In quel cafè chantant
dove il rosso damascato
dominava sulle sedie e separè
per le voglie d'intimità...
ogni tanto sfumato
da giacche color panna
di camerieri impomatati
che si aggiravano tra tavolini
dei clienti
con vassoi di bicchieri semi
pieni
di cognac e pastiss,
si esibivano chanteuse
che facevano sognare
con la loro voce e gesti assai
suadenti
borghesi e signorotti
in cerca di un espatrio per
libertà.
Ufficiali di passaggio
a spendere il guadagno di una
campagna
in decadenze e dissolutezze
per giacere con le femme fatale
del momento,
e scrollarsi dalle divise
polveri in un deserto
algerino...
si confondevano con nobili di
provincia
e contesse lussuriose,
abituate ad oziare in un gazebo
di un giardino
circondate da fiori e rose,
ad osservare la seduzione
per giacere poi a letto
con il giardiniere o lo
stalliere
o con una chantenuse avvenente
che mascherava l'antico suo
mestiere.
In quel cafè chantant,
la belle epoque dominava gli
scenari
e i romanzi scorrevano
tra gli amori improvvisati
e le fughe di imprevidenti
innamorati...
ballerine al trucco in uno
specchio,
e impresari immersi nell'odore
di tabacco,
e di lustrini e costumi,
giarrettiere più svariate,
mentre il sottofondo di un
sassofono,
obbligava l'anima a sciogliersi
in champagne e mance alle
entrause seminude
che vendevano al volo sigarette,
e un contrabbasso smuoveva il
cuore
alle tette sotto il naso di
dominati
da quel suono.
Come un gioco assai perverso,
ogni tanto, una ballerina
metteva un piede
sulla coscia di un imbambolato
spettatore,
obbligandolo a togliere il
reggente profumato
ben tirato alla sovra coscia e
quasi all'intimo,
con l'audacia di una promessa,
per spogliarlo poi in tutto,
persino del suo portafoglio.
Tra occhi sbalorditi e nodi in
gola
dello sventurato,
che deglutiva a forza,
con l'ebrezza di essere un
prescelto
non si capiva se era un'arte
o una rapina dentro un letto.
In quel cafè chantant,
in un andirivieni di colori ed
ombre
intrisi nel fumo delle lampade,
nel momento in cui si consumava
il brivido dei sensi sciolto nel
piacere
ed un sorso del contenuto in un
bicchiere,
tra veli trasparenti ed il rosso
di una bocca
della chanteuse del momento...
si materializzò una pistola
che sparò sulla fronte di uno
spasimante
che non aveva mantenuto una
promessa.
Gendarmi e militari invasero la
scena
per arrestare quella donna,
ma sotto il trucco c'era un lui,
tradito e perso in una corsa tra
i vicoli,
quasi al borgo di Parigi,
sfuggito alla cattura come un
gioco di prestigio.
Lo trovarono in un canale della
Senna,
trascinato dalle onde
di una notte di settembre,
con la bocca rossa e sfumata del
suo rossetto
e le sopracciglia annerite
dall'ombretto,
con una rosa tra le mani,
come una promessa d'incontrarsi
con il suo destino.
Andrea Iaia
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