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mercoledì 11 settembre 2013

Mani che...



Mani che stringono altre mani...
due mondi che s'incontrano
e decidono di camminare insieme
anche se per un breve periodo...
hanno un linguaggio, seppur invisibile
che scuotono poi le coscienze.
Mani piccine che cercano
il seno di madre
e si poggiano ad esse 
come un dipinto della Vergine e suo figlio...
per farne un dono all'essere umano... 
e quelle che poi si fanno largo con i palmi
camminando a carponi...
superficie per potersi aggrappare,
alzarsi in piedi e fare i primi passi.
Sono piccole, fanno tesoro di microbi,
marmellata e nutella...
e si sporcano il viso
e poi ti mostrano un foglio
macchiato di scarabocchi
che ti fanno spalancar le pupille
di quelle che hanno saputo fare.
Mani che impugnano matite e quaderni
e che cominciano a scrivere
il romanzo della loro vita...
o che tirano vesti per capricci sbiaditi
dal tempo di un nuovo desiderio.
Mani intrecciate e salde
che comunicano e pregano...
mani che cercano  
un sostegno o un corpo d'abbracciare
perché hanno paura...
mani che tornano dopo un addio
e si danno un segno di pace.
Col tempo, le mani si perdono 
come se avessero altro da fare
per realizzare e costruire a volte dei sogni
che s'infrangono alla prima marea...
e riacquistano peso e saggezza
quando s'intrecciano ad altre
in una specie di amalgama di carne ed emozioni.
Mani piene di pieghe, quelle di anziani,
che hanno visto passare lune e tramonti
e ne hanno poi di racconti da regalare
e che vedi tremare e tirarti
perché non hanno voglia di arrendersi.
Mani che hanno quella dolcezza che sa di miele
anche se lo sguardo è assente e fissano il vuoto...
 e in fondo, due mani unite e strette,
una di giovane e l'altro di anziano
sono sempre le tue nelle fasi di vita.

Andrea Iaia

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