Io mi ricordo dai vetri sporchi di pioggia
che il tempo nascondeva bugie
e istinti selvaggi
in quella voglia di essere oltre
con la valigia dei sentimenti.
E mi ricordo le strade bagnate,
la vita che non voleva essere cambiata
e mi dicevano che il mese poi non aspetta
e che quello che hai
finiscono sempre a pagar le bollette.
E mi ricordo davanti ad una fetta di pane
a zucchero e vino
i sogni che avevo e che spesso li richiudevo
in un posto segreto.
Aerei di carta che facevo volare
per raggiungere il sole e viaggiare
dentro destini migliori...
e l'acqua che spesso mancava dal rubinetto...
a tavola un solo ed unico pasto.
Mi ricordo mio padre in bicicletta
e quella volta che una bronchite
lo costrinse a stare dentro ad un letto
e mia madre sfidò quella pioggia
per convincere uno cui tutti
baciavan le mani
a rinnovarle una cambiale.
E di colpo tornò il sorriso
e la pioggia cessò di graffiare i vetri
anche se quell'uomo veniva spesso
a bere un bicchiere di vino
e vedevo mio padre
che lo lodava come un sant'uomo.
Io mi ricordo che dai vetri sporchi di pioggia
vedevo solo un gran farabutto andare via
e volevo essere grande,
magari per prenderlo a schiaffi
e a farmi sparare dentro la testa.
Andrea Iaia
Una bellissima poesia, ricca di pathos e di verita' che fanno male dentro e segnano indelebilmente. Brava la mia anima che trova sempre dove andare a trovare ispirazione che commuovere noi lettori.Un abbraccio alato e' poco per abbracciare i dolori, poi una farfallina, fornica e' piccina anche se testarda.... Ma ha un cuore enorme pieno d'amore e di speranza...❤
RispondiEliminaE' il caso di dire che l'immagine ha catturato il poeta per raccontargli una storia.
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