Dimmi cosa vedi figlio mio, oltre questa terra,
in cui non c'è solo il muto incanto
di un tempo fermo a cinquant'anni addietro,
ma un retaggio di delicata sinfonia
che si apre al cuore con delicata nostalgia...
ad esempio, un campanile che richiama ad onorar le ore,
e del concreto vivere sotto un altro aspetto
senza rincorrere ai progetti,
perché si sa, che si lascia tutto all'improvviso.
E se credi sia facile smarcarsi in un sorriso
perché oggi si ha di tutto...
lì, ci sono state madri che pur di andare controvento
han rinunciato all'essenziale, diviso il pane e anche le loro vesti,
per realizzare un sogno di nascosto
ad un figlio o ad un nipote.
E ci sono stati padri che hanno faticato ad ulivi secolari,
ad una terra violentata, battuta e insanguinata da una sciocca guerra,
e che nonostante i calli e la stanchezza,
hanno sempre avuto un sorriso e un vestito a festa
per un evento occasionale.
Oltre questa terra,
non c'è solo la passione di un Cristo morto
in una pasqua vissuta in fretta,
ma essenze di bucato e lenzuola al vento,
presenze di collina e giochi di bambino,
ciliege colte come il rossore scolpito in volto
in guance che persino un adulto
si accorgeva che eri innamorato della figlia della vicina.
E in un contesto in cui si è perso il gusto...
c'era una lettera che non arrivava mai e il postino in bicicletta,
che allargava le sue braccia e rispondeva fiducioso
che domani era sempre un altro giorno,
che se pioveva, quel sogno non svaniva..
E c'era chi tornava,
figlio di una preghiera taciturna ed esaudita,
la madre sempre vergine in processione ed in salita...
in un percorso mistico di sacrificio e di fatica...
e il prete di paese ora buono al recitar vespri e litanie,
ora offeso, denigrato e vilipeso,
perché magari qualche volta
vestiva come tutti, tirato a lucido e in borghese.
Non è cambiato nulla a questo piccolo paese,
che persino un cane era a riscaldarsi ad un braciere acceso
insieme a mani, riunite e in gruppo come se fossero sospesi
ad attendere qualcosa.
E lo sa solo Dio, figlio mio,
che oltre questa terra ci sono i sogni di un bambino...
una sposa col vestito riciclato...
la notte dei profumi ed un padre accigliato
che vuol fare pace con se stesso...
le lucciole nei boschi a illuminare le coscienze
e confidenze, gravidanze cui tutti san di tutti,
persino le speranze di uno sconosciuto
che di buono ha solo quello che la sera prima si è bevuto,
e i mormorii, gli incontri clandestini in un dirupo abbandonato,
la notte dei rimpianti, un figlio disconosciuto.
Oltre questa terra,
ci sono case mai finite, perché la calce costava troppo,
una Cresima al pomeriggio dopo la prima Comunione
alla Messa del mattino,
un matrimonio fatto in casa con musicanti improvvisati
dove chiunque era invitato, purché portava cibo preparato.
C'era un diverso preso in giro, un comunista sfegatato
ed un illuso che credeva di cambiare il mondo
perché aveva sì studiato, ma non si era mai spogliato di se stesso.
E le reliquie a volte, erano altrove:
in una casa, all'osteria, in ospedale
o dovunque si viveva o si moriva,
perché il peccato è simile a un vecchio pescatore
che ti afferra all'amo prima del tuo confessore.
E lì, davanti, c'è una schiera di bambini col grembiule bianco
proprio in quella scuola, che forse tu non vedi...
sono gli angeli del paese con l'unica maestra
che ci ha creduto in fondo,
d'insegnar loro l'arginare il fiume di parole
con l'amore più profondo
prima di quel crollo maledetto.
Andrea Iaia
in cui non c'è solo il muto incanto
di un tempo fermo a cinquant'anni addietro,
ma un retaggio di delicata sinfonia
che si apre al cuore con delicata nostalgia...
ad esempio, un campanile che richiama ad onorar le ore,
e del concreto vivere sotto un altro aspetto
senza rincorrere ai progetti,
perché si sa, che si lascia tutto all'improvviso.
E se credi sia facile smarcarsi in un sorriso
perché oggi si ha di tutto...
lì, ci sono state madri che pur di andare controvento
han rinunciato all'essenziale, diviso il pane e anche le loro vesti,
per realizzare un sogno di nascosto
ad un figlio o ad un nipote.
E ci sono stati padri che hanno faticato ad ulivi secolari,
ad una terra violentata, battuta e insanguinata da una sciocca guerra,
e che nonostante i calli e la stanchezza,
hanno sempre avuto un sorriso e un vestito a festa
per un evento occasionale.
Oltre questa terra,
non c'è solo la passione di un Cristo morto
in una pasqua vissuta in fretta,
ma essenze di bucato e lenzuola al vento,
presenze di collina e giochi di bambino,
ciliege colte come il rossore scolpito in volto
in guance che persino un adulto
si accorgeva che eri innamorato della figlia della vicina.
E in un contesto in cui si è perso il gusto...
c'era una lettera che non arrivava mai e il postino in bicicletta,
che allargava le sue braccia e rispondeva fiducioso
che domani era sempre un altro giorno,
che se pioveva, quel sogno non svaniva..
E c'era chi tornava,
figlio di una preghiera taciturna ed esaudita,
la madre sempre vergine in processione ed in salita...
in un percorso mistico di sacrificio e di fatica...
e il prete di paese ora buono al recitar vespri e litanie,
ora offeso, denigrato e vilipeso,
perché magari qualche volta
vestiva come tutti, tirato a lucido e in borghese.
Non è cambiato nulla a questo piccolo paese,
che persino un cane era a riscaldarsi ad un braciere acceso
insieme a mani, riunite e in gruppo come se fossero sospesi
ad attendere qualcosa.
E lo sa solo Dio, figlio mio,
che oltre questa terra ci sono i sogni di un bambino...
una sposa col vestito riciclato...
la notte dei profumi ed un padre accigliato
che vuol fare pace con se stesso...
le lucciole nei boschi a illuminare le coscienze
e confidenze, gravidanze cui tutti san di tutti,
persino le speranze di uno sconosciuto
che di buono ha solo quello che la sera prima si è bevuto,
e i mormorii, gli incontri clandestini in un dirupo abbandonato,
la notte dei rimpianti, un figlio disconosciuto.
Oltre questa terra,
ci sono case mai finite, perché la calce costava troppo,
una Cresima al pomeriggio dopo la prima Comunione
alla Messa del mattino,
un matrimonio fatto in casa con musicanti improvvisati
dove chiunque era invitato, purché portava cibo preparato.
C'era un diverso preso in giro, un comunista sfegatato
ed un illuso che credeva di cambiare il mondo
perché aveva sì studiato, ma non si era mai spogliato di se stesso.
E le reliquie a volte, erano altrove:
in una casa, all'osteria, in ospedale
o dovunque si viveva o si moriva,
perché il peccato è simile a un vecchio pescatore
che ti afferra all'amo prima del tuo confessore.
E lì, davanti, c'è una schiera di bambini col grembiule bianco
proprio in quella scuola, che forse tu non vedi...
sono gli angeli del paese con l'unica maestra
che ci ha creduto in fondo,
d'insegnar loro l'arginare il fiume di parole
con l'amore più profondo
prima di quel crollo maledetto.
Andrea Iaia
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