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mercoledì 20 marzo 2019

Bella straniera


Bella e romantica con la luna nel volto,
triste e in partenza al binario dodici
di una stazione del sud...
aveva appena pianto e nascondeva
nel soprabito corto
indossando un taillur che sapeva di rosa
i suoi capelli raccolti.
Dietro di lei un facchino a portar le sue valige,
ne ammirava lo stile
e l’andatura di una donna di classe
era bella, ma non si era accorto
che sotto il cappello grazioso
sfoggiava un viso vezzoso
che cercava gli sguardi degli altri
per dominarli nella coscienza.
Una sorta di dèmone nelle vesti di un fiore
che costeggia le traverse e le pietre
dei lunghi binari,
misteriosa ma da averla per sempre
per farla rinascere farfalla
racchiusa nel bozzolo..
era in cerca di casa,
ma la mia, aveva un'altra vita.
Tra i sospiri tirati,
l'ho vista fermarsi e tirarsi una calza,
ripassarsi le labbra con il rossetto...
era proprio bella e piena di charme,
di mascara e colpi di cipria, in un fascino sobrio
che come un bicchiere di vino, la mente t'inebria.

Ogni tanto guardava l'orario di partenza
e controllava il suo di orologio con estrema impazienza...
al facchino, un velo di rimpianto
sfoggiò sul suo viso,
perché capiva che non era la donna per lui.
Chissà, se nella sua mente
non sognava una cena a lume di candela
con lei di fronte e aromi piccanti
in fantasie galoppanti,
o come magari in una giornata di pioggia,
accompagnarla con il suo ombrello al viatico di casa
e assaggiar la sua bocca dal sapor di ciliegio.
Si domandava: da quale amore partiva delusa,
e come un film dal sonoro muto,
con la scusa di guardarle le gambe,
si chiedeva, se davvero ne valeva
la pena provarci.

Poi, mentre saliva sul gradino del treno
ha perso una scarpa
e l'ha aiutata a rimetterla a posto,
"Merci", ha risposto in francese,
in quel profumo di bocca
che adornava l'aria di zenzero e limone,
e in quella scena incompresa
ha capito che nel divario tra loro c’era proprio un abisso.
L'ho vista sparire nella nuvola di fumo e vapore,
al fischio di un capo stazione che aveva premura,
e contenendo il mio ardore
ho contemplato le sue sovra cosce
oltre le calze di seta,
in quello spazio di nudo che lambisce la carne e l'intimo
mentre saliva desiderosa di mettere fine alla storia e partire.
Ha cercato invano il mio sguardo dal finestrino,
un occasione per rimanere,
ma notando l’assenza, ha scrollato le spalle
e si è fatta spazio tra viaggiatori nel corridoio
che l'ammiravano stupiti e confusi
inoltrarsi e scomparire.
Non avrà mai un nome la bella straniera
ma il suo odore di femmina farà sempre parte
di un segreto nascosto nel profondo dell'intimo
d'averla avuta nel letto, una notte soltanto...
e mentre osservavo il treno partire
tirai dalla tasca la sua giarrettiera smarrita
per annusare ancora il suo odore felino.

Andrea Iaia

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