Quel tuo modo di guardarmi
che prende forma dal tuo volto
e che ne prende le sembianze
in una cornice dello specchio
quando s'imbrunisce il volgere della sera
che come un pennello schiarisce
i toni in controluce e s'imprigiona
dentro la mia essenza...
sono ricordi mescolati
nel sangue della vita,
che hanno il fascino di un compiuto
di giovani ventenni
in cui ognuno seguiva l'innocenza
con quella che i grandi
chiamavano imprudenza
e ci mostravano i pericoli.
Ma tu non sei con me
quando s'alza il giorno...
quando pungo il mio risveglio
cercando il contatto della tua pelle...
o nel bagliore del sole dentro gli occhi
in cui mi aspetto un lungo bacio,
magari nuda sotto le coperte.
Non sei nel canto di cucina
tra l'acqua che scorre nel lavandino
e il rumore di stoviglie
mentre carichi la moka,
o nella follia di far cadere la vestaglia
e di offrirmi il fresco pube
all'odore di vaniglia.
Sei solo in quello specchio
come sigillo incancellabile
ad augurarmi la fortuna...
e forse, sei immagine del nulla
di qualcosa che mi manca,
o un pezzo della luna
in cui un angelo m'imprigiona
al tuo modo di pensare.
Ma quel tuo modo di guardarmi
io l'ho conosciuto
in una storia che mi tocca
in cui ventenni
abbiamo condiviso frasi
e bagnate ciocche
di frammiste ore di poesia
in una stanza dove non avevamo nulla,
se non un letto e l' anestesia
di un amore immenso.
Vuol'essere forse un modo
di vestirmi del tuo stile,
in cui per nulla al mondo
cambierò lo specchio
dei ricordi mescolati
con il sangue della vita,
ora che mi hai seguita
come eterna ombra
nel tramonto della mia
e mi aspetti oltre,
per continuare il sogno
che si è spezzato un giorno
in cui l'aria mutò di colpo
e mi arrivarono alle nari,
io che ero altrove,
e un gran profumo di ginestre,
di quelle che coltivavi
dentro vasi alle finestre
mi pervase e capìì che t'avevo persa.
Andrea Iaia
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