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venerdì 25 gennaio 2013

Dentro le paure


Theatre by Usovich Alexsey


Siamo dentro scatole
in sottovuoto a perdere
con la malinconica presenza
dell'io attento a non cadere
in inguaribili avventure
che ci conducono per mano al tempo dell'attesa.
Eppure, c'è il solco di un mistero
che feconda l'anima all'emozione
quando questa è vilipesa,
macchiata o incompresa.
C'è il tempo di afferrare
il suono di quel vento
che magari non trascina solo il freddo
ma soffici cuscini
su cui poggiare il capo dell'io più bambino..
se ci sentiamo forse persi,
smarriti dalla fretta di arrivare
quando cadono le foglie
del tempo inesorabile che passa.
Un viaggio che non puoi fermare
e che devi attraversare con il tuo coraggio.
Ma so che che quel bambino
lo puoi fermare
quando hai voglia di assaporare
ingenuità comprese
in quel prezzo dove l'unica moneta
è il sentimento di un poeta.
Siamo dentro alle paure
dell'incognita pianura
dei sentimenti persi ad una ipotesi di frontiera
dove osare non è vagare in quel buio,
ma una tenda sulla sera
per fare quel gran salto
a diventare adulto.
E se ami il sole dentro agli occhi
puoi solo prendere quel bambino che hai dentro
e portarlo ad immaginar l'inverno
dentro a un circo
dove l'unico biglietto
è il sorriso di un tempo meno sporco.

Andrea Iaia

mercoledì 16 gennaio 2013

Amabili apparenze

Sensual dell'artista americano Eric Wallis 
C'è un temporale che non scorre dietro ai vetri
e un inchiostro che non scrive sulla carta.
Ma amabili apparenze che rimangono
e conquistano centimetri di pelle...
come farfalle nello stomaco
che svolazzano in una valle.
La pianura di una donna non è visibile alle pupille,
ma solo in certi sogni,
dove l'aria dall'odore di cannella
è chiusa dentro a un diario con le sue evanescenze
ed oscillano tra il passato ed il presente
nei segreti e confessioni,
albe ed emozioni che svaniscono di colpo.
La vidi camminare dentro a un campo
nuda e delicata
nello squarcio di un gentil lampo
che non era il prologo della pioggia...
ma il profumo più sincero di un ventiquattro maggio.
Disse di tornare a casa, ma non ricordava il tempo
ormai vissuto e nè dove veniva,
ma solo un lungo viaggio dentro i suoi ricordi.
E nel suo perso sguardo
c'era il pianto di bambina e di una madre...
un venerdì bastardo come un atto di condanna
e la figura di una donna in fuga dall'inganno.
C'è un temporale che non scorre dietro ai vetri,
e un inchiostro che non scrive sulla carta,
ma amabili apparenze che rimangono
e conquistano centimetri di pelle.
Così, l'accompagnai verso il fiume della sera
a ritrovarsi con la parte di se stessa da fanciulla
per ricongiungersi col dolore
di aver ucciso un figlio nella culla.
E il temporale della mente
ricordò quel santo pianto
dentro il sogno di una vile seduzione
e dissolvenze di un sarto che cuciva
un'abito di povere illusioni.
Seppellimmo quel passato...
un gesto innamorato
per paura di non perdere un'altra vita.

Andrea Iaia

sabato 12 gennaio 2013

Acerbo confine


Adoro i tuoi irti colli

profumati di gelso e ciliegio
nell'armonia di luce
del dolce assaggio
di bocca avida
che aspra il cuore seduce.
Adoro i tuoi occhi socchiusi
nella sete di uomo che viaggia
dentro sogni e tremori
di una mano che prende
quel che offri nel mistico ardore...
e afferro poesia...
umori e gocce
di candida fantasia
per essere tuo desiderio
prima che io sia
ombra dissolta nel nulla.
Adoro l'acerbo confine
del dolce piacere
e aspiro l'attesa... corda sospesa...
del candore immerso
in occhi lucenti
dentro ad un orgasmo così travolgente.

Andrea Iaia

Tra i vicoli, una sera d'agosto



Serata calda e maledettamente afosa, nell'umido della pavimentazione di una stretta via del centro, che si perde nella parte vecchia della città intrinsecandosi come un serpente tra i vicoli. Le pareti dei muri, presentano aloni e residui di gente appoggiata nella solita comunella d'incontri, assieme ad alcune scritte, slogan e parole d'amore di chi non si rassegna ad essere stato lasciato. Le luci gialle delle lampade stile ottocento sui muri agli angoli, tagliano uno stile di antico, quasi romantico di una scena dalle sembianze eteree, mentre il vapore del mare sale quasi a togliere il respiro per sostituirlo ad un benefico odore di fondali.
Una donna, dall'apparente età di 40 anni e quasi nuda, si rigira nel letto, insonne e inquieta, in quella parte di agosto nel suo appartamento signorile con affaccio su un vicolo laterale a quello centrale, pensando a quell’uomo che in un attimo, senza conoscerlo, e incrociantolo tra gli scaffali di un ipermercato nel pomeriggio, l’ha fulminata inconsapevolmente con uno sguardo gettato per caso e con la sua voce calda, sensuale, appena le ha chiesto cortesemente se un certo prodotto per la biancheria era adatto per le sue camice ed era incerto nello scegliere.
Anche lei stava prendendo un detersivo per la lavatrice: e in quello scambio di sguardi, la buona madre di due bellissimi figli di 14 e 16 anni e moglie fedele di un commerciante di auto, si è trovata improvvisamente divisa dall'essere tale, quella cui si conosceva e l'improvvisa femmina inquieta, cotta e vogliosa di trasgredire, compagna di voli immaginari, come se fosse spuntata chissà da dove, un'altra anima.
In quel momento gli ha consigliato di lasciar perdere quello che aveva in mano e di prendere invece la candeggina liquida per lavaggi a mano, quello, sopra di lui, in alto allo scaffale. E lui ha fatto esattamente come lei aveva consigliato, aggiungendo che è difficile per un uomo, fare i lavori di donna quando questa viene a mancare. Mia moglie è al mare e devo sbrigarmela da solo, e non vorrei accumulare biancheria sporca, ha detto.
Quel breve dialogo, quel tono caldo e sensuale, voluto inconsapevolmente, è stato come una freccia tesa da un arco e tirata direttamente al suo cuore. Mai aveva avuto una intensità di attrazione così forte: e... sì, quando ha vissuto il periodo di fidanzamento con l'uomo che ora gli è marito è stata attratta dalla bellezza e dai sentimenti, ma il pensiero di quest'uomo ora, gli stava procurando quella forte emozione di una carica sessuale maai provata sino ad ora. Sta sognando di fare all'amore e di essere presa da questo sconosciuto in tutti i modi anche i più perversi, e quasi non si riconosce nella donna di quella che è. I suoi figli sono in viaggio all'estero e suo marito è partito come fa di solito, nella consueta visione di auto usate da far scendere alla sua concessionaria, e in quel letto disfatto, la sua mano sta valicando i sentieri di carne, quelli più a portata della sua conoscenza verso il piacere, mentre la bocca mugola soffocati spasmi nella penombra di una luce sottile d'argento che taglia in diagonale dall'alto in basso penetrando dalle fessure dei balconi semichiusi per fendere la stanza e asservire una complicità nascosta alla sua intimità.
Per strada, dei passi, calcano i sanpietrini circolari della pavimentazione della stretta via di un vicolo parallelo al suo, e l'andamento, insieme alla postura del corpo, passa quasi inosservato tra la gente che sfolla verso la grande piazza, dove c'è il consueto appuntamento del “l'isola che vogliamo” che coinvolge tutta la parte vecchia della città ogni mercoledì estivo, patrocinata sia dal comune che dalla provincia per dare risalto al folclore delle origine tarentine. Le scarpe, laccate e di nero, sono quelle di un uomo.
Per sedare il caldo che penetra dentro la pelle, in quell'atmosfera, quasi di una Londra immaginaria nel suo vapore di scirocco, alcuni si passano lattine di bibite ghiacciate sulla parte posteriore del collo, mentre le donne, quelle di una certa età, agitano il loro consueto ventaglio sul volto. Quel vicolo, porta al vecchio lungomare nella città vecchia dove le barche sostano al molo e dove alcuni, seduti alle seggiole e attrezzati di canne da pesca sono intenti a pescare qualcosa. Più avanti, i chioschetti vendono di tutto, dalle bibite ai gelati, e alcuni, sono persino dotati di forno a legna per sfornare foccce e pizze artigianali per gli affamati di notte. Quei passi, intorno alla mezzanotte, come la luce della luna fende la stanza della donna rendendola inquieta, dipingono una sottile un'atmosfera di coincidenze in similitudine: anche lui, sta vivendo una carica di passionalità trascinato dalla musica che già udiva in lontananza prima di uscire. Perciò, si è vestito ed è sceso per raggiungere la movida notturna.
Affamata e contenendosi, la donna si alza dal letto per cercare refrigerio sotto l'acqua fresca della doccia. E mentre s'insapona sotto il getto, la sua mano comincia a scendere lasciva sul corpo, quasi a cercare sintonia nella musica che ode in lontananza, la stessa che ha coinvolto l'uomo e che sta valicando il fascino dei vicoli. Il suo, finisce in una piccola piazza di una discesa, dove oltre, proseguendo per circa quattrocento metri, si arriva alla piazza madre, dove un ristorante ha organizzato una serata di tango argentino con ballerini professionisti e un'orchestra dal vivo. E oltre i ballerini, distante, anche la gente comune balla per strada con i loro compagni e si lasciano coinvolgere dall'atmosfera. Sotto il getto d'acqua fresca, la donna percepisce sulla pelle la sinfonia della fisarmonica e del violino come una mano lasciva che dispensa le sue note per esaltarne la femminilità ed emozionare. E socchiudendo gli occhi, immagina di stare a ballare con quello sconosciuto incontrato al centro commerciale e di valicare i sentieri di ogni libidine. Appena la mano insapona la coscia, immagina di sentire la sua gamba fra le sue che dialoga in mosse sincronizzate e avverte la morsa: le mani a tenaglia che la spingono verso il suo bacino, preda di una frenetica eccitazione... e che scorre poi sul monte di venere. Si accorge di avere i capezzoli turgidi e stringe le cosce, e di li a poco, avverte quella sensazione che nemmeno l'acqua fresca sta sedando la sua voglia irrefrenabile di sesso. Esce da quello stato di fame e cerca di ricomporsi nuovamente e... Dio mio... che mi sta succedendo, si domanda perplessa! E mentre si asciuga, l'immagine di quell'uomo è sempre più forte nel suo inconscio, non potendone fare a meno e consapevole anche di scendere a procurarsi un orgasmo, dove la cosa può sembrare un tradimento verso l'uomo che ama, sceglie di fermarsi lì.
Basta... dice in sè, e poi, indossando un tubino leggero senza mettere nulla sotto, assestandosi i capelli, si concentra a darsi del trucco sul volto, per uscire di casa e andare fra quella gente vogliosa di fare festa. E chiusa la porta poi, prende la strada verso la piazza dove la musica sta chiamando gli ultimi invitati e tira un sospiro di sollievo, poiché il caldo le stava facendo davvero un brutto scherzo.
Man mano che scende, struggente e passionale, la musica si diffonde nell’aria più concitamente ed entra nella pelle nell'aumentare di volume, e alcuni passanti, benchè lontani dalla piattaforma di quel ristorante, stanno passeggiando, mentre altri, ballano tra i vicoli paralleli.
Le finestre delle abitazioni sopra di lei, intriso di ogni odore, celano figure dietro le tende, scomposte, quasi a spiare, per vedere quel che accade e magari chi passa senza essere visti, e intanto, l'uomo nell'altro vicolo percorre quasi simultaneamente la strada per giungere alla piazza. E' impossibile non sentirsi coinvolti da quei passaggi orchestrali di note struggenti, ma anche evitare gli odori della carne alla brace di improvvisati venditori di cibo ai portoni di case. Chiunque, si cimenta ad offrire piatti di succulenti cibi casalinghi a base di carne o pesce fritto alla modica cifra di cinque euro, e banchetti di vino passito o morbida malvasia locale avvicinano intenditori e non. Tutto è occasione per fare festa e qualsiasi bottega artigianale è piena zeppa di visitatori, persino un salone di un vecchio barbiere locale che sembra essere uscito dagli anni sessanta per far rivivere l'atmosfera di un tempo.
Qualcuno, ebbro di birra e in compagnia di amici ad un bar caratteristico, nota la donna passare e si sofferma sulle sue forme. Il tubino stretto e corto fa intravedere nella sua mente una forte carica sessuale, e il non portare niente sotto di quella donna, gli fa percepire l'odore di una che è in cerca di uomo.
Così, come un'animale attratto dalla femmina in calore, lascia la sua bottiglia sul tavolino e fa una scommessa con gli amici: 100euro per riuscire a farsela. Giusto per rompere la noia e fare qualcosa di oltre la festa. Un modo per stuprarla ed essere giustificato dall'occasione. E in modo deciso prende a seguirla confuso, ma anche ipnotizzato da quella bellezza che emana un certo fascino. Taglia per strade impervie per poterla abbordare e magari trascinarla in un luogo appartato, dove i vicoli consentono una certa penombra e consumare la sua voglia scissa dalla perversione. Quella è una da fare, da possedere in mille maniere pensa, e se il suo obiettivo è lo stupro, in fondo, quella donna se la sta cercando. Se è uscita così, è perché ha voglia di un manico cui appoggiarsi, fantastica ancora, e io le darò quel che desidera, pensa convinto. Ma la scaltrezza e i fumi della gradazione d'alcool gli fa commettere un errore: e ad un passaggio di uno stretto incrocio inciampa in un cassonetto della spazzatura, costringendolo a cadere dopo che lei gli è passato davanti. Li per lì, lei si è spaventata, e quando riprende a seguirla, le antenne invisibili della donna sulla nuca avvertono il pericolo che sta correndo, e solo allora si rende conto di non indossare nulla sotto, e che quello, sta cercando lascivamente un approccio fisico. Affretta il passo e altrettanto fa quell'uomo, e ormai, si sente preda di una belva affamata.
Si toglie allora le scarpe con i tacchi e comincia a correre tenendo la visuale sul vicolo che scende sulla piazza, sperando di incontrare gente. I vicoli sono come labirinti, e se non sei esperto puoi girare e rigirare sempre nello stesso posto, e la strada che sta percorrendo è stranamente solitaria perché tutti sono concentrati nelle vie principali, mentre la sua, è solo una parallela di scarsa importanza e poco illuminata. Dopo una breve corsa col fiato in gola, ad un ennesimo incrocio, impatta con uno che scende dalla parte opposta: quell'uomo accennato prima, e quasi aggrappandosi alle sue forti spalle, dice con un filo d'ansia... la prego, mi aiuti: c'è un uomo che m'insegue e ha brutte intenzioni. Poi, alza gli occhi come per supplicarlo, e... tutto si ferma intorno a lei come un incanto, persino la musica nelle sue orecchie che continua ad emanare le sue note passionalmente nell'aria non hanno volume.
I suoi occhi fissano quelli di lui: sono quelli dello sconosciuto incontrato all'ipermercato e ne resta ammaliata, quasi beatificata di aver incontrato il suo salvatore, mentre lui, avendo il corpo di lei fra le braccia ne percepisce il calore e l'odore di fresco. Non riesce a staccarsi e tiene stretta quella carne morbida attaccata al suo basso ventre e rimangono entrambi senza parole, mentre l'uomo ubriaco si è fermato a debita distanza per non incorrere in guai seri. Capisce che quell'uomo può essere una persona che lei conosce, e perciò, si da alla fuga. Lei invece, ammaliata, ha le labbra gonfie dalla voglia di baciarlo. Ma tiene implosa la tempesta ormonale per non passare come una di quelle in cerca di sesso. Lui, capisce il disagio, e in un linguaggio muto di occhi, le allarga il braccio, e ondulando il bacino stretto a lei, la avvita per condurla a ballare in quella via, così magicamente vuota di persone confluite alla piazza ormai vicina. I passi, lenti e lascivi sui sanpietrini, muovono il corpo di lei così sensuale ed eccitata di trovarsi in un sogno... tanto che si lascia condurre dall'arroganza del maschio che gli fa penetrare la gamba tra le sue per avere la dolce corresponsione di una complicità passionale del ballo.
Le ombre dietro le tende dai balconi sopra di loro tengono gli occhi interessati su quella scena insolita che riflette sui muri la voglia d'essere tutt'uno, che al ritmo della fisarmonica incalzante di un assòlo strumentale, muovono passi lenti e striscianti sulla strada che consentono alla pulsazione sanguigna di salire al massimo. Persino le loro ombre riflesse sui muri sono tali da far intravedere il desiderio di valicare il confine del piacere, e lei, con una gamba malandrina che si muove quasi meccanicamente, come per rispondere a quell'assòlo strumentale, si avvinghia al corpo di lui che la obbliga prima a stase ferma, poi a girare su stessa... dove le fa reclinare la nuca all’indietro in una posa quasi da scatto fotografico di un secondo per farla poi abbandonare tra le sue braccia, domata al suo volere. E mentre la fisarmonica scandiace la sua passionalità struggente, i loro passi cadenzati, sinuosi e lenti, come una moviola in campo senza spettatori, hanno qualcosa di mistico.
L’elegante ballo argentino è una danza intima ed introversa, e a distanza di più di cento anni continua ad essere ballata, ascoltata, e ancora composta, poiché contiene elementi capaci di affascinare, tra cui quello di far conoscere il corpo e il suo linguaggio, aiutare a comunicare passioni e sentimenti. E per le sue caratteristiche, e in particolare per la sua libertà interpretativa, si apre a tutti, giovani e meno giovani, a chi svolge un’attività sedentaria o lavori con rilevante impegno fisico perché fa bene non solo fisicamente, ma anche mentalmente e socialmente, e anche perché aiuta a liberarsi da schemi e pregiudizi. I  loro corpi s'incollano inesorabilmente uno all’altro, dove lui percepsce le forme dei seni gonfi sul suo petto e lei, la possente sua virilità all'altezza del pube. E come presi da una impervia  evoluzione di anime che si incarnano per essere tutt'uno, catturano emozioni per raffinarle nel sentiero dei sensi ormai preda dell'oblio.  Nessuna forma di danza rivaleggia con la raffinatezza del tango e la sensualità. Ognuno vuol mostrare il suo stile in un unione di corpi che in quel momento anche se non si conoscono vogliono darsi tutto. E' come fare all'amore nel modo più inconscio e impossibile, e i due, compiono  movimenti senza lasciare nulla al caso: l'uno non vuole mal figurare sull'altro, e del resto, il tango porta a queste scelte obbligatorie, ad essere precisi e a non mollare per non essere sopraffatti. Se ci capiti dentro, devi lasciarti condurre sin dove il piacere scende, e potrebbe essere percepito come una lotta senza esclusioni di colpi, dove gli assòli devono avere il compiuto, come se fosse l'ultima volta che esali il respiro.
Eccitata dalla protuberanza dell'uomo, eccitato a sua volta dalla mancanza del suo intimo, è ormai felice di emozionarsi al desiderio di valicare il fosso della buona madre e donna di un solo uomo. Ballano e si lascia condurre al piacere di quella notte magica e particolare, riempiendosi di sorrisi e baci su labbra carnose e ungendo la lingua su quella dell'altra per cercarne umori.  E sembrano una sola cosa in un ritaglio buio incavato tra i muri, anche se occhi maliziosi continuano a spiare dalle fessure. Non sanno di essere guardati morbosamente dall'alto, e sembrano due ragazzini tornati indietro nel tempo a quando limonavano ognuno con i loro partner nei campi o nei portoni, incuranti dei passi solitari di persone che passano al loro fianco e che non possono vederli. Solo chi abita in alto può godere di quella visione, e lui, in un incalzante colpi di lingua, le alza il tubino per possederla spalle al muro in una voglia irrefrenabile di sesso e successivamente la bacia sul collo iniziando ad annusarla. Poi le mani avvolgono i suoi capelli a cercarne ciocche da stringere e tirare all'indietro e la bocca a morderla deliziosamente come un vampiro assetato. Indi, a scendere su un seno comparso fuori per la scomposità, per morderne il capezzolo duro e turgido. Lo succhia avidamente, mentre gli occhi che osservano dietro la tenda ora, sono più luminosi e concentrati e la bocca ha una voce rotta che si perde nell'enfasi di una mano che si muove sulla patta dei suoi pantaloni. L'osservatore e la luna sono gli unici spettatori di quel film proiettatoin quell'incavo di muri. L'uomo che mangia avidamente la carne di donna ha come un rientro nel morboso bisogno di ritornare lattante ai primi mesi di vita. E continua a mordere e succhiare dolcemente quel seno, bello, grande e materno per coglierne i sapori. Hai un buon odore le sussurra: e lei si lascia fare, si lascia accarezzare la coscia per poi alzare decisamente la gamba e permettere all'uomo di fare ingresso nell'alcova del piacere. E in fondo, è una cosa che rimane lì, in quell'afosa notte d'estate. Nessuno saprà mai niente.
Si lasciano trasportare dai sensi e dalla musica cercando di contenere i respiri in frasi smorzate, mentre i loro corpi sono tutt'uno e lui scalpita in lei, che la stringe con forza e i suoi occhi penetrano in quelli suoi che altera non li abbassa, ma che vuole vedere come luccicano quelli dell'uomo in quel rapporto così occasionale voluto forse dal destino. Geme di piacere, e non si aspettava quel sogno materializzarsi così, in maniera cruda e ad un muro mentre la musica continua ad essere il loro complice perfetto. Si tiene dentro la forza di lui aiutandolo con le sue mani a spingere bene, e in incroci di sussurri ed orgasmi, celebrano quella magia sotto l'influsso della luna ormai alta e mai così piena che sembra quasi che anche lei sia stata riempita dai loro orgasmi. Poi, silenzio... nell'attimo in cui lui esplode la vita dentro di lei: entrambi si abbandonano all'altro, e poco dopo, udendo i passi di gente confluire nella loro via, si ricompongono per paura di essere notati e smascherati da qualche conoscente.
La gente sta tornando a casa, poiché la musica è terminata e sono le due di notte. Escono da quella specie di nicchia tenendosi per mano, e come fidanzatini, camminano a passo svelto a salire il pendio guardandosi negli occhi. Entrambi sono consapevoli di quello che hanno fatto, e non basta: vogliono che quella notte non finisca lì. Allora lui la invita a casa sua, in quelle mura, per concludere l'ultimo atto di quel tango, con la sola musica della passione, e lei, con occhi ormai ammansiti sembra dirgli... soltanto per questa e unica volta!

Andrea Iaia