Anni felici,
spensierati e leggeri,
pieni di luce di un bianco nero
espansivo di povertà...
strade allargate
per biciclette e pedoni,
vita vissuta e sole sulle finestre.
I primi caldi, i primi tepori,
Marinella ballava
al suono di orchestra improvvisata
all'angolo di un caffè centrale,
sua sorella stupita
e un po' vergognosa
della sua aria pulita
la tratteneva come per dirle:
"Smettila! Ci guardano tutti!".
Eppure, per lei era simile al giocare
e le sue mossette fermavano gente...
li viziava all'ardore di vederla giocosa.
A lei non importava per niente
che ballasse su strada
o su mattonelle di casa,
quelli erano gli anni migliori,
gli anni ruggenti di un twist importato
e le sue piccole gambe invitavano chiunque
a ballare, e al contrario del pensiero,
si diceva... puntualmente ogni pomeriggio,
mentre l'orologio della piazza batteva le ore,
mentre l'orologio della piazza batteva le ore,
andiamo a vedere
Marinella al ciglio di strada che balla.
Andrea Iaia
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