Stare qui, in questo illogico presente
è come stare al buio senza accendere la luce
e mi chiedo se posso andare avanti
senza più sentire il tuo respiro
mentre scorre il film della tua vita
dentro la mia mente
in cui ne osservo i particolari
quelli che non ho saputo andare incontro,
forse preso dalla troppa voglia di fare il padre.
Sono questi sentimenti che mi fan sentire in colpa,
e mi dicono gli amici che io mi ci aggrappo
per vedermi in uno specchio
e confrontarmi con l'inutile vagabondo
che preferisce camminare nella sua solitudine.
Vagabondo è chi non si confronta
con un padre che ha perso un figlio...
non conosce quel dolore
e sa solo giudicare...
e lo so io quanto mi hai trasformato,
tanto da abbagliarmi in quella luce,
io che non ti ho detto mai quanto sono stato cosi felice
nel sapere che venivi al mondo.
Abbracciavo spesso quel ventre che ti gestiva
per percepirne odori e suoni...
anche un calcio od un bisbiglio
per ricevere composizioni di emozioni.
E giuro che sei stata brava per davvero,
a far l'attrice di quel film
in cui solo adesso ne intravedo i particolari
del tuo stare male in questo mondo,
io che non ho saputo venirti incontro.
Stai dormendo e avrei voglia di svegliarti
e dirti a voce quello che non ti ho detto,
ma potrei farti poi del male
perché hai scelto la tua pace
in cambio della vita.
Così, in questo illogico presente
vago da sperduto
combattendo quei dolori che fanno cicatrici
nel profondo di me stesso
e vorrei sapere solo se stai bene ora,
perché un padre vuol vedere i figli
sorridere e felici
anche se ti tolgono un pezzo di quel cuore
che ha dato battiti più forte
nel sapere che venivi al mondo.
Andrea Iaia
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