Voglio contemplare
il suono delicato di questo mondo
forse troppo perfetto per noi mortali.
Gli spifferi che vengono da ogni parte
per le pretese di stare in questa vita...
e la magia di un ascolto
dove la terra assorbe ogni mistero.
Siamo parti di questo augurio
ma inciampiamo su strani desideri
che ci confondono le acque,
e c'è pioggia di colori
ed una pioggia in bianco e nero
che non sempre scende poi dal cielo,
ma dall'inutile profondo di se stessi.
Se si capisse almeno che l'esserci è sempre un dono
e che le guerre per un posto di conquista
o un atto di rivalsa
non appartiene a quel respiro
che ci è stato messo apposta,
forse, non cercheremmo appigli
per le sciocche e vil pretese
di voler essere confusi.
Far la vittima è un copione cui sappiamo bene recitare,
adulazione per farsi compatire,
ma è esser veri che è difficile interpretare
e non sempre la luce che seguiamo è quella vera.
Le scelte poi, hanno quella strada dell'orgoglio
in cui il profumo di un abbaglio
è una breve scorciatoia verso l'io che vuole tutto.
E' figlia dell'inganno,
un suono che stona nel pentagramma dell'affetto...
e si cade perché dentro lo si vuole...
per quelle briciole di ragione da mostrare
che poi diventa muro e dagli altri ti separa.
Voglio contemplare per capire...
soltanto per capire e respirare aria pura...
e sopratutto perché c'è sempre un buon risveglio
che mi cattura dopo che son passati i lampi di paura.
Andrea Iaia
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