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giovedì 21 marzo 2019

Una volta eri mia


Pomeriggio di domenica:
nutrendo il mio ardore
dentro dettagli di occhi che si parlano tra loro
con la bella affacciata alla finestra,
contengo la voglia di stare fra le sue gambe
dentro ad un letto.
Una volta era mia, è successo
che attirato dall'odor di vaniglia
e quello di resina, dai tronchi arbusti,
nel velo scuro del crepuscolo,
che abbiamo fatto all'amore
nel vento caldo d'estate.
Ti andavo dietro, come un lungo bisogno
di averti affianco...
e ricordo le passeggiate
lungo la via che costeggia i binari dei treni,
quelli locali che passano di rado,
la via dei pioppi o degli innamorati
in cui ti chiesi d'esser mia moglie.
Dicesti sì, con quella voglia
di bagnare le labbra con le mie
e insaporirle dal tuo rossetto...
applausi e confetti hanno coronato un sogno
con le promesse che si fanno marito e moglie.
La bionda che invidiavano tutti, e parlavano forse un po' troppo,
ed è strano che ora, seduto, io ti guardi da un bar vicino
mentre spii il tuo uomo e mi lanci di rado un sorriso,
restando nascosta dietro la tenda.
Lo so che sei lì, 
con i capelli raccolti come donna di casa
e mi chiedo cosa mai ci ha divisi,
tu che da sotto la gonna,
lasciavi che la mia mano 
risaliva la pianura delle tue gambe.
Forse un malinteso, che come profumo d'incenso
ha bruciato la nostra passione
nel braciere di un bisogno d'avere un nuovo amore,
o forse la paura di tradirmi ancora.
Vedo lui andar via come un amante
da un segreto tutto tuo che mi lascia affranto...
e una volta eri mia, ed è successo
che il vento caldo d'estate
ha cambiato per sempre la nostra vera poesia.

Andrea Iaia

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