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venerdì 24 gennaio 2014

L'altra faccia della medaglia (racconto noir)

maro-t: Se solo potessi vedere dalla verità fa male

Nick, scostò la tenda di lino francese della finestra della sua cameretta per perdersi nella catena di monti delle Alpi occidentali del Piemonte a lui familiari in quel comune di S. Mauro Torinese dove abitava, in quel martedì dei primi di maggio. Il Monviso non era distante e sembrava potesse raggiungerlo in poco tempo in quelle belle giornate dove la natura e i sempre verdi ti fanno la corte a passare lieti momenti, e li, aveva i ricordi più belli, quelli con cui scorreva in bicicletta con suo padre lungo la pianura, quella stagliata tra lampi di luce e tramonti e nella velatura di nubi che a volte, creano passaggi suggestivi da non perdere, per arrivare al corso del grande fiume che ha plasmato la pianura padana. Giorni felici e trascorsi alla casa dei nonni paterni nel territorio di Rocca Bianca, bagnata dalle limpide acque che provengono dai laghi e dalle torbiere alpine del gruppo del Monviso, nella valle del Lenta durante il periodo delle vacanze. Le corse, comprendevano il percorso tra fitti boschi di larici, frassini e faggi nello splendido paesaggio naturalistico quando il tempo giustamente lo permetteva, perché si sa, che nei monti, il tempo può cambiare improvvisamente. E in quella catena di monti che stava guardando, rimescolando i ricordi, c'erano appunto sorrisi e grida di gioia, ma anche amarezze e pianti, come appunto la morte dei nonni stessi, comunque prevedibili perché erano abbastanza anziani, e passaggi traumatici, come quando cadde a sciare nel periodo invernale e si fratturò una gamba. Aveva 8 anni allora, e fu ingessato ad una gamba e portò il gesso quasi due mesi. L'imprevedibile invece, fu la morte di suo padre Erminio e questo, lo rendeva triste. Suo padre lo aveva lasciato per un tumore al pancreas, quel papà che tanto amava e a cui era molto legato e che quella bestia feroce e improvvisa se lo portò via in soli tre mesi. Come appunto quei temporali che di solito passano quando c'è sereno e nessuno se lo aspetta... lascia il segno e i suoi odori di terra e di prati bagnati e poi se ne vanno. Anche se poi ritorna il sole a scaldarti, ti rimane quell'odore inconfondibile di terra impregnata d'acqua di cielo, come se questa si sia arresa ad una volontà superiore. Ma c'era dell'altro, ed era quello che stava guardando in basso e che lo rendeva infelice: sua madre, stava abbracciando il suo nuovo compagno e lo stava sbaciucchiando in mezzo al viale, accanto al cancello che delimitava l'ingresso della sua abitazione. Lui, aveva aperto il portellone posteriore della sua auto e stava prendendo le borse di spesa e sua madre, ogni tanto lo sbaciucchiava e gli faceva moine, felice d'aver trovato un nuovo rimpiazzo nella sua vita e di rivivere una seconda giovinezza. A dieci anni non è facile accettare uno che sostituisce tuo padre, che se fosse vivo e separato sarebbe diverso: andresti sempre a trovarlo e un giorno scegli con chi stare. Ma così no! Tu vedi passare la felicità in una donna che torna a vivere, mentre la tua non esiste, come nessun uomo può sostituire un padre che ami e che non c'è più Ogni volta che scostava la tenda e cercava di amare il profilo di quelle cime, su cui candide nubi disegnavano in un certo modo delle ombre in cui cercava ricami del passato... come quando distesi sull'erba, lui e suo padre si divertivano a trovarci figure di animali in quel bianco di passaggio... lui cercava il motivo di quella tragedia che aveva cambiato la sua vita e si domandava perché fosse accaduto a lui. Persino nell'amare il chiarore della luna che stendeva un manto azzurro sulle montagne punteggiate delle piccole luci dei rifugi, ne cercava il linguaggio di una spiegazione dal loro brillare e si domandava perché sua madre era davvero innamorata di quell'uomo, e perché certe cose, come baci rubati ed effusioni... camminare mano nella mano... guardarsi a lungo intensamente, che non lo aveva fatto manco con suo padre o almeno lui, non aveva mai visto sua madre così innamorata... potevano fargli tanto male.
Che non amasse davvero in profondità suo padre? Oppure, quest'uomo le stava dando quello che non le ha dato papà? Erano questi i pensieri che lo intristivano e lo rendevano irascibile ad ogni motivo e a volte, preferiva mangiare in camera che scendere e dividere il desco con quei due. Aveva persino sentito sua madre che diceva al compagno, di nome Giulio... si adatterà col tempo. Vedrai, che gli passerà e ti accetterà. In fondo, è un bambino e devi capirlo: non è facile accettare uno che prende il posto del padre! Già: parole sagge. Ma per forza mi deve passare? Mio padre è mio padre e lui non lo sarò mai e io un giorno lascerò questa casa... pensava, e in fondo aveva ragione. Era doloroso accettare di condividere l'amore materno con un intruso che aveva scombussolato tutti gli schemi della sua vita. Dopo la morte del padre, lui si era chiuso nella tristezza, mentre sua madre si era aperta alla vita, come se il trascorso, fosse stato solo un passaggio alla ricerca della felicità. Insopportabile per lui, come insopportabile erano le effusioni che vedeva fare alla luce del sole, quasi a mancare di rispetto un dolore, il suo. Mai avrebbe amato quell'uomo, anzi, era per lui un nemico da combattere. Guardava le cime e il tramonto scendere e cercava un piccolo spiraglio che gli desse almeno un poco di sollievo, quando notò poco distante, su una panchina lungo il viale, sostare due nord africani, quelli che di solito stanno davanti ai supermercati a chiedere l'elemosina. Si immedesimava nella loro povertà e si domandava, caso mai fuggisse di casa, cosa farebbe in un paese straniero. Ma scartava l'ipotesi dal farlo, perché un poco ci ragionava, e pensava che sarebbe stato subito rimpatriato dato la sua minore età, e anche perché, senza solide basi, non sarebbe andato da nessuna parte. Però, quei due, maggiorenni, senza vincoli dei genitori o di qualcuno per loro e in una certa forma di libertà farebbero qualsiasi cosa per sopravvivere e chissà, se avrebbero accettato dei soldi per far eliminare quell'uomo che stava amando sua madre. Pensò che aveva da parte, nel suo salvadanaio un gruzzoletto, frutto di paghette che lui non aveva mai consumato e quindi, lo ruppe e ne contò le monete, insieme alle banconote di carta. In tutto, 700 euro. Quei due li avrebbero accettati per far uccidere quell'uomo e farne sparire il corpo?
Dio mio! Davvero l'altra faccia della medaglia di un ragazzo normale e semplice, cresciuto a merendine e biscotti, nonché in giochi innocenti e d'amore confuso con i profumi della natura, può essere quella di un mandante e perciò assassino anche lui per il semplice fatto di non capire certe cose? Il male a volte, s'insinua proprio perché vediamo in altri la felicità che non abbiamo e un ragazzo, un'anima innocente è preda se non viene aiutato a capire. Ma chi può farlo?
Fare il genitore non è facile, e nemmeno i figli. Ma ci vuole una certa coscienza a comprendere che il male cuce i suoi orli diabolici in chi non ragiona o è accecato da un certo modo di vedere certe situazioni a lui contrarie per la semplice ragione di averla persa quella felicità e t'insinua la prospettiva di poterla comprare al prezzo di una vita. Non fa parte del tuo contesto quella vita, anzi, è un intruso, un ostacolo alla felicità di stare con l'unica madre rimasta e che soltanto lui può essere il suo unico amore. Quello va eliminato e se non va via da solo, di certo, quei due, irregolari o no, sarebbero disposti a delinquere per sopravvivere. E lo stesso male che spiffera nelle orecchie di un ragazzino, andrà a spifferare anche a loro che è conveniente accettare quei soldi e dunque, avrà guadagnato tre anime in un solo colpo ad affollare l'inferno dei rimorsi. Ma la coscienza si oppone, e come parasole filtrare i raggi da quelli perversi e consiglia al ragazzo... "Ascolta Nick, hai dieci anni e sei un'anima innocente. E' giusto che soffri! Al posto tuo io farei altrettanto. Ma non lasciare che ti si spifferino cose cattive. Tu sei un bravo ragazzo e tutti ti conoscono come tale. Non permettere al male di farti del male e far male alle persone che ami. Tu ami tua madre vero? Guardala allora: vuoi una donna deperita, infelice ed anche esaurita? Come potrebbe aiutarti nella crescita? Guardala Nick! E' felice. E non è che ha dimenticato tuo padre, anzi, proprio per lui sta tornando a vivere!".
Nick, osservò il ritratto del padre sul suo comodino, poi, si avvicinò e disse: "Tu papà, sei contento che la mamma stia con un altro? Sei contento che un altro ha preso il tuo posto, la bacia e ci fa all'amore?"...
Suo padre sembrò sorridergli e lui, scoppiò a piangere. "Non può andare così papà! Io soffro nel vedere uno che non sei tu. Non ha il tuo sorriso bonario di quando ti sedevi a tavola a pranzare! Non ha i tuoi modi, la tua armonia! A me piaceva persino quando davi le pacche al sedere di mamma, mentre ti versava la pasta asciutta nel piatto. Come puoi tu dal al di là approvare uno che ti prende la tua donna e anche la tua casa", disse con gli occhi rossi e gonfi, e in questo stato si addormentò sul lettino e cadde nel sonno più profondo. Quando si svegliò era già mattino e doveva andare a scuola. Si preparò e lasciò la colazione sul tavolo che gli aveva preparato sua madre con tanta cura, e andò via, quasi odiando quella donna che lo stava rendendo infelice. Lei, prese a male questa cosa, ma pensò che era meglio lasciarlo stare. Il tempo, lo avrebbe fatto abituare ad accettare il suo compagno. Doveva solo lasciare che il tempo stesso gli asciugasse le lacrime e plasmasse la sua mente. Nick per strada però, pensò a lungo a ciò che gli frullava per la testa e pensò al modo di come doveva convincere almeno uno di quei due nord africani ad accettare quello sporco lavoro. Anche a scuola la sua testa fu altrove, all'infuori delle lezioni, tanto che, la sua insegnante di italiano gli disse... "Sei tra noi o fuori dalla classe? Quando torni, faccelo sapere!"... e tutti risero!
Stava pensando ai dettagli. Guardava spesso "Criminal minds", la serie poliziesca americana sui casi irrisolti sulla piattaforma satellitare e pensava al modo di come doveva morire quell'uomo. Non con un'arma o con un veleno, ma con un gesto di manipolazione e astuzia. Un guasto ai freni dell'auto ad esempio, sarebbe stato ideale. Un incidente può capitare a chiunque, e l'occasione era propizia, dato che aveva sentito dai discorsi origliati, lui, Giulio, dire a sua madre, che doveva recarsi sul Frejus e andare oltre, a fare dei rilievi terreni per lavoro, dato che era agronomo, e che doveva stare tutta la giornata del sabato avvenire. Ci doveva andare da solo e se uno che se ne intendesse di meccanica, accettasse l'offerta e manomettesse i freni dell'auto la notte del venerdì, sarebbe stata un'ottima soluzione. Sui tornanti, alla prima occasione e in discesa, un salto nel vuoto avrebbe chiuso la relazione di quell'uomo con sua madre. Doveva solo chiedere ad uno di quei due se fosse pratico di meccanica e poi presentare la proposta, che se no, sarebbe andato a cercarne un altro, magari senza scrupoli. La precauzione di esporsi a dire i fatti era d'obbligo e lui, non era tanto sprovvisto. Vedere quei film, gli permetteva di assorbire in qualche modo degli insegnamenti ed anche questo era diabolico. In quanto al danaro, doveva essere lui a gestire la situazione proprio come uno spietato malavitoso: metà all'accettazione del lavoro e l'altra metà a fatto compiuto. 10 anni sì, ma mica ingenuo. Stava plasmando l'altra faccia della sua stessa medaglia col permesso del male dopo aver ucciso la coscienza. Quella serie televisiva era per lui istruttivo. Gli insegnava tattiche e modi, sopratutto, come passare inosservato ad aiutare il destino. Ovvero, un incidente può capitare, e se ci diamo un aiuto al caso non sarebbe male. Questo, gli frullava nella testa. E benché la voce della coscienza si animasse in più disparati modi per tornare a vivere e distoglierlo da quell'idea, quella del male invece, cuciva ad arte gli orli del suo piano diabolico. Ti fa persino trovare uno disponibile a vendersi l'anima per una manciata di soldi. "E che ci vuole a manomettere i freni: persino un ragazzino può farlo. Uno sputo di scherzo.", così, gli disse il nord africano all'ingresso di quel supermercato che sua mamma frequentava. Ottimo! E non ci è voluto molto. Già! Perché il male sa far combaciare facce della stessa medaglia. Quel ragazzo di colore, percepita la metà della somma, si mise al lavoro durante la notte del venerdì successivo e NIck, andò a dormire beatamente nella sua cameretta al piano di sopra, lasciando in cucina i due innamorati alle loro solite effusioni amorose. E durante la notte, un raggio di luna passò sui suoi occhi svegliandolo, modulato da un canto quasi proveniente da una radio. Una musica a lui nota e che non ricordava chi la cantasse e in sottofondo, voci di persone. La sua stanza però, era modificata, ma non ci fece tanto caso, poiché quella melodia, era come se lo attirasse ad uscire fuori e a scendere in sala. Aprì la porta e si avventurò per le scale e la musica fu più decisa, quasi provenisse da una radio accesa in cucina. Credette vi fosse sua madre, poiché era solita accendere la radio e cantare mentre cucinava, ma era notte e dunque, impossibile che a quell'ora stesse preparando qualcosa. Gli parve persino strano che fosse notte e che la stessa non si preoccupasse della radio accesa e di dare fastidio ai vicini di casa. Possibile che stia dormendo così profondamente da non sentire? Pensava... e a pensarci bene, c'erano altri suoni assieme a quella musica, tipo le voci dei suoi compagni di classe e anche della professoressa che ripeteva..."Sei fra noi? Se lo sei, dacci un segno Nick!". E oltre questi, degli impulsi simili ad un ronzio, o meglio, un sibilo. Ma decise di scendere ancora e quando fu all'ultimo scalino, si bloccò di colpo: suo padre, era lì, vivo e seduto ad una sedia in cucina e gli stava sorridendo. Non sapeva se gridare dallo spavento o per la meraviglia e di certo, suo padre l'aveva visto nella bara e seppellito nella tomba. Tuttavia, la sorpresa fu tale che si avvicinò appena questo gli fece cenno di andare da lui dicendo... “Vieni Nick, non ti spaventare. Sono io, tuo padre.”. E lui il ragazzo, vinto il timore si avvicinò e lo abbracciò. Furono attimi intensi, in cui il ragazzo pose il capo sul petto del padre e pianse... e il padre gli carezzò la testa in modo affettuoso. Poi, vinto anche l'imbarazzo, chiese al padre: “Chiamo la mamma?”...
La mamma è meglio che la lasci stare figliolo. Dobbiamo parlare noi due, ecco perché sono qui. E' un privilegio che mi è stato concesso affinché nulla sia perduto mentre sei in vita.”, disse il padre al ragazzo che si dispose ad ascoltarlo, non prima di assicurarsi che fosse abbastanza tranquillo. “Hai combinato un bel guaio Nick. Certe cose non si fanno e prima di fare qualcosa, bisogna far trascorrere del tempo, in modo che la ragione si sieda al posto della rabbia.”, aggiunse, e Nick... “Si, lo so papà. Ho pagato uno affinché manomettesse l'auto di Giulio. L'ho fatto per rabbia e perché non potevo sopportare che lui prendesse il tuo posto e si prendesse mamma. A me da fastidio persino che dorme con lei. Non ti da fastidio a te papà? Ma appena si sveglia glielo dico, così, lo avvisa di non partire con quell'auto. Sono pentito papà, però non ce lo voglio con mamma!”.
Lascia stare, è troppo tardi ormai. Ma meglio che tu sappia tutto dall'inizio, così, ti metti l'animo in pace...”, aggiunse suo padre, e ancora... “Quel che vedi, spesso ha un'altra faccia, come una medaglia o una moneta o un disco. Tu leggi solo un lato, ma anche l'altro, fa parte della verità ed è quella che non sai e che tua madre ha riservato di dirtela quando sarebbe giunto il momento della tua maturità mentale. Certe cose hanno il suo tempo Nick. Vedi, Giulio è stato il primo amore della mamma. Poi, hanno litigato e sono arrivato io, ma lei era già incinta di te. Tu, sei figlio suo e di tua madre e io ti ho accettato come fossi figlio mio. D'altra parte, non potevo pro-crearti perché sono sterile. Anche Giulio sapeva di te, e del motivo che io fossi sterile, solo che ormai mamma era felice di avere una vita con me e si è fatto da parte. Il suo è stato amore! E conservando buoni rapporti, ho fatto in modo che ti vedesse crescere. Lo meritava, dato che non ha mai preteso di intromettersi tra noi. Ti ha persino pagato le visite mediche private e le cure odontoiatriche. E disse, che se un domani tu avresti proseguito gli studi, lui ti avrebbe finanziato di nascosto. Lo ha voluto profondamente e noi abbiamo accettato la sua disponibilità. Logico che dopo la mia scomparsa, si è sentito in dovere di star vicino a tua madre per non farla cadere in depressione e anche per garantirti un futuro. Ha cercato di far tornare l'armonia Nick. Ora, ti rendi conto di quello che hai fatto?”...
Nick, ebbe gli occhi di lacrime mentre ascoltava il padre e il suo pentimento fu come una pugnalata nel ventre. “E'... è.. morto papa?”... chiese in quel sospeso che lo teneva in un inferno, guardandolo negli occhi.
C'è di più Nick! Tua madre ha voluto andare con lui, portandoti assieme. Un week-end in un albergo di montagna ti avrebbe dato occasione di conoscerlo meglio e tu ti sei opposto, sia per te che per tua madre. E anche quando hai confessato il tuo atto maldestro, purtroppo non ti ha creduto. Lo ha preso come un atto di opposizione che andava oltre la fantasia di inventarti chissà cosa per non andarci e a quel tornante maledetto, mentre scendeva oltre la montagna, nel tentativo di frenare, essendo i freni manomessi, l'auto ha preso velocità e siete finiti nel precipizio e a metà, siete rimasti sospesi nel vuoto tra gli alberi.”.
Siamo morti papà?”...
Giulio, benché ferito ha telefonato ai soccorsi e nel frattempo, aveva i secondi contati per far bilanciare l'auto, affinché questa non precipitasse nel vuoto, e ha scelto di cadere lui per salvarvi la vita. Non è morto ma sta lottando e tu sei in coma e tra poco ti sveglierai. Ma sappi, che devi convivere con il tuo vero padre ed essere felice. Digli la verità: ti amerà come non ti ha mai amato e nella vita sii sempre onesto. Ora devo andare Nick, il mio tempo è scaduto. Sii sereno!”
Sei fra noi? Nick... sei fra noi?”...era quello che sentiva incessantemente, assieme alla musica e a quel sibilo... e quando si svegliò, vide i suoi compagni di classe e la sua insegnante sorridergli, assieme a sua mamma in lacrime. Aveva una cuffia alle orecchie e la musica che udiva erano le canzoni che ascoltava sempre, terapia consigliata dai medici per svegliarlo, assieme alle voci a lui familiari. Si riconciliò con sua madre e raccontò poi in privato quello che aveva sentito dal padre quando era nel tunnel del coma. E promise di fare una cosa.
Un mese dopo, Giulio fu dimesso dall'ospedale e Nick, andò con sua mamma a prenderlo e portarlo a casa. Appena varcarono la soglia, disse all'uomo...”Questa è la tua casa Giulio. E io sono felice di chiamarti papà. So tutto, e quel tutto, mi riempie di gioia averti e spero di non deluderti mai. Sono stato cattivo e prometto che sarò sempre me stesso e di accettare i tuoi consigli paterni.


Andrea Iaia




1 commento:

  1. Un racconto che lascia il segno nella coscenza, educativo con un risvolto che tocca e penetra.Un monito dall'aldila' che ci conduce oltre che ci fa capire che chi e' lassu, ci sta accanto e ci guida come presenza d'amore,che ci osserva per non lasciarci perdere in un cammino che conduce fuori dal bene... Grazie Andrea sei riuscito con questo racconto a guidarci oltre confine... Il confine parellelo quello che va oltre il nostro mondo ma che ci guida nella dimensione dell'amore ... Un abbraccio alato di formichina❤️

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