Suona
per noi una vecchia canzone
dove ti
invito a ballare
sotto
le luci di caldi sorrisi
e gente
che applaude alla tua festa...
cinquant'anni
non sono uno scherzo
ma
somigliano ad un inizio
in cui
mentre giriamo
e
restiamo abbracciati,
penso a
quei giorni
e alle
parole che non ti ho mai detto,
remore
di mie debolezze
e di
quel vanto
che mi
è sempre mancato.
Gli
sguardi si perdono
per
trattenere quel sogno
che
s'infiamma all'orizzonte,
dove
vedo brillare la luce,
la
stessa che avevi a vent'anni...
e
respiro l'aria fresca e leggera
di
quell'oceano dove la brezza
soave
della tua bocca
la mia,
in quel tempo trattenne.
E aroma
di more e di lievi vertigini
smorzarono
l'oro dentro i tuoi occhi...
“prendimi
ora, eccitata dicesti,
prima
che io ci ripensi
e muoio
sepolta
in un
mancato sogno
dove
sono stati sfiorati i miei sensi.”.
E la
musica suona la stessa canzone,
quella
che è stata per noi una bandiera,
dove
abbiamo visto passare
lutti
ed eventi
come in
un film senza finzione
in cui
ci siam dati la mano
sotto
un cielo di stelle e coralli.
Abbiamo
visto i figli dei figli
in
tormentate storie vissute
in cui
abbiamo riso e poi pianto
e fatti
rialzare dalle loro cadute,
ma
quello che mai io ti ho detto,
mentre
gira ancora quel disco
ed è
quasi alla fine,
è che
non sono all'altezza
di
avere la tua stessa forza.
Ma i
tuoi occhi brillano ancora
e
sembrano leggermi dentro il pensiero
e mi
commuovo quando poni il capo sul petto
e mi
dici poi con un filo di voce...
baciami
stupido, e sogna ancora,
che la
vita è un tempo che passa veloce.
Andrea
Iaia
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