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giovedì 7 maggio 2015

Ti chiamano Coscienza


Mi parli.
Induci e sospingi
a valutare la mia vita
e a dare un taglio netto
a quel gioco maledetto,
in cui la ruota della fortuna
 gira sempre da una parte.
Mi dici che vedo non da quella giusta.
Ti chiamano coscienza,
ingegno del buon Dio
quando a soffrire e ad aver pazienza 
sono solo e sempre io,
e... potessi prendere il tuo posto
per vedere se fai poi quel filosofo di carta
che si strappa nelle ipotetiche soluzioni che proponi,
o magari piangi e cadi anche tu
sconfitto dalle stesse delusioni.
Che ne sai di come si soffre
e di come ci si riduce quando non hai niente...
sei coscienza di sale e sabbia
che scivola e si frantuma dentro la ragione
e la ricomponi avvolgendola di nebbia
per nasconderla poi dall'afflizione.
Mi proponi il bene
ed logico piantarmi il tuo delicato seme,
ma tu, non vivi dentro il male
e le concupiscenze di chi ti vuole in quel diavolo di mare...
e siamo fatti assai diversi,
persino nel venire al mondo, 
dove io, dal ventre di una donna
e tu, divinamente senza inganni.
Potessi scambiare il ruolo,
mi piacerebbe vederti navigare, 
piangere e frignare
o spiaccicarti al suolo
mentre ti consiglio di non farti mai catturare in volo
da quel rapace maledetto
che si nutre della morte.
Coscienza che resisti a stare dentro il mio vestito...
e me ne chiedo il senso
del perché devo passare per il fuoco
mentre tu rimani sempre casto
e non è giusto.
Te lo sei mai chiesto 
se bruciare un albero dal busto
non bruci anche quel contrasto
per il quale stiamo insieme?
Ora sai che tu esisti, sol perché esisto io.

Andrea Iaia

2 commenti:

  1. Fantastica questa poesia Andrea, un dialogo tra il nostro essere fisicità ed una coscienza alla quale forse dovremmo saper ascoltare un po' di più...chissà...
    Io credo che in fondo anch'essa soffre o gioisce per come siamo o come dovremmo essere.
    Sei bravissimo sempre, epiù di sempre!
    Abbraccio d'affetto per te, grandissimo ❤️

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  2. Eh si... la coscienza è coscienza, ma sapessi quanto rompe.
    E poi, chi mi dice sia la coscienza e non una morale restrittiva innestata in età adolescenziale?
    Ad ogni modo, costruisce insicurezze e forse, dovremmo ascoltare più noi stessi.
    Non so se me ne sono andato di testa, ma è quello che penso ora, in questo momento.
    Ciauz...e non mi affettare troppo che non solo un salume ma un salame.

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