Hall di un albergo: due donne deluse
si incontrano per caso
e si raccontano a vicenda
davanti ad un “Gin”, in bicchiere con ghiaccio
e ad un cameriere che non perde uno sguardo.
Lampadari a gocce e luci sfavillanti
sul rosso velluto di un bar all'interno,
sedute ad un tavolo, in parole intrecciate
gettano veleno su come i loro mariti
le hanno rese cornute.
E come fossero amiche da sempre,
sgranano rancori, rabbia e male parole
mentre le mani lascive si toccano
per sostenersi a vicenda.
Poi un'intesa, un sorriso che ammalia,
e sui tacchi sospesi salgono in camera.
Specchi maliziosi, di un'ospite che sale le scale
intravede in loro sensualità perversa
e rimane discreto al loro passaggio.
Riflessi di forme, segrete e bollenti,
una non entra in camera sua,
e l'altra discreta, l'accetta per pura paura
di non essere sole nello stesso dolore...
e la luce soffusa nell'interno e su pelle
diventa voglia di annusarne l'odore
mentre il rosso di labbra s'incolla all'altra d'istinto.
Interno di dolce penombra: le donne diventano amanti
e si spogliano a vicenda anche dell'intimo
per fare esperienza del sesso femminile, come fosse sottile
una cosa segreta ma tenuta nascosta
per paura di essere considerata diversa.
E nella notte profonda, sul letto disfatto,
mentre una dorme abbracciata al cuscino,
consumata d'amore, di baci e succhiotti
sui seni gonfi e nel sesso aperto,
l'altra si alza, e attenta a non fare rumore,
si riveste e le lascia un biglietto con poche parole:
“Torno da lui, ma tu quando vuoi puoi chiamarmi
al numero che ti trascrivo...
ti amo e che resti un segreto di due donne deluse.”.
Al mattino, l'altra si sveglia e cova rancore
per come l'ha lasciata, ma sul suo seno bagnato
ci sono i segni di un amore sognato e desiderato.
Non si sente diversa, e in silenzio si alza...
calze di seta e con fiato felpato
torna anche lei da lui con un muto sospiro di non sentirsi indecente.
Andrea Iaia
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