Mi guardo allo specchio
e non è il mio volto quello che vedo,
ma una forma vivente
che si domanda perché vaga nel mondo,
se il mondo non ruota intorno a lei.
Odio la nebbia,
ma non il vapore acqueo che si confonde
e ti porta al respiro di Dio
che ti fa annusare i profumi della natura
e t'inebria e ti epura...
ma quella che porta all'indifferenza
di chi proprio dichiara d'amare
e che crede, che un'opera pia
sia la cultura del suo salvarsi.
Ho vissuto poesie cucite ai sentimenti,
impigliato al colore degli occhi
di quello che pareva sbiadito
in polvere di nuvole che mi cadevano addosso,
e mi sono sempre chiesta
se qualcuno ci guarda oltre la barriera del cielo.
Ma i satelliti e le astronavi sono andate oltre
ed hanno trovato il buio nel cosmo
e dunque, il cielo è solo sopra le palpebre
alla ricerca di qualcosa
che potrebbe cambiarci dall'egoismo...
oppure dentro di noi ad occultarci il segreto
del probabile orgasmo della coscienza.
Mi guardo allo specchio
e mi chiedo se sono io quella che cerco...
se viaggio aggrappato ad un sogno
oppure agli scogli di questa vita
come chi scala vette per trovare la pace...
ma odio quell'infinito
in cui ti fanno credere che chi s'è nè andato
vive con gli angeli e con il Cristo abiurato e insultato
forse troppo dagli stessi che dopo lo pregano.
Sono convinto che l'Uomo non è sul suo trono,
e che agli angeli hanno tolto le ali
per darli agli umani,
e che il buon Dio ci ha dato un potere speciale
cui non sappiamo d'avere e d'usare...
e mi guardo allo specchio,
forse troppo a lavarmi le mani,
per capire chi sono e mi pare di udire
mia figlia che chissà da quale parte mi chiama.
Andrea Iaia
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