Palloncini colorati salivano al cielo
e in una fascia arcobaleno
da una finestra all'altra, nella strada del paese,
indicava: “Benvenuti forestieri alla festa di Santa Agnese”.
La Santa patrona aspettava la fine della celebrazione
nella Chiesa parrocchiale
per essere osannata tra le vie
in un'attesa abissale,
mentre rosari sgranati da suore
e impettiti signori pendevano
dalle parole di un Vescovo
e un giovane prete nell'omelia.
Nel profumo d'incenso
donne con il capo velato
si battevano il petto per i loro peccati,
e ognuno stava spulciare la loro anima
di un qualcosa che al divino aveva indignato,
mentre fuori, un fiume di gente e la banda in attesa
aspettava la fine per iniziare la festa pagana.
C'era un clown con la faccia dipinta di bianco
e una lacrima che pendeva dagli occhi,
un pierrot francese che tra inciampi e cadute
non rideva nessuno
e sembrava invisibile a quei paesani
anche quando azzardava a far da giocoliere...
e raccontava storielle comiche che di punto in bianco
dagli occhi sgorgava acqua come fossero lacrime,
che quando pianse davvero,
la gente indignata lo scansò
per comprar oggetti e dolciumi ad un mercatino.
Quel clown era il padre di un bambino sepolto
che per devozione aveva promesso di fare il pagliaccio
davanti alla Santa patrona...
a suo figlio piaceva il circo e rideva... rideva...
finché non si ammalò di quel male peggiore
che chiamano tumore.
La sua lacrima agli occhi non era dipinta,
ma una preghiera rivolta al cielo
e sperava che almeno qualcuno ridesse...
e stranamente l'uscita della Santa meravigliò tutti:
Aveva le labbra schiuse come a formare un sorriso,
diverso da com'era posata in Chiesa,
e gli occhi lucidi verso quell'uomo vestito da clown.
Riconobbe nella Santa, gli occhi del figlio...
e tutti gridarono al miracolo,
ma non capirono mai quel clown venuto dal nulla.
Andrea Iaia
e in una fascia arcobaleno
da una finestra all'altra, nella strada del paese,
indicava: “Benvenuti forestieri alla festa di Santa Agnese”.
La Santa patrona aspettava la fine della celebrazione
nella Chiesa parrocchiale
per essere osannata tra le vie
in un'attesa abissale,
mentre rosari sgranati da suore
e impettiti signori pendevano
dalle parole di un Vescovo
e un giovane prete nell'omelia.
Nel profumo d'incenso
donne con il capo velato
si battevano il petto per i loro peccati,
e ognuno stava spulciare la loro anima
di un qualcosa che al divino aveva indignato,
mentre fuori, un fiume di gente e la banda in attesa
aspettava la fine per iniziare la festa pagana.
C'era un clown con la faccia dipinta di bianco
e una lacrima che pendeva dagli occhi,
un pierrot francese che tra inciampi e cadute
non rideva nessuno
e sembrava invisibile a quei paesani
anche quando azzardava a far da giocoliere...
e raccontava storielle comiche che di punto in bianco
dagli occhi sgorgava acqua come fossero lacrime,
che quando pianse davvero,
la gente indignata lo scansò
per comprar oggetti e dolciumi ad un mercatino.
Quel clown era il padre di un bambino sepolto
che per devozione aveva promesso di fare il pagliaccio
davanti alla Santa patrona...
a suo figlio piaceva il circo e rideva... rideva...
finché non si ammalò di quel male peggiore
che chiamano tumore.
La sua lacrima agli occhi non era dipinta,
ma una preghiera rivolta al cielo
e sperava che almeno qualcuno ridesse...
e stranamente l'uscita della Santa meravigliò tutti:
Aveva le labbra schiuse come a formare un sorriso,
diverso da com'era posata in Chiesa,
e gli occhi lucidi verso quell'uomo vestito da clown.
Riconobbe nella Santa, gli occhi del figlio...
e tutti gridarono al miracolo,
ma non capirono mai quel clown venuto dal nulla.
Andrea Iaia
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