E correvamo col fiato in gola
verso il frinir delle cicale
per vedere oltre, il biondo grano
la distesa immensa,
quella cui l'orizzonte tagliava in modo netto
il cielo con il mare.
Io t'inseguivo in quella voglia dispettosa
in cui mettevi ali al cuore
nello sfidarmi a chi arrivava prima...
e solo per rubare quel segreto degli aironi
che per chissà quale poi magia
arrivavano sulle pietre bianche...
attirati forse dalla spuma fresca
che si adagiava sulla riva.
Io ricordo anche
quando il gran disegnatore
si accaniva a disegnare forme di animali
con le nuvole, spesso non leali
che cambiavano la forma
per farci litigare...
ed eravamo disaccordi nell'indovinare
quella fetta della nostra fantasia.
E mi ricordo quando hai detto
di volere andare via
per raccontare agli altri le nostre eterne già follie,
simile al profumo della malvasia
in quelle bacche nere
che ci sporcavano la bocca.
Lo dicevi per farmi stare male,
ed io scemo che sempre ci cascavo
e rimanevo con gli occhi rossi ad aspettare
la tua risata, che come sempre
era balsamo per le mie ferite.
Poi, il richiamo della nonna...
minuta donna
con la sua veste sempre uguale
ed il grembiule al ventre
attenta al nascere anche di un breve temporale...
dove le pietre sembrano tutte uguali
ma nascondono l'ingenuità delle anime innocenti.
Un rimprovero per un gioco
confuso per quel poco che potevamo immaginare,
erano appunti in un quaderno
da rileggere e conservare.
E in fondo, erano lezioni
di una maestra antica ed elementare.
Correvamo col fiato in gola
anche quando il destino ci ha divisi
e tu bella come sempre
hai dovuto stare come un fiore già reciso
in quel letto d'ospedale.
Era bello il mare mi dicevi...
e fosti proprio tu a spiccare il volo.
Andrea Iaia
BELLA...BELLA...BELLA e così scriverei all'infinito!!!
RispondiEliminaRicordi che tornano alla mente...proprio come allora...e che nostalgia!!!
La chiusura fa nascere un groppo in gola per quel volo ingiusto.
Grande e speciale come sempre...mio poeta e amico del ❤