Che ne sarà di te, ora che te ne vai
senza il tuo vestito
e senza di quegli occhi
che ti scrutano nel bianco della luce
o attraverso quei sospiri
di delicate ombre
che accarezzano la tua pelle
in modo audace.
E a chi darai
l'immaginare dei sorrisi
o il soave suono della bocca
come quei gorgheggi
dell'azzurro capovolto
che viaggiano su onde
e muoiono sul corpo della terra:
Io sono il taglio delle tue ferite,
contraddizioni di quel sogno
dove il solco è dentro
quell'attesa
di ricevere il sapore delle labbra
attraverso musica che vibra
in quei sussurri confluiti
verso il cielo.
E sono anche l'ombra che si posa
sui seni bianchi dove passa la tormenta...
la parte di te stessa come velo
senza il quale non puoi fare a meno
e vuol coprire la tua rabbia
come il bacio sulla bocca
che celebra il concerto delle membra
e ti toglie sempre il fiato.
Disperata notte che bussa alla tua porta
è forse il sacrificio di una lotta
dove l'uomo è l'incerta meta
che vaga per il mare
attraverso il carezzar di spuma...
e lo sguardo ammaliante della luna
dove donna si riflette
per condurlo all'ammaraggio dei suoi seni.
Dove compare sempre la tempesta
a spartir le acque e a seppellire il giorno...
disperata lotta
per far vivere l'anima adesso inquieta
dentro quella luce eterna.
Andrea Iaia
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