Pelle di seta
che sa di malva e sale
come le calze, velate e reggenti
che generano emozioni ancestrali
su gambe di donna infinitamente sensuale
per occhi che apprezzano
ed amano osservarla.
Lei si veste,
la vedo ogni giorno dalla finestra,
e quasi sembra un appuntamento
il nostro incontro...
di cui lei, di me, non sa nulla,
neanche che esisto.
Ha carne di latte, di cui la bocca si nutrirebbe,
se solo l'avessi nella mia stanza,
e la seguo intanto, mentre canta un motivetto
di cui non odo la musica,
ma che dal labiale comprendo
che gioca in modo infantile col suo corpo.
Pelle di seta,
libera e quasi selvaggia
in cui la luce assaggia
quel connubio dei movimenti,
e diventa amante, prendendosi tutto,
anche i frutti abbondanti dei seni.
Ed io che ne ammiro le forme,
vorrei che il desiderio mutasse
e la mia bocca sia a mordere in un gioco sottile e vizioso,
ne l'aspra voglia di succhiarne i capezzoli
per scendere poi sul monte di venere
e mescolare il sale di lingua
col suo di carne.
Ogni volta, come un rituale percepisco il suo odore
che mi confonde in questo sogno,
anche nel momento in cui vestita, la vedo truccarsi allo specchio.
Vorrei essere alle sue spalle per abbracciarla
e sussurrarle quanto la amo nel mio silenzio,
mentre la guardo negli occhi
e aspetto che anche lei scenda
in quel precipizio dove brucio per lei
di dolce passione.
Andrea Iaia
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.