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giovedì 15 maggio 2014

E' tornato l'inverno...


 E' tornato l'inverno
e mi ricordo di averlo scritto in un quaderno
di quelli a quadretti...
con la penna prestata
in un tema di scuola 
e non avevo il grembiule.
L'avevo strappato e tremavo dalla paura
perché il giorno prima
avevo preso un sacco di botte
da mia madre bella e imperfetta.
E ci sono cose che si possono scrivere e raccontare
ed altre, che non si possono dire,
e fu il padrone del campo
nel quale mi ero fermato
a raccogliere fiori per la Madonna,
a rubarmi la grande cartella
e anche il fervore dei miei dieci anni
per farmi piombare nell'inverno straziato della mia pelle
presa a morsi in modo selvaggio,
e ricordo ch'era Maggio, di questi tempi,
e  potevo morire se non ci fosse stato il nonno
a strapparmi dalle sue mani.
Ero un bambino e camminavo sperduto per strada
e mi strappai il grembiule maledendo le margherite.

C'era anche un altro quaderno,
di quelli neri, dove il droghiere segnava la spesa,
e mio padre non aveva una lira
e nemmeno un lavoro,
ma ci portava in Chiesa,
a confidare in quel Dio, 
che qualcosa di buono accadesse...
E ricordo che si mangiava brodo 
con pane raffermo dentro
e il conto aumentava per un litro di vino
e due fette di pane con burro e marmellata
che prendevo ogni giorno.
Mia madre baciò il quadro della Madonna
perché ero vivo per mezzo del nonno.
E' tornato l'inverno, scrissi su quel quaderno...
ma non mi venne nient'altro
per non sentirmi obbligato
a raccontare cos'era accaduto...
e la maestra confuse il mio stato
e scrisse con la penna in rosso marcato,
che mi ero distratto ed anche svogliato.

Ma, forse ho del tutto sognato
e di colpo in Maggio ho visto mia madre invecchiata,
io che ero adulto,
e qualcuno che mi diceva, che mio padre era partito
dopo che hanno sconsacrato la chiesa...
e che il nonno è venuto a mancare
e che dell'ernia strozzata non si era mai difeso.
Non ho mosso un dito
quando l'azzurro del cielo
si è dipinto di nero
e la penna è caduta dalle mie mani:
ho sempre saputo 
cosa sarebbe accaduto all'indomani,
tranne l'inverno 
che torna a rubare ancora il pane
e gli anni migliori...
e mi hanno detto anche,
 che quel fiore di figlia, la mia, si è tolta la vita,
ma forse, son io che son morto per quelle botte...
e non capisco più niente
tranne l'inverno che torna 
come sempre a spaventarmi
ed ho paura poi di svegliarmi
e di raccontare a mia figlia che dorme
che non l'ho dipinto io quel cielo,
ma, qualcuno che pietosamente
ha coperto il suo volto con un lenzuolo....
sempre d'inverno,
dove come un film in bianco e nero,
mi ritrovo bambino sperduto
 a camminare per strada.

Andrea Iaia

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