...



 Come petalo che lieve si schiude,
la notte apre il suo cuore
ai vagiti del mondo
e raccoglie i dolori, insieme al pianto
per mutarli in sogni.
Velluto in cui si cammina
per attraversare il suono leggero dei sentimenti...
che sembrano carezze dei lontani ricordi
per essere in pace con il presente
nel leggero fruscio dell'aria.
Mi senti...
perché non puoi morire nel tempo,
ma, sei all'ascolto di ogni bisbiglio...
e se l'aria non gela il fragile foglio che gira
nel notturno soave,
sei solo da qualche parte
a dividere ora i sorrisi nei sogni degli altri.
Ed io percepisco il tuo passaggio leggero
che alita appena dentro la stanza.
C'è il profumo di rose,
l'inconfondibile segno della tua dolce presenza
che si addentra nelle mie nari,
e so che stai passando sopra il mio volto
le tue belle e delicate mani,
come quando bambina, scioglievi tenerezze
dentro i miei occhi e dicevi...
portami in alto e ridiscendiamo la pianura
con le braccia distese giocando a far gli aeroplani.
Forse, eri un fiore da cogliere
e da trapiantare nel giardino dei semplici
e sapevi che questa vita
ha un romanzo nascosto,
come il petalo che quando si apre
rivela l'esistenza di un mondo in un calice
che ha bisogno di un'amore stupendo
per meravigliare chiunque ne apprezza
e vuol bere il bisogno di essere vita
e in fondo, io ti sento proprio per questo.

Andrea Iaia

mercoledì 7 maggio 2014

Guarirò o me ne andrò



E quante volte ho indossato una maschera,
figlia di un tempo remoto
con cui ho stretto un patto
e forse, anche per gioco,
in solitudini in cui ho cercato
un'altra vita.
L'umana follia non ha mai una voce,
ma solo apparenze confuse
in quelle notti mentali,
in cui dicono che siamo speciali.
Ma, poi viene il giorno
e devi attraversarlo bucando il tempo
con sorrisi e aspetti migliori
e avverti che qualcosa non torna
e nessuno si accorge che dentro muori.
Forse sono bugiarda
o non appartengo a questo mondo...
ma una maschera devi indossarla per forza
se vuoi cullarti dentro un romanzo
e avere le luci della ribalta.
Si sogna e si scappa dalla realtà
che non è mai come tu vuoi,
e se il finale è struggente,
è colpa solo di quegli istanti
che sciolgono lacrime in quel che raccogli
nella vendemmia del cuore.
Quante volte mi hai trovata disposta
ad accettare di tutto...
e negli scatti di fotografie dei compleanni o degli eventi
hai trovato un sorriso migliore
nella parte cui mi sentivi tua...
ma, era una maschera la mia, per coprire il dolore,
una pallida luce nel pieno di un temporale
in cui ci stavo male...
e tu non hai colpa di questo strano bagliore
e sei stato persino migliore a vivermi accanto.
Guarirò o me ne andrò,
ma tu, resterai intanto speciale
in questo viaggio dove la vita normale
ha sempre e nasconde un altro volto.


Andrea Iaia

venerdì 2 maggio 2014

Prima di andartene...



Prima di andartene...
abbracciami ancora.
Siamo in viaggio dentro e verso l'ignoto
dove ognuno spezza il piacere e il dolore
per compiere quei piccoli passi
come scalini che portano l'anima
ad elevarsi verso la luce...
attraversando frontiere
dove s'impara che l'amore
è l'unico mezzo per salire più in alto
e che le ferite sono come piccoli colpi
di uno scultore che ci perfezionano dentro,
e che più sono profonde...
più siamo veri dentro la nostra coscienza
che si ribella alla violenza.
Come fiori sbocciati,
lasciamo che fresca rugiada
ci bagni al mattino
per svegliarci da quel dolce torpore
in cui ci fermiamo confusi...
e non sappiamo decidere
se restare dentro il mistero dell'infinito
o vivere nelle apparenze di un'altra vita.
Tienimi stretta ancora per poco
e portami dove i sogni muoiono all'alba
ed inizia la vera avventura.
Perché non so decidere da sola,
ed ho bisogno di avere qualcuno
che mi conduca per mano
a mettere fine a un qualcosa che muore.
Dentro ad ogni passo,
in quelle orme lasciate per terra
anche se per un attimo,
contempliamo i colori dell'universo,
perché è quello che infine ci resta
e sa se ci fermiamo davvero
dentro il riflesso dell'emozione
o nel suono di una canzone.
E prima di andartene, se resto muta, 
sciogli i miei lunghi capelli
e ascolta l'odore della mia pelle,
il battito delle ciglia e il fremito dell'ombra...
come foglie smussate appena dal vento
che fende l'aria...
è il modo per dirti... rimani un attimo ancora 
anche se dentro il riflesso
di averti assaggiato solo le labbra...
perché la vita a volte, non è come sembra
ma ci abita dentro.

Andrea Iaia